Perché gli estremisti cristiani odiano Halloween?

Eppure gli aspetti “demoniaci” della festa derivano proprio dalla convivenza tra tradizione cristiana e festività pagane. Ne abbiamo parlato con due esperte

Perché gli estremisti cristiani odiano Halloween?

A molti cattolici osservanti la festa del 31 ottobre continua a sembrare blasfema. Eppure gli aspetti “demoniaci” della festa derivano proprio dalla convivenza tra tradizione cristiana e festività pagane. Ne abbiamo parlato con due esperte

Si avvicina la fine di ottobre: le comunità cristiane in Italia si organizzano per affrontare la festa di Halloween, spesso ritenuta anticristiana o addirittura demoniaca. Si va dai volantini agli incontri in memoria dei santi, dalle veglie di preghiera ai laboratori per l’infanzia — come quello proposto dalla diocesi di Torino e intitolato “Con sale in zucca,” per “ribadire la necessità di richiamare il senso cristiano di questa festa e non restare culturalmente passivi. Senza però alzare muri o palizzate.” Ma la religione cristiana e le tradizioni come Halloween e il Día de los Muertos sono davvero inconciliabili, come sostengono gli estremisti cattolici e la destra nazionalista?

L’accusa principale che viene rivolta ad Halloween è di essere una festa estrane alla tradizione cattolica italiana. Ma c’è chi si spinge più in là e le associa al satanismo, basandosi sulla convinzione che i costumi utilizzati e i simboli legati alla morte avvicinino a un presunto elemento demoniaco. Si giunge addirittura a paventare “conseguenze anche gravi sul piano spirituale, ma anche sul piano dell’integrità psicofisica” dovute al contatto con il mondo dell’occultismo, come sostiene padre Francesco Bamonte, presidente dell’Associazione Internazionale Esorcisti.

In realtà il nome stesso di Halloween mostra un lato spirituale comune al cristianesimo. Hallow e-en è infatti la forma contratta di All Hallows Even, cioè vigilia di Tutti i Santi. “Infatti, originariamente era celebrata in primavera,” specifica la teologa Sandra Letizia, “la festività di Tutti i Santi fu probabilmente spostata al primo giorno di novembre per facilitare la conversione dei pagani che vivevano nell’attuale Regno Unito e che in quel periodo dell’anno celebravano il capodanno Celtico, Samhain — letteralmente “fine dell’estate.” In origine si trattava quindi di una festività celtica che segnava la conclusione dell’estate e rimarcava il movimento ciclico in cui alla vita, simboleggiata dal rigoglio di una stagione, segue la morte.

“Con la diffusione del cristianesimo, questa ricorrenza ha assunto una sfumatura diversa, unendosi alla celebrazione dei santi cattolici,” spiega Letizia, “Così come il Natale ha preso il posto del Sol Invictus, la festa di Halloween — e quindi la celebrazione di Tutti i Santi — si è sostituita al capodanno celtico. Dal momento che fede e cultura si intrecciano, alcune usanze tipiche della festa di Samhain sono rimaste nella festa di Halloween creando quel sincretismo tipicamente presente nelle festività religiose locali, che ha fuso insieme la festa cristiana di Tutti i Santi e la commemorazione dei defunti del 2 novembre.” Un processo simile riguarda il Día de los Muertos. Nata come celebrazione precolombiana nell’attuale Messico, si è poi unita alla tradizione cristiana per ricordare i defunti.

Un secondo aspetto di Halloween molto criticato riguarda infatti la centralità della morte. Nella ricorrenza cristiana si pone l’accento sulla sconfitta del male e sulla passaggio nell’aldilà, mentre Halloween e il Dia de los Muertos sembrano concentrarsi più sul percorso che porta dalla vita alla sua fine. Ma soffermarsi proprio sulla morte ha una funzione ben specifica: depotenziare questo evento tragico, ridurre la paura che porta con sé, esorcizzarla. Una pratica che l’essere umano mette da sempre in atto.

E questa strategia passa anche attraverso il mostruoso, ciò che affascina ma spaventa, e non — come sostiene sempre padre Bramonte — “imprimendo nei bambini la bruttezza, il gusto dell’orrido, del deforme, del mostruoso messo allo stesso livello del bello,” che arriverebbe addirittura a orientarli “in qualche modo al male.” Quella che viene definita anche da Papa Francesco “cultura negativa sulla morte e sui morti” è una tradizione antica di elaborazione della morte, per affrontare la vita senza il costante timore della sua fine. “I bambini peraltro iniziano a porsi domande sulla morte molto presto, già nell’età della scuola dell’infanzia,” spiega Paola Lazzarini, sociologa della religione, “e offrire loro un’occasione per elaborarne la presenza in maniera giocosa e divertente è prezioso. Il rischio — in alternativa — è spesso di lasciarla nel silenzio, con una poderosa rimozione collettiva.”

Le critiche più surreali però hanno carattere nazionalista. Non sono solo le comunità cristiane a prendersela con i festeggiamenti di fine ottobre: in Italia alcune frange della destra la attaccano in quanto la sentono estranea alle vecchie, sane tradizioni culturali della patria. Vengono contestate le origini celtiche-anglosassoni di Halloween e precolombiane del Día de los Muertos . ClLa destra nazionalista mira a proteggere una presunta identità italiana, escludendo e dimenticandosi delle numerose intersezioni che questa porta con sé. “Non fa parte della nostra storia,” è infatti uno dei primi commenti che molte persone e comunità cristiane offrono sul tema. Paola Lazzarini aggiunge anche che “è però piuttosto curioso e antistorico pensare che in un mondo globalizzato come l’attuale si possano mettere confini ai fenomeni culturali, soprattutto se trovano ad attenderli le stesse esigenze vitali, come quella di esorcizzare la morte, e anche tradizioni molto affini, si pensi solo alle Is Animeddas in Sardegna, festa delle anime, per la quale si preparava un banchetto notturno per i propri defunti il 2 novembre.” E come in Sardegna, anche in Sicilia la commemorazione dei defunti del 2 novembre è molto sentita: ancora oggi molti genitori usano comprare regali e dolci tipici, tra i quali figurano le ossa di morto, raccontando ai propri bambini che sono stati i nonni o bisnonni ormai morti a portarglieli durante la notte.

“Questo passaggio dal mondo dei morti al mondo dei vivi nel periodo autunnale è presente quindi in Regno Unito e negli Stati Uniti nella festa di Halloween — le zucche, un tempo rape, illuminate servivano a scacciare gli spiriti pericolosi e attirare quelli degli antenati — quanto in America Latina e in Italia,” aggiunge Letizia. “Halloween viene inoltre accusata di essere una festa legata al demonio e a Satana, ma in questo caso eventuali leggende e racconti folkloristici che hanno come protagonista il diavolo sono da attribuirsi alla matrice cristiana della festa di Halloween, e non a quella celtica e pagana.”

Viene preso di mira anche il carattere commerciale di queste ricorrenze, un po’ come per il Natale.  È utile fare inoltre un paragone con il carnevale. Le origini di questa ricorrenza sono pre–cristiane, romane o greche. Il carnevale deriva dai saturnalia o dalle celebrazioni dionisiache, in cui l’ordine sociale era sovvertito. Così accadeva anche tradizionalmente durante il carnevale: si mettevano in pratica tutti quei comportamenti proibiti o stigmatizzati durante il resto dell’anno per abbandonarsi a una libertà sfrenata e disinibita. L’obiettivo era poi il ritorno all’ordine dopo il caos e al rigore delle leggi dopo la loro parziale sospensione. Sono tutte ricorrenze in cui si esce dai vincoli della consuetudine alla ricerca di un’esperienza di straniamento.

Eppure il carnevale è stato pienamente accettato dalla religione cristiana e non incontra resistenze di alcun tipo. Diversamente Halloween, pur non essendo in contrasto con i dettami della fede, viene costantemente osteggiato con iniziative di ogni genere. Si sfoderano per l’occasione alcuni passi evangelici, spesso citati in modo scorretto, che dovrebbero supportare la tesi per cui la Chiesa non può ammettere queste ricorrenze. Le argomentazioni di tipo religioso risultano tuttavia di poco spessore, rivelando più semplicemente una resistenza di tipo culturale e forse addirittura xenofobo, una diffidenza per ciò che è diverso, per ciò che proviene da un’altra area del mondo.

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