image00007

This interview is also available in English

Atlas è il nostro spazio dedicato all’immagine e alla fotografia contemporanee. Raccontiamo nuovi progetti – in corso, in via di pubblicazione o appena usciti – attraverso una selezione di immagini e contributi degli autori, con un occhio di riguardo a editoria indipendente e autoproduzioni

Anni Kay, Hulmeloonies, è una fotografa inglese. Vive a Hulme, a sud di Manchester, dove da anni documenta la vita della comunità del quartiere, “estremamente unita, solidale, folle”

Ciao Anni, parlaci di te

Mi chiamo Anni Kay, ho 24 anni e mi piace fare foto. Se non facessi foto andrei a pattinare, ma al momento mi sto riprendendo da una gamba e una caviglia rotte (vi lascio indovinare come è successo). Sono di Manchester/Salford e vivo in questa fantastica zona di Manchester chiamata Hulme, che è il posto che mi ha fatto diventare quello che sono oggi. Ho vissuto qui la maggior parte della mia vita, ma mi sono immersa completamente nello stile di vita di Hulme quando mio padre è morto nel 2013 e mi sono trasferita nell’appartamento che una volta condividevamo nei Redbricks. Mi sono sentita un po’ persa quando è morto, e penso che anche questo abbia contribuito a cementare il mio pieno amore per Hulme, perché lì mi sembrava di avere una famiglia allargata. Mi sento davvero me stessa quando sono a Hulme, non ho paura del giudizio degli altri, e trasferirmi qui da sola è ciò che mi ha reso quello che sono oggi. Durante i sei/sette anni da quando mio padre è morto, Hulme mi ha insegnato e mostrato molto di più di quanto avrei potuto vedere se l’avessi scoperta in qualsiasi altro modo.

Quando e perché hai iniziato a fare fotografie?

Ricordo che ho sempre avuto una macchina fotografica con me, e che sono sempre stata conosciuta per scattare costantemente foto alle persone (anche quando non potevano davvero sopportare che gli girassi attorno in quel modo). Ci sono molte persone nella mia vita che direbbero che sono fastidiosa per quanto stia sempre lì con la macchina fotografica in mano, a scattare forse non le foto più lusinghiere… ma poi ricercano sempre loro stessi nelle fotografie. Quando ho studiato fotografia al GCSE ricordo che mi sentivo soffocare da tutte le regole e i temi che mi venivano dati e che ero costretta a seguire. Volevo solo fare foto di persone reali che facevano cose reali, nel tempo della vita reale. Non so esattamente perché, ma ricordo che non provavo più l’amore che avevo prima per la fotografia. 

Il mio amore è tornato completamente quando mi sono trasferito a Hulme. Ora lavoro principalmente con una 35mm, anche se la prima macchina fotografica era una digitale che mi era stata regalata da mio nonno, abbastanza buona rispetto a quella che avrei potuto permettermi ed ero così felice che la portavo con me ovunque. Ero una gran bevitrice a quel punto della mia vita, e penso che molte delle foto che facevo, specialmente con la macchina digitale, erano per ricordare quello che avevo fatto la sera prima. Ci sono migliaia di foto di quel periodo, un sacco di foto senza senso che non ricordo nemmeno di aver fatto, ma alcune ritraggono me e i miei amici in condizioni esilaranti! 

Il salto dal digitale al 35mm è stato in parte un tentativo di mettermi alla prova, quasi di prendermi gioco di me, per cercare di ridurre il consumo di alcol (l’idea era: se avessi speso i miei soldi in pellicola, non avrei avuto soldi per bere). Invece di ridurre il bere, però, ho bevuto lo stesso o forse di più, ma ho anche speso ogni singolo centesimo in rullini e sviluppo…. sarò sincera, non è stata proprio la migliore idea dal punto di vista finanziario, ma mi ha fatto scoprire la mia passione per la fotografia 35mm e analogica. Amo tutto di questo processo: il caricamento della macchina fotografica e il modo in cui le foto appaiono poi – anche il fatto che siano limitate ti fa pensare più profondamente a ogni scatto, e poi c’è la parte in cui devi andare a farle sviluppare e vederle di persona solo dopo aver atteso e immaginato. Questo rende la fine di ogni rullino più eccitante di quella precedente.

Personalmente vedo la mia crescita nella fotografia in questi ultimi anni come la crescita di me stessa: dalla ragazzina che giocava a scuola e non aveva la passione per la fotografia, fino agli anni successivi quando avevo libertà e persone intorno a me ma mi sentivo veramente sola, passando per i momenti difficili in cui sono stata in grado di documentare le persone incredibili di questa comunità e  la mia vita mentre stavano accadendo, fino all’incontro con le persone incredibili attorno a me che sono fortunata a chiamare amici. Ogni volta che mi guardo indietro, anche se stavo passando un periodo estremamente brutto a livello psicologico ed emotivo, ricordo solo i miei bellissimi amici e tutti i momenti felici che abbiamo condiviso, e questo è tutto ciò che ho sempre voluto dalle mie fotografie.

Cosa significa la fotografia oggi per te?

La fotografia per me è sempre stata davvero catturare i momenti di condivisione. È pazzesco pensare che quando qualcosa è accaduto, un momento dopo sia tutto finito e rimanga poi nel tempo solo un lontano ricordo. Con le foto non è così: catturi qualcosa che accade e ce l’hai, è tuo. Significa così tanto per me aver “catturato” momenti passati con i miei amici, e il fatto che rivedendo le foto in seguito e a volte si ricordino di cose che avevano dimenticato. Le foto possono riportare alla mente i ricordi perduti, e lo trovo così bello: possono semplicemente innescare qualcosa nel tuo cervello per ricordare cose che potrebbero essere andate perdute se non le avessi riviste in una foto. Penso anche che per me sia stato importante “catturare” anche com’è vivere a Hulme. Hulme ha una storia così ricca di unione, comunità, arte e musica e tante altre cose incredibili. È un posto che è così fuori dall’ordinario, e mi sento privilegiata per aver avuto la fortuna di catturare un po’ di questa follia.

C’è un tema ricorrente molto evidente nelle tue foto: un certo tipo di comunità, il gruppo, l’amicizia, le feste, lo stare insieme. Cosa vuoi raccontare? È un progetto in corso, e se sì, da quanto tempo?

Il tema principale su cui mi concentro è Hulme. E non è solo il luogo,  ma le persone e l’energia che si sentono stando qui. È una grande comunità, and I’ll tell you now we definitely love a good party. C’è una tale spinta ad aiutare la comunità… Ho amici che vanno in giro per i supermercati a raccogliere le eccedenze di cibo per tutti coloro che ne hanno bisogno nella zona, abbiamo pasti pay as you feel, raccolte di fondi per aiutare a salvare edifici che sono parte della storia di Hulme e persone che lavorano per fare in modo che questo rimanga un luogo creativo e bello in cui vivere e di cui far parte. Le mie foto di Hulme non sono iniziate come un progetto definito. Ho preso il mio nome da un disegno fatto da mio padre anni fa e ho pensato che si adattasse perfettamente. “Noi siamo gli Hulmeloonies”, non credo che questo cambierà mai. Voglio documentare Hulme il più a lungo possibile e finché sarò qui è ciò che farò. Anche se me ne andassi, spero che il mio io futuro torni sempre a Hulme – non che io abbia intenzione di andarmene presto.

Cosa significa vivere in Inghilterra oggi per le giovani generazioni? Quali sono le difficoltà, quali le speranze per il futuro?

C’è così tanta incertezza nel paese in questo momento che non lo so nemmeno io. Ho paura per tutti, giovani e vecchi, a essere onesti. Viviamo nell’Inghilterra dei Tory, abbiamo lasciato l’UE, abbiamo perso il diritto di protestare per i nostri diritti umani e abbiamo perso ancora di più quel poco di fiducia che avevamo nella polizia, visto che stanno uccidendo le donne nelle strade. Se le persone con i redditi più bassi continuano a perdere i benefits mentre le nostre tasse continuano a salire, se le nostre bollette della luce continuano ad aumentare con loro… Arriva un momento in cui dobbiamo riconoscere che questo governo non è impegnato nel garantire il nostro benessere. Difficoltà come queste però uniscono le persone, e questo è quello che mi piace vedere di questa situazione. Sento che sta accadendo mentre parliamo. È ciò che ha unito le generazioni precedenti e, quando tutti saremo pronti, la gente si riunirà di nuovo e si batterà perché ci vedano e ci ascoltino, come dovremmo essere.

Per quanto riguarda il tuo futuro, quali sono i tuoi sogni, i tuoi progetti?

Non sono certa dei miei piani al momento, spero di provare a fare la mia zine o il mio libro su tutti gli Hulmeloonies, alla fine. Sono in procinto di fare una zine con un caro amico al momento, quindi vedremo come va. Ho alcune idee riguardo alcuni scatti che vorrei provare, e quest’anno ho iniziato l’università, studio fotografia, quindi spero di avere un po’ di tempo e risorse per provarli. Una cosa che so è che sarò sicuramente in giro per Hulme, da qualche parte, con una macchina fotografica in mano a scattare foto.

 


 

Anni Kay, Hulmeloonies, è una fotografa inglese. Vive a Hulme, a sud di Manchester, dove da anni documenta la vita della comunità del quartiere, “estremamente unita, solidale, folle.”