Un altro giorno di manifestazioni per l’ambiente a Milano

A Milano continuano le proteste contro il cambiamento climatico. La Cop26 si preannuncia fallimentare, ma Cingolani insiste a dire che Youth4Climate e PreCop26 non sono state solo “bla bla bla”

Un altro giorno di manifestazioni per l’ambiente a Milano

tutte le foto: Andrea Tedone
testo: redazione

A Milano continuano le proteste contro il cambiamento climatico. La Cop26 si preannuncia fallimentare, ma Cingolani insiste a dire che Youth4Climate e PreCop26 non sono state solo “bla bla bla”

Dopo la manifestazione di venerdì con Greta Thunberg, ieri a Milano si è tenuta un’altra marcia per il clima, la Global march for climate justice. Il corteo è partito da piazza Cairoli e, dopo essersi snodato per il centro, è arrivato davanti a City Life e al centro congressi MiCo, dove si stavano ancora tenendo i lavori della PreCop26. Hanno partecipato numerose sigle studentesche, sindacali e dei centri sociali milanesi, sotto il cappello dei Fridays for Future. La nuova sede della Microsoft, in porta Volta, è stata imbrattata con della vernice nera.

In mattinata si era svolta un’altra protesta, questa volta direttamente davanti al palazzo dove si stavano riunendo politici e rappresentanti dei vari paesi: un centinaio di manifestanti di Rise up 4 climate justice ha provato ad avvicinarsi e a entrare nel palazzo, forzando i blocchi imposti dalle forze dell’ordine, con uno striscione che recitava “la transizione ecologica la paghino i ricchi.” Ci sono stati dei brevi scontri e la polizia ha risposto a colpi di manganello e una persona è in stato di fermo.

E dentro il palazzo? Il ministro Cingolani non sembra ancora essersi ripreso dall’incontro con Thunberg dei giorni scorsi, e ha dichiarato che “va sfatata la visione semplicistica del bla bla bla. Portare a questi tavoli tutti i Paesi serve.” Cingolani rivendica le riunioni di questi giorni, tra PreCop e Youth4Climate, come un successo, sostenendo di aver avvicinato la piazza e i governi: “La differenza rispetto a prima è che finalmente i due mondi si sono parlati. Che la consapevolezza di dover lavorare assieme è dei giovani come dei governi” — anche se le persone in piazza in questi giorni, a cominciare da Thunberg, non sono sembrate molto fiduciose sulle azioni governative.

Alcune proposte concrete sono arrivate dalla Climate Open Platform, una rete che unisce più di 130 realtà come Fff, Greenpeace e Legambiente, sintetizzate in un documento che è già stato consegnato a Mario Draghi. Il documento chiede il riconoscimento a livello internazionale del diritto al clima stabile e sicuro come diritto umano fondamentale; a queste richieste se ne aggiungono altre su cui in realtà la comunità di attivisti internazionale batte da molto tempo, come la cancellazione del debito dei paesi più poveri. Le proposte toccano anche temi non immediatamente connessi alle proposte tradizionalmente associate al cambiamento climatico, come una legge contro le delocalizzazioni e una tassa sulla speculazione finanziaria. Come ha ben sintetizzato Filippo Sotgiu, portavoce di Fff Italia in un comunicato stampa, “dobbiamo essere disposti a mettere in discussione regole ritenute inviolabili come la settimana lavorativa di 40 ore o il pagamento dei debiti da parte dei paesi poveri. È la nostra unica possibilità per evitare una catastrofe climatica.”

Le proteste, e la Cop26 il mese prossimo, arrivano alla fine di un’estate che in tutto il mondo è stata segnata da disastri climatici. L’azione politica non può essere più ritardata, anche per semplici motivi di consenso: i disastri di quest’estate, ad esempio, hanno creato una prima maggioranza trasversale di cittadini statunitensi che sono preoccupati per il cambiamento climatico, con il 70% degli intervistati in uno studio Yale/George Mason University che si dichiara tra il preoccupato e il molto preoccupato. Un altro studio, pubblicato su Science, sottolinea l’impatto che avrà il cambiamento climatico sulla vita delle persone più giovani. Gli autori calcolano che le persone nate nel 2021 vivranno su un pianeta con sette volte le ondate di calore, il doppio degli incendi, e il triplo della siccità e delle alluvioni, rispetto al numero che hanno visto le persone nate 60 anni fa. Un altro modo per “visualizzare” quanto il pianeta è inquinato — la Terra sta lentamente iniziando a riflettere meno luce solare, e dallo Spazio è leggermente più opaca.

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