Unione europea e Stati Uniti in fuga dalle proprie responsabilità vaccinali

Per la seconda volta in meno di un mese i paesi più ricchi del mondo si sono dati una pacca sulla spalla, promettendo di donare poche dosi invece di pochissime ai paesi ancora scoperti, e ignorando le richieste della società civile e dell’OMS

Unione europea e Stati Uniti in fuga dalle proprie responsabilità vaccinali
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Per la seconda volta in meno di un mese i paesi più ricchi del mondo si sono dati una pacca sulla spalla, promettendo di donare poche dosi invece di pochissime ai paesi ancora scoperti, e ignorando le richieste della società civile e dell’OMS

Intervenendo in videoconferenza al “Global Covid-19 Summit” a margine dell’assemblea generale dell’Onu, l’altro ieri Draghi ha annunciato che l’Italia donerà 45 milioni di dosi ai paesi più poveri entro la fine del 2021, triplicando gli sforzi annunciati finora — la previsione era infatti di donare 15 milioni di dosi, principalmente attraverso il meccanismo COVAX. Il presidente del Consiglio ha riconosciuto nella distribuzione dei vaccini ci sono ancora “grandi disuguaglianze” e che “uno dei punti deboli nella risposta globale alla pandemia è stato l’insufficiente coordinamento tra autorità sanitarie e finanziarie,”
Draghi ha detto inoltre che “dobbiamo aumentare la nostra preparazione per le pandemie del futuro,” aumentando “la capacità produttiva di vaccini e di strumenti sanitari in tutto il mondo, soprattutto nei paesi più vulnerabili.” Le donazioni saranno composte soprattutto dalle dosi di AstraZeneca non distribuite alle regioni. L’Italia aggiunge così il proprio timido impegno agli impegni altrettanto insufficienti degli altri paesi occidentali: per quanto triplicato, lo sforzo italiano è infatti poca cosa di fronte ai miliardi di persone che in tutto il mondo ancora non hanno ricevuto il vaccino.

Contemporaneamente, a dispetto della contrarietà dell’Oms, il nostro paese procede spedito con la somministrazione delle terze dosi: nel primo giorno ne sono state inoculate poco più di 3 mila. L’estensione del programma alla popolazione generale è solo questione di tempo: il sottosegretario Sileri ha detto che è ancora prematuro parlarne, ma sicuramente la terza dose “sarà per tutti.” Dello stesso avviso anche il consigliere del ministro Speranza Walter Ricciardi, secondo cui il richiamo per tutti sarà periodico, già a partire dall’anno prossimo.

La somministrazione delle terze dosi nei paesi ricchi pone però gravi problemi etici vista la mancata vaccinazione di quelli poveri. A inizio mese, i ministri della Salute del G20 si sono incontrati a Roma e hanno sottoscritto una dichiarazione non apre alla possibilità di una sospensione dei brevetti, ma prevede di “rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento, per aumentare e diversificare la capacità produttiva di vaccini globale, locale e regionale,” con attenzione in particolare ai paesi a reddito medio-basso. Il “Patto di Roma,” firmato all’unanimità, è un documento di 11 pagine suddiviso in 33 punti incentrato sulla cooperazione multilaterale per una ripresa post-pandemica “salutare e sostenibile.” Al punto 7 viene riaffermato l’obiettivo di vaccinare il 40% della popolazione mondiale entro la fine del 2021 — un’espressione che significa poco: secondo i dati aggregati da Our World in Data il 40,4% della popolazione mondiale ha già ricevuto almeno una dose, ma è il 40% più ricco. Nei paesi a basso reddito, la percentuale di chi ha ricevuto almeno una dose è ferma all’1,8%.

Il summit dell’altro ieri è stato invece organizzato da Joe Biden, che come altre volte ha abbinato retorica roboante ad azioni molto timide di fronte alle proporzioni enormi della crisi. Biden ha aperto il summit indicando due emergenze: riuscire a vaccinare il resto del mondo, e risolvere la crisi globale dell’ossigeno, che sta causando ulteriori morti tra persone che potevano invece essere salvate. “Non possiamo risolvere questa crisi con mezze misure o ambizioni modeste, dobbiamo pensare in grande,” ha dichiarato il presidente. Purtroppo, quelle offerte dagli Stati Uniti sono invece proprio mezze misure: gli Stati Uniti hanno promesso di donare 1,1 miliardi di dosi — un numero comunque bassissimo per vaccinare i 5,4 miliardi ancora senza vaccino — ma entro la fine dell’anno ne consegneranno circa 300 milioni, permettendo di vaccinare 150 milioni di persone. Il documento pubblicato dalla Casa bianca tradisce le false promesse internazionali: si legge l’impegno di di arrivare al 70% della popolazione globale, e di farlo rapidamente — l’obiettivo entro la fine dell’anno è di vaccinare il 40% della popolazione.

Nel frattempo, la sospensione dei brevetti sui vaccini sembra essere uscita dal discorso pubblico in Occidente. In un’intervista per Fanpage, il medico esponente di Medicina democratica Vittorio Agnoletto si chiede se “se nei contratti firmati dalla Commissione Europea con le aziende farmaceutiche siano previste clausole che vincolano eventuali donazioni al consenso delle aziende stesse.” Agnoletto punta inoltre il dito contro la segretezza dei contratti stretti tra le autorità europee e i produttori di vaccini — un’incognita che grava pesantemente sui vertici delle istituzioni europee, che hanno deciso di ignorare la posizione sui brevetti dei vaccini espressa dallo stesso Europarlamento.

Il dato di fatto è che le autorità europee difendono senza se e senza ma le case farmaceutiche — anche quando subiscono delle vere e proprie truffe da parte loro. Un esempio? L’accordo privato tra l’azienda e la Commissione europea e AstraZeneca si è tradotto ai primi di settembre in un impegno per la consegna di altre dosi — esattamente quello che AstraZeneca ha dimostrato di non essere in grado di fare. Il rinnovato accordo prevede che siano consegnate 60 milioni di dosi entro la fine del terzo trimestre di quest’anno — ovvero entro fine mese — 75 milioni entro la fine dell’anno, e altre 65 milioni entro la fine del primo trimestre del 2022. La commissaria Stella Kyriakides ha twittato la notizia con toni entusiasti, parlando di un accordo che “soddisfa entrambe le parti.” Non sembra che le cose stiano proprio così: secondo un retroscena di Hannah Kuchler per il Financial Times l’accordo è arrivato non appena la Commissione europea ha ritirato la propria richiesta di danni nei confronti dell’azienda, che sarebbe ammontata a miliardi di euro — 10€ al giorno per dose, per ogni giorno di ritardo.

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo e Alessandro Massone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

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in copertina: foto CC-BY-NC-SA 3.0 IT Presidenza del Consiglio dei Ministri