La polizia testerà una nuova arma che lega le persone con lacci in kevlar
BolaWrap, una pistola ispirata alle bolas argentine, sarà sperimentata in alcuni comuni italiani. Viene presentata come alternativa al controverso taser, ma è stata definita “disumanizzante e crudele” da alcuni esperti sanitari
BolaWrap, una pistola ispirata alle bolas argentine, sarà sperimentata in alcuni comuni italiani. Viene presentata come alternativa al controverso taser, ma è stata definita “disumanizzante e crudele” da alcuni esperti sanitari
C’è una nuova arma in via di sperimentazione per la polizia italiana: è la pistola spara-laccio, o “BolaWrap,” un dispositivo che spara dei lacci di kevlar che immobilizzano il soggetto contro cui viene utilizzata. Testato nei mesi scorsi anche negli Stati Uniti, il BolaWrap è stato definito “disumanizzante e crudele” da esperti sanitari.
Il dispositivo funziona un secondo il principio delle bolas argentine: due pesi vengono fissati alle estremità di un cavo lanciato contro chi si desidera immobilizzare, e girando attorno al malcapitato, i pesi stessi stringono il cavo non permettendogli più di muoversi. Dispositivi simili sono stati usati dagli allevatori sudamericani di origine europea per governare il bestiame e, prima di loro, dagli indigeni di varie parti del continente americano come arma di caccia. I mapuche e l’esercito Inca, inoltre, le utilizzavano come arma da guerra.
Il BolaWrap si inserisce in una tendenza alla “modernizzazione” della polizia italiana: nel 2018 le forze dell’ordine avevano iniziato a sperimentare l’utilizzo del taser, la pistola elettrica paralizzante che avrebbe dovuto costituire un’arma civile ed efficace — salvo il fatto che nel 2007 è stato dichiarato uno strumento di tortura dall’ONU e il suo utilizzo da parte delle forze dell’ordine, secondo Amnesty International, sarebbe stato causa diretta di addirittura 290 morti al tra il 1998 e il 2007 solo negli Stati Uniti.
L’arrivo del taser è stato rallentato da molte polemiche e da problemi con i collaudi, ma la procedura è in dirittura d’arrivo: ad ottobre, secondo quanto riportava Repubblica lo scorso 24 giugno, tutte le forze di polizia sul territorio italiano saranno dotate dell’arma. La ministra Lamorgese ha dichiarato che “il personale della Polizia di Stato è stato autorizzato ad impiegare il taser a condizione che essa non ecceda le potenzialità offensive delle forze di polizia,” e ha fatto notare che “è stato necessario effettuare ulteriori approfondimenti circa gli standard di sicurezza.”
L’introduzione del BolaWrap nasce proprio da un tentativo locale di limitare la diffusione del controverso taser: secondo l’assessore alla sicurezza del comune di Genova, Giorgio Viale “l’obiettivo dell’avvio dei test per l’adozione di questo nuovo strumento non-lethal, già in uso negli Stati Uniti, è evitare l’utilizzo del taser che (anche se non letale secondo l’assessore Viale n.d.r.) risulta comunque rischioso.” Il capo dei vigili cittadino si è spinto a dire che il BolaWrap “Non è un’arma, ma una risorsa in più per i nostri operatori della sicurezza.” E senza dubbio sapere che la polizia urbana è armata di corde anziché di pistole o armi da guerra è in qualche modo rassicurante. Complessivamente, nel mondo, il mercato delle armi cosiddette non-letali è destinato a crescere fino a 11,85 miliardi di dollari di totale annuo entro il 2023.
Tuttavia, ci sono almeno due problemi. Il primo è che, ovviamente, ci sono problemi anche con il BolaWrap: la ditta produttrice Wrap pubblicizza il prodotto suggerendo esplicitamente di utilizzarlo contro persone “emotivamente disturbate,” “malate mentali” e con tendenze suicide. Elliot Fukui del collettivo Fireweed, un gruppo che offre mutuo aiuto ed educazione sulla salute mentale, ha fatto notare lo scorso 4 giugno che “è disumano partire dal presupposto che senza tetto, disabili, persone con problemi mentali o sordi possano essere legati come bestiame solo perché sono in uno stato alterato o non comunicano in una maniera ritenuta valida.”
Un video vero pubblicato dall’azienda
In generale, negli Stati Uniti — dove almeno nelle sfere progressiste il dibattito sull’abolizione o la limitazione dell’esistenza stessa della polizia per come la conosciamo è molto più avanzato che in Italia — l’aggiunta di una nuova arma all’arsenale della polizia viene visto come un diversivo verso una limitazione della presenza delle forze dell’ordine nella vita delle persone, effettivamente ancora più intrusiva che in Europa. Nei primi mesi dell’anno, la polizia di Buffalo (NY) ha cominciato a usare BolaWrap, e sono scoppiate giuste polemiche in occasione di un arresto di una persona transgender nera che secondo la polizia stava avendo una “crisi mentale.” Secondo Taila Lewis, un’avvocatessa per i diritti dei disabili, “quest’arma porterà a più incontri non necessari con la polizia, detenzioni ingiuste, fermi e perquisizioni incostituzionali, soprattutto per persone nere o indigene, disabili, trans, giovani, vecchi e altri marginalizzati.”
Il secondo è l’addestramento. Anche in Italia, l’addestramento della polizia si basa su logiche militari: secondo Charlie Barnao, professore di Sociologia all’università di Catanzaro, gli episodi di sadismo e violenza che caratterizzano in alcuni casi l’operato degli agenti di polizia è legato a un addestramento troppo legato alla sfera militare — e che, paradossalmente, in situazioni di stress non è efficace per tutelare agenti e civili, portando spesso ad esplosioni di violenza incontrollata. Nel Regno Unito, l’Ufficio indipendente per la condotta della polizia ha individuato diversi casi controversi di utilizzo del taser, e ha concluso che le forze di polizia in Inghilterra e Galles dovrebbero ricevere linee guida più chiare su quando e come utilizzare l’arma, che invece è stata usata un numero di volte allarmante per costringere qualcuno a fare quanto chiesto dalla polizia anziché come risposta a una minaccia fisica.
BolaWrap o no, sarebbe utile impostare anche in Italia un discorso simile a quello d’oltreoceano sulla revisione del ruolo stesso della polizia nella nostra società e su come una forza dell’ordine moderna debba essere impostata. La polizia italiana non ha ancora fatto i conti con le torture del G8 di Genova del 2001, ma nonostante le molte celebrazioni delle scorse settimane un dibattito serio su questo punto non è stato minimamente aperto. Anzi, la politica — soprattutto l’estrema destra — difende le caratteristiche peggiori del malfunzionamento della polizia italiana: nel 2018 Meloni aveva ad esempio tristemente chiesto di abolire il reato di tortura faticosamente introdotto perché “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro.”
Bisogna inserire tutti questi elementi nel contesto di ossessione per la sicurezza e il decoro di cui è sempre più ammantata la politica e la società italiana — uno dei tanti effetti dello scivolamento a destra del discorso pubblico degli ultimi 25 anni — che abbiamo visto all’opera a luglio in occasione dell’omicidio a Voghera da parte di un assessore ex funzionario di polizia.
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in copertina, foto Wrap Technologies, Inc