La storia dello spionaggio di migliaia di giornalisti e attivisti in tutto il mondo

Una rete di 17 quotidiani ha rivelato che molti stati autoritari fanno un uso sistematico di Pegasus, un software spia sviluppato da un’azienda legata all‘intelligence israeliana, raccogliendo informazioni con il solo fine di silenziare il dissenso

La storia dello spionaggio di migliaia di giornalisti e attivisti in tutto il mondo

Una rete di 17 quotidiani ha rivelato che molti stati autoritari fanno un uso sistematico di Pegasus, un software spia sviluppato da un’azienda legata all‘intelligence israeliana, raccogliendo informazioni con il solo fine di silenziare il dissenso

Un’indagine condotta in parallelo da 17 testate giornalistiche ha rivelato una fitta rete di attivisti per i diritti umani, giornalisti, avvocati, e politici di tutto il mondo che venivano spiati da governi autoritari attraverso Pegasus, un software spyware venduto da NSO Group, un’azienda di sorveglianza israeliana. Pegasus è un malware che può infettare sia telefoni Android che iPhone, e che permette a chi lo controlla di estrarre dal telefono messaggi, foto, e email, oltre che registrare telefonate e accendere in qualsiasi momento i microfoni per ascoltare cosa succede nei paraggi. In totale, la lista da cui è partita l’indagine contiene più di 50 mila numeri di telefono, ma impossibile sapere se tutte queste persone sono state vittime dell’hack. I primi ad essere rivelati sono 180 giornalisti, che venivano spiati da governi di tutto il mondo. Tra loro c’è anche Cecilio Pineda Birto, un giornalista freelance messicano, che è stato assassinato un mese dopo che il suo telefono è stato aggiunto alla lista da un cliente messicano di NSO.

La lista è stata ottenuta dalla no profit di Parigi Forbidden Stories e da Amnesty International, che hanno poi coordinato i lavori tra le varie redazioni. Forbidden Stories definisce il caso come “uno scandalo internazionale,” “la sorveglianza di giornalisti e attivisti non è solo un attacco a quegli individui — è un modo per privare milioni di cittadini di informazioni indipendenti sui loro governi.” Agnès Callamard, la segretaria generale di Amnesty International, ha detto che l’indagine “rivela come lo spyware di NSO sia l’arma preferita dei governi oppressivi per mettere a tacere giornalisti, attaccare attivisti, e schiacciare ogni forma di dissenso, mettendo in pericolo innumerevoli vite.” Amnesty ha pubblicato un report sulle caratteristiche tecniche di Pegasus, che elenca in modo dettagliato e molto tecnico come lo spyware sia in grado di estrarre dati dal telefono.

Lavorando con le persone sulla lista, Forbidden Stories è riuscita a sintetizzare una lista dei dieci clienti principali di NSO: Azerbaijan, Bahrain, Kazakistan, Messico, Marocco, Ruanda, Arabia Saudita, Ungheria, India, ed Emirati Arabi Uniti. Il cliente messicano di NSO stava spiando più di 15 mila persone. Tra le persone spiate dal cliente saudita di NSO c’era anche Hanan Elatr, la compagna di Jamal Khashoggi, il cui telefono era stato infettato pochi mesi prima dell’omicidio brutale del giornalista. La notizia era già nota, ma finora NSO aveva sempre negato il proprio coinvolgimento dell’uccisione di Khashoggi. In Ungheria, il governo di Viktor Orbán utilizza il software per spiare oppositori e giornalisti critici. Tra le persone spiate c’è anche Szabolcs Panyi, un giornalista ungherese noto anche a livello internazionale, che in precedenza era stato attaccato pubblicamente dal portavoce di Orbán Zoltán Kovács, che lo ha accusato di “orbanfobia” e “ungherofobia.” Raggiunto dal Guardian, il governo ungherese ha negato il proprio coinvolgimento.

In Francia e in Marocco sono tantissimi i giornalisti spiati: tra loro ci sono anche Edwy Plenel, il fondatore di Mediapart, e Taoufik Bouachrine, il direttore di Akhbar Al-Yaoum, che sta scontando una condanna di quindici anni di carcere per stupro, in un caso che fa parte della strategia del governo marocchino per silenziare i giornalisti, sistematicamente accusati di reati a sfondo sessuale, anche quando le accuse sono attivamente ripudiate dalle donne che la polizia indica come vittime. In India, l’utilizzo di Pegasus pone domande politiche se possibile ancora più inquietanti, perché tra le persone spiate ci sono anche ministri tuttora in carica.

Non sembrano esserci, invece, nomi italiani nell’elenco dei potenzialmente spiati.

La Shalev and Omri (Nso) è una ditta tecnologica israeliana fondata nel 2010 da tre membri dell’intelligence israeliana, e il suo software di spionaggio Pegasus è classificato come arma da parte dello stato di Israele — che infatti già nel 2012 aveva vietato che fosse dato in licenza a privati, ma solo ad attori statali. Le critiche verso l’operato dell’azienda vanno avanti dal 2012, quando il governo del Messico aveva firmato un contratto da 20 milioni di dollari con l’azienda. Dopo una serie di scandali internazionali sempre più clamorosi, come il già citato coinvolgimento nel caso Khashoggi, l’azienda è salita definitivamente all’onore della cronaca quando WhatsApp aveva accusato la Nso di aver sviluppato uno spyware appositamente per la popolare piattaforma di messaggistica: WhatsApp ha citato in tribunale la Nso, sostenendo che lo spyware è stato usato contro 1.400 utenti in 20 paesi, inclusi “almeno 100 attivisti per i diritti umani, giornalisti e membri della società civile.”

Come scrive Paul Lewis sul Guardian, la notizia conferma quanto temuto da attivisti e giornalisti da anni: la pretesa che strumenti così invasivi di spionaggio siano utilizzati solo per colpire organizzazioni criminali e terroristiche è, appunto, solo una pretesa, o un’illusione — ripetuta ovviamente dall’azienda. In una risposta data alle testate che partecipano all’inchiesta, Nso ha dichiarato che i clienti che usano Pegasus sarebbero attentamente vagliati e comprenderebbero solo agenzie di intelligence e forze dell’ordine, e il loro software sarebbe usato solo per colpire “obiettivi legittimi, criminali o appartenti a gruppi terroristici.”

La responsabilità dello scandalo, insomma, sarebbe interamente sulle spalle dei governi. In realtà, l’azienda è tra le tante che hanno fatto la propria fortuna offrendo agli stati strumenti per continuare a spiare cittadini in modo indiscriminato dopo che le rivelazioni di Snowden hanno portato le aziende informatiche di tutto il mondo a rendere la cifratura delle comunicazioni uno standard di fatto. Non potendo più intercettare indiscriminatamente i dati di tutt*, soluzioni come Pegasus sono diventate lo strumento preferenziale, e il più potente — e ovviamente i responsabili del suo uso sono anche le persone che l’hanno creato, e lo mantengono aggiornato.

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in copertina: Mobile Spy di Ben Davis, dal Noun Project. Mappa notturna del mondo, dominio pubblico. Elaborazione the Submarine