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in copertina, grab dalle Storie di @riphuda

Domenica, in pieno giorno, i Carabinieri hanno preso a manganellate un gruppo di ragazzi neri disarmati. Nonostante ci siano video che dimostrano quello che è successo, la stampa si è limitata a riportare la versione dei fatti delle forze dell’ordine

Domenica mattina presto le forze dell’ordine sono intervenute contro un gruppo di ragazzi che erano raccolti fuori dal McDonald’s di Piazza XXIV Maggio, a Milano. La vicenda ha sollevato scandalo per i metodi brutali dei Carabinieri, ma altrettanto grave è la copertura che la stampa sta dando dell’evento, descritto dai presenti — e da video girati sul momento — in modo drasticamente diverso da come l’episodio è inquadrato sui giornali online.

Secondo le fonti istituzionali, i ragazzi stavano consumando alcolici e ascoltando musica, e questo avrebbe causato l’intervento delle pattuglie e degli agenti in tenuta antisommossa che hanno identificato una decina di ragazzi, arrestato un diciannovenne per resistenza a pubblico ufficiale e denunciato un altro giovane. Una ragazza ha riportato delle contusioni, ma non viene specificato come sia rimasta ferita nella colluttazione.

Questa è la versione ufficiale — che già meriterebbe puntualizzazioni, perché la sola descrizione delle forze dispiegate appare inspiegabile per confrontarsi con alcuni ragazzi che stavano facendo capannello — ma in queste ore hanno iniziato a circolare diversi video, che abbiamo avuto modo di visionare, che mostrano uno svolgersi dei fatti molto diverso. La vicenda è stata portata in evidenza grazie alla testimonianza di una ragazza presente, Huda (@riphuda), che ha denunciato l’uso eccessivo della forza da parte dei Carabinieri: secondo il video, diventato ormai virale su Instagram con più di due milioni di visualizzazioni, l’intervento delle forze dell’ordine è stato ingiustificato, ma soprattutto si configurerebbe come un caso di brutalità a sfondo razziale.

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I ragazzi – tutti razzializzati – erano seduti davanti al McDonald’s dopo aver consumato del cibo regolarmente acquistato, quando un agente avrebbe minacciato di chiamare rinforzi e di arrestare uno dei giovani che stava suonando il campanello di un monopattino elettrico per gioco. Sono intervenute sei pattuglie dei carabinieri e due blindati dell’antisommossa.

Dai video è evidente l’aumento della tensione ingiustificata, l’utilizzo di epiteti razzisti – compresa la parola con la n – nei confronti dei giovani, ma soprattutto l’intervento degli agenti contro i ragazzi in piedi ed inermi. Da una delle inquadrature che circolano sui social, si vede come che i ragazzi erano in piedi davanti agli agenti che hanno poi caricato. Ancora più chiaro dalle immagini è il come la ragazza abbia riportato le contusioni: dall’angolazione si vede come sia stata ripetutamente colpita da un manganello e come uno dei colpi sia stato sferrato in testa.

Sempre secondo la testimonianza dei giovani, gli agenti avrebbero in un primo momento impedito loro di chiamare un’ambulanza, e avrebbero sequestrato un paio di smartphone. Uno dei ragazzi, che aveva animatamente discusso con uno degli agenti, è stato arrestato.

Questa storia evidenzia di nuovo l’urgenza sempre più pressante di una norma che obblighi le forze dell’ordine ad indossare dei codici identificativi sui caschi. Si tratta di una battaglia importantissima — qui la raccolta firme di Amnesty — che da troppo tempo va inascoltata, e che la politica sta ignorando anche quest’anno, che è il ventesimo anniversario delle violenze di polizia del G8 di Genova. Solo garantendo uno strumento di immediata identificazione, infatti, si può garantire che si trovino gli esecutori materiali delle violenze.

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Inoltre, è impossibile non sottolineare la superficialità con la quale questa storia sia stata riportata dai media nazionali, e il poco interesse ad approfondire le varie versioni dei fatti — comprese le prove video — da parte della stampa, sempre pigra nel non verificare le versioni dei fatti riportate dalle forza dell’ordine. Non è la prima volta che vediamo interventi violenti aggravati dalla discriminazione razziale da parte delle forze dell’ordine nei confronti di persone razzializzate nel nostro Paese. Basti ricordare il brutale intervento della municipale di Padova nei confronti di un ragazzo in bici lo scorso 26 aprile, o la denuncia da parte di due studenti stranieri a Torino, in seguito ad un fermo brutale da parte della polizia in borghese. In Italia ci si continua a scandalizzare per la violenza della polizia d’oltreoceano, ma si continua a negare che il problema sia grave e urgente da affrontare anche nel nostro paese — proprio mentre la nazionale ha dichiarato apertamente di non sostenere i valori di Black Lives Matter. Questo episodio evidenzia bene come il privilegio renda ciechi e pigri davanti alle forme repressione di cui i media internazionali non ci offrano una versione completa e già interpretata dei fatti.

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