Dopo la più grande ingerenza del Vaticano degli ultimi 40 anni

L’intervento della Santa Sede ha scompaginato le carte intorno al ddl Zan, e ora la destra dà per certo che il disegno di legge sarà modificato

Dopo la più grande ingerenza del Vaticano degli ultimi 40 anni

L’intervento della Santa Sede ha scompaginato le carte intorno al ddl Zan, e ora la destra dà per certo che il disegno di legge sarà modificato

Dopo una giornata interminabile in cui sembrava che nessun parlamentare avesse intenzione di sollevare la questione, il senatore Pd Alfieri ha chiesto conto a Draghi delle critiche del Vaticano al ddl Zan. Pur non entrando nel merito dei contenuti del ddl, il premier ha risposto ribadendo l’ovvio, specificando che l’Italia è uno stato laico, e quindi il parlamento “è sempre libero di discutere”: “Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per rispettare gli impegni internazionali, tra cui il Concordato. Ci sono i controlli preventivi nelle commissioni e poi i controlli successivi della Corte Costituzionale.” Draghi ha ricordato anche che “la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, è tutela del pluralismo e della diversità,” aggiungendo — stavolta nel merito — che il governo ha voluto firmare la dichiarazione di preoccupazione “sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale.” “Come vedete, il governo la sta seguendo ma questo è il momento del Parlamento – non è il momento del governo.”

Le parole di Draghi sono state accolte bene dal Pd, un po’ meno bene dalla Lega — Salvini ha detto sbrigativamente di averle “condivise,” ma sui social continua a dare per scontato che il testo del ddl sarà rivisto. E potrebbe non avere tutti i torti: la Lega sembra infatti intenzionata a sfruttare il momento per affossare il ddl, facendo la parte di chi cerca la “mediazione” e il “dialogo,” non senza trovare qualche sponda nel Pd. Mentre Fratelli d’Italia vorrebbe fermare del tutto l’iter della legge, il Pd e il M5S hanno chiesto la sua calendarizzazione in aula per la settimana del 13 luglio — il voto sarà il 6. C’è però un altro rischio: che in aula il ddl non passi, nonostante la maggioranza sulla carta, per colpa dello scrutinio segreto.

Questa puntata di TRAPPIST è stata registrata prima della domanda del senatore Alfieri sul ddl Zan

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