i cancelli dell’Lidl di Biandrate, da Google Street View
La morte del sindacalista Adil Belakhdim, travolto da un camion vicino a Novara, è l’ultimo di una serie di episodi di gravità crescente ai danni dei lavoratori in lotta
Oggi il sindacato Si Cobas, insieme ad altri sindacati di base come Usb, ha indetto uno sciopero nazionale della logistica: la mobilitazione è diretta soprattutto sulla vertenza Tnt-FedEx, che ha deciso di chiudere il magazzino di Piacenza probabilmente perché troppo sindacalizzato, lasciando a casa 275 lavoratori, e i metodi squadristi di repressione adottati dalle guardie private dei magazzini. La mattinata è stata segnata da una notizia tragica: ad un presidio organizzato dai Cobas a Novara il coordinatore provinciale del sindacato è stato travolto e ucciso da un camion.
Secondo quanto dichiarato già nel corso della mattinata dai Si Cobas, non si tratterebbe di un semplice investimento: il camion avrebbe attivamente forzato il picchetto dei manifestanti. L’autista è poi stato bloccato in autostrada dalla polizia. La dinamica dell’incidente, riportata da Repubblica, è tragica — Belakhdim stava presidiando i cancelli delLidl di Biandrate, nel Novarese, quando il camion ha forzato il blocco dei lavoratori. Il sindacalista, di 37 anni, è stato prima trascinato per un tratto di strada, e poi abbandonato sull’asfalto dall’autista. Secondo le testimonianze raccolte da Repubblica, è impossibile che l’autista non si sia accorto di cosa stava succedendo, perché ha trascinato il corpo per più di 20 metri. La vettura ha colpito anche altri due manifestanti, che sono rimasti feriti e ora sono in ospedale — fortunatamente non sono in condizioni gravi.
Nel corso delle ultime settimane i lavoratori della logistica affiliati al sindacato Si Cobas sono stati protagonisti di una lotta molto dura per difendere il proprio lavoro e sé stessi dalle condizioni di sfruttamento imposte dalle multinazionali della logistica. Ieri ad esempio si è verificato un episodio di vero e proprio squadrismo a Prato: alcune persone, tra cui i direttori della stamperia tessile Texprint, hanno assaltato armati di mattoni il picchetto organizzato dagli operai del sindacato Si Cobas fuori dall’azienda. È stato necessario chiamare tre ambulanze per gli operai feriti.
Nella notte tra lo scorso giovedì e lo scorso venerdì invece, a Tavazzano in provincia di Lodi, un gruppo di lavoratori della logistica del sindacato è stato aggredito da una squadraccia di guardie private che, secondo il sindacato, si era mimetizzata tra i lavoratori per poi assalirli. Uno degli aggrediti è stato ricoverato all’ospedale San Matteo di Pavia con una prognosi di 15 giorni. I lavoratori erano in presidio fuori dai cancelli della Zampieri Holding, uno stabilimento di logistica affittatogli dal colosso Fedex, per protestare contro la chiusura annunciata dello stabilimento TNT-Fedex di Piacenza. Durante l’aggressione, la polizia sarebbe rimasta sostanzialmente a guardare. E non è la prima volta: un altro caso simile si era verificato il 24 maggio scorso fuori dallo stabilimento di San Giuliano Milanese. Sul caso, la procura di Lodi ha aperto un’inchiesta.
Mentre la Zampieri ha smentito l’impiego di bodyguard pagati per allontanare i lavoratori in presidio, questi ultimi sostengono di avere dei video che permetteranno di fare chiarezza sull’accaduto. “Vogliono spaventarci, vogliono eliminare il diritto di sciopero e vogliono far capire ai lavoratori che nessuno deve alzare la testa perché se lo fa sarà licenziato.” Secondo la procura di Lodi l’aggressione ai lavoratori non sarebbe stata compiuta dalle guardie private assunte come sicurezza dello stabilimento, gestito dalla Zampieri Holding, ma si sarebbe trattato semplicemente di una rissa tra lavoratori assunti e lavoratori licenziati. La tesi, discutibile, è stata smentita dall’avvocato dei lavoratori Eugenio Losco, facendo notare che situazioni simili sono già accadute in passato negli stabilimenti gestiti dalla Zampieri.
Abbiamo parlato con l’avvocato Losco, chiedendogli qualche chiarimento e commento su quanto accaduto nei giorni scorsi ai lavoratori. “Stiamo parlando di un’aggressione subita dai lavoratori in sciopero davanti ai cancelli, davanti a un gruppo di persone che secondo l’azienda sarebbero dei lavoratori che si trovavano all’interno dello stabilimento, e secondo i lavoratori dei Si Cobas potrebbero essere delle persone esterne, un servizio d’ordine. Di questo non abbiamo una contezza specifica, perché indossiamo una tuta da lavoro catarinfrangente.”
Secondo quanto ci racconta Losco, “queste persone, a quanto risulta dai video, erano pronti ad attaccare i lavoratori all’esterno e a un certo punto hanno deciso di intervenire per sgomberare l’area adiacente all’ingresso, con una violenza piuttosto importante — colpendo i lavoratori con bastoni, spranghe, pezzi di bancali e bancali interi preparati in precedenza, ferendo alcuni lavoratori, uno dei quali in maniera piuttosto grave. Non abbiamo ancora formalizzato la denuncia perché il lavoratore non si sente ancora, nei prossimi giorni appena sarà possibile provvederemo a farlo.”
I lavoratori erano tutti impiegati nel settore della logistica che orbita intorno alla FedEx, ma di stabilimenti diversi, a causa della situazione creatasi con la decisione dell’azienda di chiudere lo stabilimento piacentino. “Lo sciopero viene effettuata da un paio di mesi dai lavoratori licenziati per la chiusura della sede di Piacenza, sono dei lavoratori piacentini, non colleghi di Tavazzano: vanno lì perché Tavazzano è uno stabilimento — insieme a San Giuliano, sempre di proprietà di Zampieri — che gestisce in parte la logistica prima gestita dall’hub di Piacenza.”
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“Non è il primo episodio di aggressione,” prosegue Losco. “Se ne sono verificati altri in questi mesi, ad esempio uno a metà maggio a San Giuliano, e a luglio scorso, in cui era proprio presente un servizio d’ordine perché in quell’occasione indossavano la divisa di un servizio d’ordine. Stiamo parlando sempre della stessa vertenza, tra i lavoratori del sindacato e la Tnt-FedEx. Poi non voglio dire che è l’azienda che interviene, perché come in tutto il mondo della logistica si avvale di cooperative e aziende clienti e non è facile definire le responsabilità. Sta emergendo da almeno dieci anni che c’è tutta una struttura di somministrazioni di lavoro ambigua che probabilmente serve semplicemente a tenere basso il costo della manodopera, come emerso dalle indagini della procura di Milano su Dhl.”