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Senza piano Marshall, senza accordi doganali con l’Italia, San Marino resta un paese povero. Ma nonostante tutto, la popolazione continua a sostenere il governo socialcomunista. Una situazione che, con il passare degli anni, diventa intollerabile per Italia e Stati Uniti

San Marino esce dal secondo conflitto mondiale completamente dilaniata. Nonostante la sua neutralità, San Marino viene bombardata dagli inglesi che sganciano 263 bombe provocando la morte di 63 persone. In compenso, alle elezioni del 1945 i socialcomunisti stravincono.

Nel 1945 alle cerimonie di insediamento della prima reggenza post bellica, prendono parte anche gli ufficiali alleati. Appena l’alleanza tra sovietici e statunitensi si scioglie, però, iniziano i problemi. L’Europa occidentale viene risollevata grazie al piano Marshall. Ma dal piano, San Marino è esclusa a causa del proprio colore rosso.

L’uomo che si prodigherà più di tutti per mantenere a galla San Marino è Gino Giacomini: tra i fondatori del partito socialista sammarinese nel 1893, dopo la guerra è di fatto il capo del paese. Nel marzo del 1948 Giacomini riesce a firmare un accordo con l’Italia che promette un pagamento doganale di 90 milioni di lire, ma il parlamento italiano non lo ratifica — e le casse sammarinesi restano a secco.

Malgrado i rocamboleschi tentativi di guadagnare soldi tramite iniziative come l’apertura di una casa da gioco, San Marino resta un paese povero. Eppure, la popolazione continua a sostenere il governo socialcomunista. Una situazione che, con il passare del tempo, per gli alleati americani dell’Italia diventa sempre più intollerabile. 

Nella primavera del 1957 il segretario della Democrazia cristiana sammarinese Federico Bigi va all’ambasciata americana a Roma in occasione della visita del Vicepresidente americano Richard Nixon. In quella occasione Bigi viene direttamente invitato da Nixon a soggiornare negli Stati Uniti, viaggio che compie nell’estate del 1957. Gli americani sperano che presto, nella piccola repubblica, il colore politico cambi.

In copertina, riunione di governo nel 1946. Gino Giacomini relaziona, i Reggenti sono Giuseppe Forcellini e Vincenzo Pedini. Elaborazione da foto via Facebook