Quella in Israele non è una guerra civile

I bombardamenti sulla Striscia di Gaza continuano senza sosta, mentre proseguono in tutto il paese i linciaggi e le aggressioni contro le famiglie arabe, ad opera di gruppi di estrema destra. Lo scontro non potrebbe essere più impari, e i palestinesi sono costretti a difendere la propria stessa esis

Quella in Israele non è una guerra civile

Foto di @AyalsleemEn, via Twitter

I bombardamenti sulla Striscia di Gaza continuano senza sosta, mentre proseguono in tutto il paese i linciaggi e le aggressioni contro le famiglie arabe, ad opera di gruppi di estrema destra. Lo scontro non potrebbe essere più impari, e i palestinesi sono costretti a difendere la propria stessa esistenza

Su Gaza continuano i bombardamenti, che hanno segnato drammaticamente quelle che avrebbero dovuto essere le celebrazioni per il primo giorno di Id al-fitr e sono andati avanti ininterrotti fino all’alba di questa mattina. La scorsa notte le IDF hanno annunciato — su Twitter ovviamente — che avevano iniziato anche operazioni di terra contro la Striscia di Gaza, ma la notizia al momento è stata smentita dai report dei giornalisti presenti nella zona. Nel corso della giornata di ieri l’esercito israeliano aveva continuato ad ammassare truppe lungo il confine della Striscia, mobilitando anche 9.000 riservisti. La strategia della tensione, comunque, ha funzionato: un retroscena di Haaretz rivela che Naftali Bennett, leader del partito La Casa Ebraica, avrebbe dichiarato a porte chiuse che gli episodi di violenza tra israeliani e palestinesi avrebbero definitivamente archiviato la possibilità di formare un governo anti–Netanyahu, e sarebbe pronto a tornare a parlare con il Likud.

Non ci sono solo i bombardamenti, ma anche la violenza di stvato e quella delle squadracce di estrema destra. Ad Al–Bireh la polizia ha represso le proteste completamente pacifiche dei cittadini palestinesi, che stavano manifestando contro i bombardamenti, di fronte all’insediamento illegale di Beit El. Lubna Masarwa e Frank Andrews hanno letto dei messaggi che vengono scambiati su “the Underground Unit,” una chat con centinaia di partecipanti su Signal, dove i fondamentalisti di estrema destra organizzano gli attacchi. “Portate tutto, coltelli, gasolio,” si leggeva in un messaggio. “Non abbiate paura, siamo i prescelti.”

Con calma, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà questa domenica per quella che, con un eufemismo, l’ambasciatrice Linda Thomas–Greenfield ha descritto come “la situazione a Gaza.” Gli Stati Uniti hanno ripetuto di nuovo il proprio impegno per la de-escalation, che vuol dire, specificamente, emettere dichiarazioni in cui si chiede solo ad Hamas di smettere di lanciare razzi verso Israele.


In piú, a fine puntata si unisce a noi Peter Kleckner, per andare dietro le quinte di TITANO ROSSO, il nostro podcast miniserie che racconta del colpo di stato contro il governo socialcomunista di San Marino.

Show notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesub e Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

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