I bombardamenti israeliani su Gaza si fanno sempre più violenti
I raid sulla Striscia di Gaza hanno ucciso 36 persone, tra cui 10 bambini e una donna incinta di quattro mesi. Il conto dei feriti, tra bombardamenti e violenze della polizia, è nell’ordine delle centinaia di persone
in copertina, foto @SaedKhaledAg, via Twitter
I raid sulla Striscia di Gaza hanno ucciso 36 persone, tra cui 10 bambini e una donna incinta di quattro mesi. Il conto dei feriti, tra bombardamenti e violenze della polizia, è nell’ordine delle centinaia di persone
Ignorando il crescente scandalo internazionale, ieri l’esercito israeliano ha continuato a bombardare la Striscia di Gaza. Il numero delle persone uccise nei raid aerei è salito di conseguenza, arrivando a 36 — di cui 10 bambini. Il feriti sono 250. I bombardamenti stanno continuando anche questa mattina, senza interruzioni, e continuano ad arrivare immagini da zona di guerra. Mentre scriviamo è recente la notizia che le IDF stanno mobilizzando carri armati lungo il confine con il territorio di Gaza, segno che Israele ha intenzione di prolungare la durata delle operazioni contro i palestinesi.
Tra le persone uccise dai bombardamenti indiscriminati di Israele non ci sono solo civili, secondo le IDF. In un post su Twitter, l’esercito ha scritto di aver “neutralizzato” — un eufemismo per dire che sono morti — Hassan Kaogi, a capo dell’intelligence militare di Hamas, e il suo vice Wail Issa. L’account delle IDF ha commentato su Twitter la loro uccisione scrivendo “Sembra che la nostra intelligence sia migliore,” riferendosi, evidentemente, all’aver saputo dove bombardare. Tra le vittime dei bombardamenti di cui l’esercito non si vanta: una donna incinta di quattro mesi, idenficata solo come Reem, e suo figlio, Zaid, di cinque anni. La notizia è stata data dal fratello della donna. Nel corso della giornata le aggressioni dell’esercito si sono fatte progressivamente più sfacciatamente dirette verso i civili, colpendo le palazzine più alte e visibili di Gaza. Tra le strutture crollate ci sono anche al–Jawhara e l’Hanady nel quartiere al–Rimal, due dei palazzi più alti di Gaza.
Nel corso della giornata sono continuate le proteste in diverse città israeliane, in supporto dei palestinesi e contro la violenza dell’IDF. In particolare si sono segnalate proteste, nella città beduina di Rahat, nella città di Qalansawe, nel centro del paese, e nella città portuale di Acri. Ma come fa una popolazione largamente disarmata e non addestrata a resistere alle violenze di una forza militarizzata? In sostanza non può, ma qualche vittoria si può strappare. Come è successo ad Haifa, dove le auto della polizia hanno dovuto fermarsi e non hanno potuto raggiungere i dimostranti, che avevano completamente insaponato le strade, facendo scivolare le automobili della polizia.
Tutta la stampa israeliana in questo momento sta facendo quadrato attorno all’azione militare e colonialista del governo, e apre sulla morte di due israeliani uccisi nell’esplosione di uno delle centinaia di razzi lanciati da Hamas contro Israele — per la maggior parte intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. Molto meno spazio viene dedicato ai morti e ai feriti causati dagli attacchi militari israeliani. L’operazione di comunicazione — sui giornali, su Twitter, con le dichiarazioni incendiarie di Netanyahu — sta funzionando: ieri, mentre la violenza dei bombardamenti si faceva sempre più intensa, il consigliere alla Sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha chiamato il proprio omologo Meir Ben-Shabbat, per garantirgli “l’incrollabile (sic) supporto [di Biden] per la sicurezza di Israele e per il suo diritto legittimo di difendersi e difendere i propri cittadini,” seppur con l’asterisco di “proteggere i civili,” e di “cercare di ricostruire una calma sostenibile.” Due obiettivi che, è noto, si ottengono solo coi bombardamenti. Nei giorni scorsi, Netanyahu, ancora Primo ministro del paese finché non si formerà un nuovo governo, ha dichiarato che intende costruire “in tutta Gerusalemme,” dicendo che si tratta del “diritto naturale di uno stato sovrano.” Nella dichiarazione si fa un riferimento non troppo velato agli Stati Uniti: Netanyahu dice di rivolgersi “ai nostri più cari amici,” che nei giorni scorsi avevano espresso preoccupazione per la condotta violenta di polizia e militari. Nonostante le dichiarazioni piú moderate, infatti, gli Stati Uniti non fanno un passo indietro di fronte alle violenze contro Gaza, e l’altroieri hanno fermato una dichiarazione che Cina, Norvegia e Tunisia avevano presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite — che si era riunito per un incontro di emergenza convocato dalla Cina — dicendo che “non erano sicuri che una dichiarazione sarebbe stata utile a questo punto” (sic). Il documento, visto da AFP, chiedeva a Israele di “interrompere tutte le attività coloniali, tutte le demolizioni e gli sfratti.”
Ieri si sono tenute in tutto il mondo proteste contro le azioni militari di Israele. Anche a New York, dove c’è stata una grande manifestazione, a cui erano presenti anche molti ebrei statunitensi, contrarie e contrari alle azioni del governo israeliano.
I bombardamenti israeliani sono stati un’escalation di violenza ingiustificata in risposta al lancio di razzi da parte di Hamas L’azione di Hamas era, a sua volta, una rappresaglia in seguito a un raid israeliano in cui ha perso la vita una donna palestinese, uccisa mentre era a casa propria nel campo profughi di al–Shati. Gli scontri scaturiscono da tensioni che durano da piú di una settimana. Hamas ha lanciato i primi razzi dopo che le forze israeliane hanno ignorato la richiesta del movimento, che aveva dato loro fino alle 18 del giorno precedente per ritirarsi dalla zona circostante alla moschea e dal quartiere di Sheikh Jarrah. La proteste, nei giorni scorsi, si sono allargate in molte altre città: si sono tenute proteste a Nazareth, Shefaram, Umm al–Fahm, Ain Mahal, Tamra, Baqa al-Gharbiyye, Jaffa, Lod, Ramla, a Jaljulia e in molti altri centri. A Lod due giorni fa si è consumato un fatto di sangue particolarmente grave: un gruppo di coloni israeliani ha interrotto una protesta dei cittadini palestinesi aprendo il fuoco indiscriminatamente sulla folla, e colpendo e uccidendo un uomo, Moussa Hassona. I testimoni raccontano lo sconcerto di quando sono stati aggrediti dai coloni. La polizia ha confermato la morte dell’uomo, ma non ha dato nessuna ulteriore spiegazione.