Dal ritorno degli Stati Uniti negli accordi di Parigi all’abrogazione del travel ban, Biden ha inaugurato la propria presidenza all’insegna della rottura con l’amministrazione Trump
A poche ore dal suo insediamento, Joe Biden ha spazzato via diversi pezzi importanti dell’eredità di Trump, con una scarica di 17 ordini esecutivi, memorandum e proclamazioni Joe Biden ha iniziato la propria presidenza con un ritmo inedito per la politica contemporanea statunitense. Tra i 17, 9 rappresentano drastiche inversioni di marcia rispetto all’azione dell’amministrazione precedente:
- Gli Stati Uniti torneranno nell’OMS, con Anthony Fauci a guida della delegazione, e all’interno dell’accordo climatico di Parigi.
- Sono stati cancellati i permessi per continuare la costruzione dell’oleodotto Keystone. Nello stesso documento il presidente chiede alle agenzie preposte di rivedere e invertire più di 100 decisioni di Trump in materia ambientale.
- È stata cancellata la “Commissione 1776,” inaugurata da Trump due giorni fa, per portare a scuola una pseudostoria “patriottica” del paese — come nel caso precedente, questo documento indica anche alle agenzie governative di rivedere le decisioni di Trump che hanno contrastato l’uguaglianza nel paese.
- Gli Stati Uniti torneranno a censire anche le persone senza documenti — un’operazione con cui, tra le altre cose, l’amministrazione Trump cercava di manipolare la divisione dei seggi alla Camera.
- È stato cancellato il “travel ban” che Trump aveva introdotto per fermare le persone che arrivavano da paesi africani e a maggioranza musulmana.
- Sono stati cancellati i programmi di polizia contro l’immigrazione che l’amministrazione Trump aveva attivato in tutto il paese per dare la caccia ai migranti.
- È sospesa la costruzione del muro con il Messico, e il fondo di emergenza nazionale che era stato istituito per finanziarne la costruzione.
Oltre a queste inversioni d’emergenza, Biden ha firmato anche diversi documenti espansivi e progressisti: per proteggere i giovani che sono migrati negli Stati Uniti da bambini, vietare la discriminazione sul posto di lavoro contro le minoranze di genere, ed estendere la sospensione sui pagamenti dei debiti per l’istruzione e quella contro gli sfratti. Inoltre, per la prima volta, sarà obbligatorio indossare mascherine protettive all’interno delle strutture statali — una misura che per qualche motivo Trump si era sempre rifiutato di firmare. L’obbligo spera di avere effetti anche al di fuori dei palazzi e dei dipendenti federali, dimostrando un rinnovato impegno nelle misure anti–contagio da parte del governo, e invitando tutti i cittadini a fare lo stesso: l’amministrazione l’ha chiamata la “100 Days Masking Challenge.” Sul sito della Casa bianca sono disponibili i testi di tutti i documenti firmati ieri da Biden.
Si tratta insomma di un inizio di amministrazione necessariamente aggressivo: ma le cose difficili devono ancora iniziare. Non solo Biden dovrà riuscire a dare sostegno economico al paese e cercare di fermare il contagio rampante — mentre giurava si contavano 184.453 casi giornalieri e 4.357 decessi, quasi una volta e mezzo il numero di morti dell’11 settembre. In particolare, Biden dovrà dimostrare di saper mettere in atto politiche ambientaliste; e le politiche di Trump avranno code lunghe, non immediatamente facili da disinnescare: su tutte il travel ban, che ha causato danni e sofferenze enormi a tantissime famiglie, a cui non si può dire, semplicemennte, che ora la legge che ha rovinato la loro vita non c’è più.
Durante il discorso dell’insediamento, la vicepresidente Kamala Harris ha descritto l’azione della nuova amministrazione come una nuova occasione di speranza e impegno, in un momento molto cupo della storia del paese, colpito duramente dalla pandemia e dall’estremismo di destra: “We are undaunted in our belief that we shall overcome,” “siamo fermi nella convinzione che ce la faremo.” Poco dopo, ha preso il microfono anche il presidente Joe Biden, il cui discorso ha però fatto risaltare la contraddizione del proprio progetto politico: “Unificare il paese,” contro “la rabbia, il risentimento e l’odio” — una dichiarazione di buon sentimento che stride con il fatto che, se la crisi sanitaria può essere una causa per unire l’azione politica tra destra e sinistra, altrettanto non si può dire per la crisi politica e sociale, voluta e esasperata da un partito — e un presidente — votato da metà del paese.
Poche ore prima, Trump aveva deciso di chiudere la propria presidenza in disgrazia: non accogliendo il nuovo presidente alla Casa bianca come è consuetudine, ma scappando prima alla base aeronautica di Andrews, e poi nel proprio resort Mar–a–Lago. Come temevano gli organizzatori, alla fine, al suo discorso d’addio non è andato quasi nessuno: circa 300 sostenitori, i familiari più stretti, e 5 membri dello staff della Casa bianca. Nemmeno in questo ultimo discorso Trump è riuscito a trovare il coraggio di nominare Biden, ma ha almeno augurato “grande fortuna e grande successo” alla nuova amministrazione, verso la quale non ha saputo risparmiare un po’ di acredine: “Spero non vi alzino le tasse — ma se lo fanno, ve l’avevo detto.” Alla fine, dopo aver augurato ai propri sostenitori di “Farsi una bella vita,” e aver promesso che “tornerà, in qualche forma,” l’ancora presidente si è congedato salendo sull’Air Force One, sulle note di “Y.M.C.A.”
Ascolta anche: Da Kamala Harris a Stacey Abrams: le donne da tenere d’occhio nella nuova politica americana
In copertina, Joe Biden e Kamala Harris, via Twitter
Sostieni the Submarine, abbonati a Hello, World!