I democratici preparano la rimozione forzata di Donald Trump

Il partito lascerà a Pence 24 ore per rispondere attivare il 25esimo emendamento: se non lo farà, inizieranno le procedure per l’impeachment, con un voto già possibile per mercoledì

I democratici preparano la rimozione forzata di Donald Trump

in copertina, Donald Trump in visita al Campidoglio, via Flickr

Il partito lascerà a Pence 24 ore per rispondere e attivare il 25esimo emendamento: se non lo farà, inizieranno le procedure per l’impeachment, con un voto già possibile per mercoledì

In un’altra lettera indirizzata ai propri colleghi del partito democratico, la presidente della Camera Nancy Pelosi delinea i prossimi passi per “proteggere la nostra democrazia” da Donald Trump: oggi sarà presentata una prima risoluzione, redatta dal democratico Jamie Raskin, che chiede a Pence di attivare il 25esimo emendamento e dichiarare Trump “inabile” di svolgere le proprie funzioni. Se i repubblicani dovessero presentare obiezioni oggi, la risoluzione sarà messa al voto martedì — dopodiché, Pence avrà 24 ore per rispondere alla chiamata del Congresso. Se il vicepresidente non farà quanto richiesto, Pelosi preannuncia che la maggioranza procederà per il voto degli articoli di impeachment, che nel frattempo sono stati firmati da 210 democratici (su 222) nella camera bassa. I democratici non si aspettano che Pence segua le loro indicazioni, e infatti James Clyburn, il numero tre del partito, ieri ha detto a Fox News che stanno già lavorando autonomamente per arrivare a un voto per l’impeachment mercoledì, introducendo gli articoli già oggi, in parallelo alla richiesta di attivazione del 25esimo emendamento: per ottenere l’impeachment mancano sette voti, in questo momento.

Rimuovere Trump e impedirgli di potersi ricandidare non è solo una necessità — è anche una misura sostenuta da una buona maggioranza della popolazione statunitense, secondo un nuovo sondaggio ABC News / Ipsos, che ha trovato il 56% degli intervistati favorevoli alla rimozione di Trump. Per fare un paragone: quando la Camera votò per l’impeachment di Nixon nel 1974 un sondaggio Harris rilevava il 43% di favorevoli; Obama, considerato uno dei presidenti meno amati da una parte sostanziale della popolazione, non ha mai registrato un supporto popolare per l’impeachment superiore al 33% — in un sondaggio CNN del 2014. Questi numeri senza precedenti storici non bastano a convincere il presidente eletto Biden, che ieri è tornato a invocare l’unità nazionale. Molti democratici sono infatti preoccupati che lanciare il processo al Senato voglia dire paralizzare i primi mesi — i famosi “primi 100 giorni” — della presidenza Biden. Per evitare questa situazione, una possibilità avanzata sempre da Clyburn potrebbe essere quella di votare alla camera bassa questa settimana, e poi attendere che l’amministrazione Biden abbia preso un buon ritmo prima di portare il caso di fronte al Senato.

Continuano intanto gli arresti dei miliziani che hanno preso d’assalto il Campidoglio. Ieri è stato confermato che le autorità hanno fermato l’uomo che aveva portato con sé un mazzo di manette di plastica, apparentemente con l’intenzione di provare a catturare degli ostaggi. Indagando su un altro miliziano di settant’anni che in diverse foto appariva armato, le autorità hanno scoperto che aveva il furgone pieno di armi, e 11 barattoli di cocktail per Molotov pronti all’uso. Un terzo uomo è stato arrestato per aver mandato messaggi in cui scriveva di “voler mettere una pallottola in testa” a Pelosi. Ieri ha perso la vita un altro agente stazionato al Campidoglio, anche se al momento non è chiaro se a causa di ferite riportate durante l’assedio.

Arrestare qualche decina di facinorosi particolarmente violenti non basta però per mettere in sicurezza le istituzioni di Washington. Ieri la sindaca della città, Muriel Bowser, ha pubblicato su Twitter una lettera indirizzata al segretario del dipartimento alla Sicurezza interna, chiedendo di “adeguare” il proprio approccio nei confronti della sicurezza per la giornata dell’inaugurazione, alla luce degli eventi della scorsa settimana. Così come l’assedio del Campidoglio era stato quasi interamente organizzato in chiaro su internet, così sta succedendo per le manifestazioni di estrema destra dei prossimi giorni, che dovrebbero culminare in una “Million Militia March,” prevista proprio per il 20 gennaio. Parlando con il Washington Post Brian Harrell, ex assistente segretario alla Sicurezza interna dell’amministrazione Trump, non dispensa parole dure per chi l’ha sostituito: “Sapevamo tutti che decine di migliaia di estremisti sarebbero confluiti a Washington mercoledì, per cui non ci sono scuse per la mancanza di risorse. Le forze dell’ordine erano mal preparate per un evento che tutto il paese sapeva che stava arrivando, e che il presidente aveva pubblicizzato per settimane. È scioccante.”

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