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in copertina, la silhouette di Raphael Warnock, foto via Twitter

Warnock ha vinto, e anche la vittoria di Ossoff sembra ormai garantita — anche se probabilmente ci sarà un riconteggio. Con la maggioranza anche al Senato, Biden potrà governare davvero, anche se faticosamente

È ufficiale: i democratici hanno ribaltato entrambi i seggi al Senato nel ballottaggio della Georgia, grazie a una partecipazione senza precedenti — hanno votato 4,4 milioni di persone. Il reverendo democratico afroamericano Raphael Warnock ha sconfitto la repubblicana Loeffler, in una vittoria storica. Warnock è il secondo politico afroamericano eletto nel sud degli Stati Uniti dall’era della ricostruzione — contro di lui c’era tutto: il sistema del ballottaggio per le elezioni politiche è un unicum dello stato a livello federale, e storicamente si spiega come “misura di sicurezza razzista” per impedire a candidati afroamericani di essere eletti, dando la possibilità agli elettori di coalizzarsi contro eventuali candidati non–bianchi. Dopo una lotta all’ultimo voto sembra che ormai sia solida anche la vittoria di Ossoff, anche in questo caso andrà probabilmente al riconteggio, essendo il margine inferiore al mezzo punto percentuale.

I candidati repubblicani hanno registrato una performance migliore di quella di Trump, ma solo di margine, indicando che la mobilitazione auspicata dal presidente, contro i presunti brogli dei democratici — ricordiamo, in uno stato controllato dai repubblicani — non si è materalizzata. Gabriel Sterling, il funzionario repubblicano che gestisce i sistemi di voto dello stato, ieri era su CNN e ha detto esplicitamente che se i due candidati repubblicani avessero perso, sarebbe stata colpa di Trump, che attaccando le istituzioni della Georgia ha diviso il partito. Nei giorni scorsi molti commentatori avevano sottolineato che la vittoria era a portata di mano per il partito democratico — ma non per questo bisogna sminuirne la portata, anche se fosse per il rotto della cuffia: i democratici potrebbero migliorare i propri numeri rispetto a novembre e strappare una vittoria — due risultati che al partito sono riusciti solo un’altra volta in tutta la storia dello stato. Nel peggiore dei casi per i democratici, il Senato sarà esattamente spaccato in due.

Pochi giorni dopo la pubblicazione della telefonata in cui il presidente chiedeva di manipolare il risultato delle elezioni presidenziali in Georgia, e di fronte alla possibilità che il partito possa perdere anche il controllo del Senato, la posizione di Trump nel partito uscirà inevitabilmente indebolita. Circa un quarto del GOP finora si è dimostrato disposto a seguirlo fino in fondo nel suo tentato colpo di stato, e nei prossimi giorni questa frattura si trasformerà inevitabilmente in una vera e propria guerra interna — che non farà danni solo nel partito. La prima battaglia si combatte già oggi, al voto per ratificare la vittoria di Joe Biden alle elezioni. Secondo un retroscena di Maggie Haberman e Annie Karni ieri, dopo che Trump aveva twittato che “il vicepresidente ha il potere di rifiutare elettori scelti in modo fraudolento,” Pence avrebbe spiegato al presidente che, beh, non è vero. Per respingere il risultato elettorale in uno stato serve una maggioranza in entrambe le camere del Congresso — per cui si tratta di uno scenario fuori dal reame del possibile. Trump però, continua la propria strategia della tensione, anche contro il vicepresidente.

Nelle strade di Washington è iniziata una due giorni di proteste che uniranno i sostenitori di Trump alla destra più estrema del paese, in una manifestazione in cui più o meno coscientemente si invocherà il colpo di stato. La tensione è altissima: ieri la polizia di Washington ha arrestato sei persone, con capi d’accusa tra cui possesso d’armi — compreso uno che aveva con sé un’arma da fuoco senza il porto — e nel corso della giornata si sono registrati scontri rilevanti tra estrema destra e polizia — un evento piuttosto raro. È stato arrestato anche Henry Tarrio, il leader del gruppo per soli uomini di estrema destra Proud Boys — quelli di cui avevano parlato Biden e Trump durante il primo dibattito presidenziale. Tarrio è stato arrestato per possesso di caricatori ad alta capacità — che sono al bando nello stato di Washington — e per distruzione di proprietà privata per aver dato fuoco a uno stendardo Black Lives Matter che aveva rubato a una chiesa ad alta frequentazione afroamericana, un reato di cui molto scaltramente si era vantato nelle scorse settimane. In un momento di grande ironia, durante gli scontri di questa notte alcuni Proud Boys se la sono presa anche contro gli streamer di estrema destra che stavano trasmettendo le proteste su internet, lamentandosi che gli stessero riprendendo il volto: “Ci state doxxando, cazzo!”

Alla manifestazione c’è anche gente vestita, diciamo, creativamente:

https://twitter.com/jaredlholt/status/1346575085369520132

Continuano anche i movimenti inconsulti alla Casa bianca: ieri Trump ha firmato un memorandum in cui chiede ufficialmente che “antifa” sia contrassegnata come organizzazione terroristica — ricordiamo che antifa, come gruppo organizzato, non esiste. Il documento segna un passo allarmante, che potrebbe aprire ad arresti arbitrari e legittimare discriminazione e violenza: è lecito aspettarsi che sarà spazzato via dall’amministrazione Biden, ma il ritorno di un democratico alla Casa bianca, o magari anche strappare la maggioranza al Senato, non risolverà i problemi che scuotono la società statunitense, in primis quelli che derivano da una giustizia costruita per garantire la persecuzione delle minoranze. Ieri il procuratore generale della contea di Kenosha Michael Graveley ha annunciato che il poliziotto che ha sparato sette volte contro Jacob Blake, lasciandolo paralizzato, non sarà imputato per le proprie azioni.

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