Anche il 2020 è stato un anno di politiche migratorie repressive
Dalle navi quarantena al Cpr di via Corelli, dagli accordi con la Tunisia al Patto sulla migrazione e l’asilo, è stato un anno durissimo — e, in Italia, il decreto immigrazione non chiude con il passato ingombrante e razzista dei partiti della coalizione di governo
in copertina, foto via Twitter
Dalle navi quarantena al Cpr di via Corelli, dagli accordi con la Tunisia al Patto sulla migrazione e l’asilo, è stato un anno durissimo — e, in Italia, il decreto immigrazione non chiude con il passato ingombrante e razzista dei partiti della coalizione di governo
Era l’8 aprile quando, di fronte alla prima ondata di contagio, i ministri De Micheli, Lamorgese, Di Maio e Speranza — del governo Conte II, quello della “discontinuità” — firmavano per chiudere i porti dell’Italia, a loro detta non più un “porto sicuro” a causa del Covid. Chiudiamo quest’anno di TRAPPIST ripercorrendo le politiche migratorie del governo italiano durante un anno in cui grazie alla pandemia sono state giustificate ulteriori restrizioni dei diritti umani, contro le quali è stato spesso molto difficile protestare.
Dall’istituzione delle navi quarantena alla riapertura del CPR di via Corelli a Milano: il governo ha raccontato il nuovo decreto immigrazione come un importante passo avanti contro le leggi firmate da Salvini — ma per ogni cambiamento positivo, Pd e M5S hanno ereditato volentieri diverse misure retrograde. L’anno finisce con ancora molto da chiarire sul nuovo accordo con la Tunisia, e con nessuno sviluppo sui lager in Libia — dove teoricamente esattamente tra un anno ci dovrebbero essere nuove elezioni per un governo che unisca il paese.
Anche guardando lo scenario europeo nel suo insieme è stato un anno complesso. Dopo l’incendio catastrofico del campo profughi di Moria, sull’isola di Lesbo, il Patto sulla migrazione e l’asilo ha cercato di ridefinire il concetto di “solidarietà” — visto come solidarietà tra stati europei nel gestire il “fardello” dei migranti, e non verso chi migra rischiando la vita. Un mese fa, il Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione ha promesso di fare passi avanti importanti: ma non essendo vincolante difficilmente marcherà un vero cambio di direzione rispetto alle politiche sempre più repressive degli stati del continente.
Show notes
- Navi e bus, la “quarantena” dei migranti – Redattore Sociale
- «Navi quarantena», i minori che hanno perso la vita sono due | il manifesto
- Italia-Tunisia e quell’accordo fantasma – Nigrizia
- Che cambia con il nuovo decreto immigrazione – Annalisa Camilli – Internazionale
- I migranti in Libia li lasciamo morire in mare o marcire nei lager | Globalist
- Perché ora i migranti vanno verso le Canarie – Il Post
- Un anno di Commissione Von der Leyen: il punto sulle politiche per le migrazioni ⁄ Open Migration
- Il Cpr di via Corelli dev’essere chiuso al più presto
- L’Europa delle deportazioni sponsorizzate
- Nel braccio di ferro tra il governo e Musumeci a nessuno interessa dei diritti dei migranti
- Chi parte dalla Tunisia lo fa perché non ha altra scelta
- La guardia costiera libica ha ucciso tre persone, ma al governo italiano non importa
- Lo sciopero è l’ultima arma rimasta ai braccianti delle campagne
- Nessun diritto per i migranti sulla rotta balcanica durante la pandemia
- Non c’è bisogno di pagare riscatti: le armi esportate dall’Italia finiscono già in mano ai terroristi
- Nel Mediterraneo centrale non ci sono più navi di soccorso
- Più di 600 persone a marzo sono state respinte in Libia
- Nel Mediterraneo centrale non ci sono più navi di soccorso
- La Grecia deporta i migranti verso la Turchia?
- Serve ancora a qualcosa la Giornata mondiale del rifugiato?
In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesub e Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.