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Negli ultimi anni è emersa un’onda di giovani scrittrici che parlano di donne e questioni di genere, ma che soprattutto descrivono una generazione alle prese con il proprio destino sentimentale, lavorativo, e psicologico

La seconda puntata di Chiamando Eva torna a parlare di un argomento caro alle autrici: donne e letteratura. Negli ultimi anni, nel panorama editoriale, è stata vista crescere e diffondersi un’onda di giovani scrittrici che parlano di donne, femminismo, questioni di genere, ma che soprattutto descrivono la generazione dei millennials alle prese con il proprio destino, sentimentale, lavorativo, psicologico.

Ne esce un quadro di un insieme di soggettività complesse, i/le protagonisti/e si osservano con occhio cinico e disincantato, presentando un’immagine di sé carica di fragilità, vizi e difetti. Viene però da chiedersi se questa tendenza, nata nel panorama anglosassone e suggellata dal grande successo di “Normal People” di Sally Rooney, non abbia il limite di presentare una realtà parziale: c’è forse il rischio che la letteratura si “appiattisca” tutta in questa direzione?

In Italia questa lezione per ora non sembra essere pienamente colta. Ma non per questo mancano esempi lodevoli di giovani autrici che stanno emergendo come le nuove voci della letteratura. Spesso però partono da un vissuto autobiografico — Città sommersa di Marta Barone, La straniera di Claudia Durastanti, ma anche Nuova era onirica e Noi non abbiamo colpa di Marta Zura Puntaroni — tralasciando il mondo della cosiddetta “fiction”.

In un panorama — quale è quello italiano —  in cui, ancora con molta difficoltà, le scrittrici vengono presentati per i più importanti premi letterari, fa fatica a emergere un filone letterario ormai ben collaudato nel panorama anglosassone. 

Infine, passando in rassegna i 40 titoli consigliati da Elena Ferrante, le speaker commentano la lista dispensando consigli per gli acquisti.

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