Il caso di una maestra d’asilo torinese, licenziata dal proprio istituto dopo essere stata vittima di revenge porn, ha contribuito a riportare la scuola al centro del dibattito nazionale. Ma com’è la scuola che i ragazzi e i professori sono costretti a vivere durante il lockdown?
La scuola sarebbe dovuta essere una delle priorità del governo, insieme al lavoro — ma appena i contagi hanno cominciato a risalire, è stata rapidamente sacrificata in favore della produttività nazionale. Com’è la situazione oggi che la maggior parte degli alunni sono in didattica a distanza? Ne abbiamo parlato con Elena D’Alì di Chiamando Eva, e insieme a lei abbiamo cercato di capire com’è possibile che il problema della scuola italiana, per alcuni, sia il fatto che una maestra d’asilo sia libera di vivere la propria vita privata come vuole, senza essere oggetto di revenge porn.
Di problemi, infatti, ce ne sono numerosi. La didattica a distanza, per dichiarazione della stessa ministra Azzolina, aumenta le disuguaglianze tra gli alunni. “In mezzo a tante incognite, una certezza c’è: la chiusura delle scuole non produce gli stessi effetti per tutti,” aveva scritto la ministra su Facebook a fine ottobre. Ora è discutibile e discusso che le scuole possano mai riaprire prima di giugno: il deputato del M5S Marco Bella ha detto che l’ipotesi di tenerle chiuse per tutto l’anno è fuori discussione — ma se qualcuno deve smentire una voce, vuol dire che questa voce per qualche motivo circola. O no?
Ci sono, comunque, studenti e docenti che non si rassegnano alla dad. È il caso di Anita, una giovane studente torinese che ha deciso di organizzare un flashmob fuori dalla propria scuola, e seguire da lì alcune delle lezioni in segno di protesta. Il suo esempio è stato velocemente raccolto da altri studenti e studentesse in giro per l’Italia, come a Bologna, dove si è deciso di partecipare alle lezioni davanti alla scuola perché “un’aula non sarà mai più contagiosa di una chiesa.”
Ma quanto ha influito la riapertura delle scuole sull’aumento del contagio? Il discorso è molto delicato: nonostante l’aumento dei casi si sia registrato tra settembre e ottobre, non esistono prove conclusive sul fatto che l’aumento dei casi sia stato causato dal rientro scolastico — anzi: evidenze da studi internazionali segnalerebbero il contrario. È però vero che, una volta deterioratasi la situazione, lasciare a casa ampie fette della popolazione — come quella scolastica, appunto — è un buon modo per diminuire in fretta la circolazione del virus.
Ma in questi giorni per quanto riguarda la scuola si è parlato soprattutto della vicenda della maestra torinese vittima di revenge porn e successivamente licenziata dal proprio istituto. Nel 2018 la maestra era stata licenziata per colpa della diffusione di alcuni suoi video e foto di nudo, diffusione che è stata fatta a suo danno dall’ex fidanzato.
La vicenda è avvenuta nel torinese due anni fa, ma è emersa soltanto ora per via del processo in cui sono state implicate insieme ad altri la direttrice scolastica — accusata di aver obbligato la vittima alle dimissioni e di averla diffamata — e una donna che, imbattutasi nelle foto in una chat di gruppo del mario, aveva riconosciuto e minacciato l’insegnante e fatto circolare ulteriormente il materiale.
Per l’ex sono stati disposti i lavori socialmente utili e il risarcimento del danno — ma è chiaro chi ha pagato di più in questa storia, che fa scalpore anche perché al centro vi è quello che per eccellenza nelle categorie che vogliono la donna ferma a un modello degli anni ‘50 è stato il simbolo della donna illibata e premurosa: la maestra d’asilo — Lady Diana insegna. Sembra assurdo che una maestra d’asilo possa avere una vita sessuale — incredibile, vero?
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In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesub e Elena D’Alì @daliconlapostrofo. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.