Archiviare e riscrivere l’Italia: guida agli spazi postcoloniali online

Quali sono gli spazi virtuali, oggi, in Italia, che contribuiscono alla creazione di una narrativa culturale, storica e socio-politica postcoloniale? Abbiamo provato a elencarli

Archiviare e riscrivere l’Italia: guida agli spazi postcoloniali online

Quali sono gli spazi virtuali, oggi, in Italia, che contribuiscono alla creazione di una narrativa culturale, storica e socio-politica postcoloniale? E perché è necessario promuoverli e seguirli? Questo articolo si propone di mappare pagine, podcast e riviste online per creare un piccolo archivio di nuove voci che lavorano per un’Italia più consapevole e inclusiva

Nell’ultimo romanzo di Igiaba Scego, La linea del colore, l’italo-somala Leila porta alla luce i carteggi e l’arte della protagonista, Lafanu Brown, pittrice afroamericana vissuta nel diciannovesimo secolo, riuscendo non solo a far rivivere il suo ricordo ma anche ad esporre le sue opere alla Biennale di Venezia. Il topos dell’archivio in letteratura non è nuovo, ma nuova, almeno in Italia, è la volontà di riempire i silenzi della storia: in questo caso, quello delle vite di due donne nere, l’ostetrica Sarah Parker Remond e la scultrice Edmonia Lewis, a cui si ispira il personaggio letterario di Scego.

In Le goût de l’archive pubblicato nel 1981, la storica francese Arlette Farge scriveva che gli archivi non raccontano necessariamente il vero, ma, come direbbe Michel Foucault, raccontano qualcosa di vero, e cioè come il passato è stato costruito, da chi e da quali istituzioni è stato validato e quali sono le coordinate epistemologiche che legittimano la presenza o l’assenza di un determinato evento, gruppo sociale o artefatto. L’archivio infatti, come il canone letterario, preserva un numero di oggetti, di titoli, di informazioni che sono il risultato di una selezione. Immaginare l’archivio come un grande magazzino è plausibile solo se si considera che fuori dalla porta è rimasto dell’altro.

Nelle antologie, ad esempio, il problema della mancata rappresentanza di alcuni gruppi è stata messa in luce più volte nel corso della storia. Come nota lo storico della letteratura David Damrosch, la Norton Anthology of World Masterpieces, pubblicata nel 1956, ha incluso per la prima volta una  donna tra gli scrittori dei capolavori mondiali — Saffo — solo a partire dalla terza ristampa del 1976. Così, nella quarta edizione del Masterpieces of World Literature in Digest Form, nel 1969, gli autori non occidentali erano 23 su 1008: certamente un notevole miglioramento rispetto ai 3 su 1010 della prima edizione pubblicata vent’anni prima, ma sempre meno del 3% della letteratura mondiale che viene invocata nel titolo. Allo stesso modo, oggi, nei manuali di letteratura italiana adottati a scuola le autrici donne sono in netta minoranza, e spesso relegate sotto l’etichetta di “letteratura femminile.”

Fra i gruppi sottorappresentati dai canoni c’è sicuramente quello delle italiane e degli italiani con origini straniere, italian* di seconda generazione, che hanno iniziato a mettere in discussione la propria (in)visibilità tramite un assiduo lavoro di riscoperta e riscrittura delle proprie storie, creando luoghi fisici e virtuali in cui la propria voce potesse essere ascoltata senza mediazioni, senza “filtro bianco.” Un capitolo rimasto inesplorato è, ad esempio, quello del colonialismo italiano, la cui eredità si riflette sulla “condizione postcoloniale” dell’Italia di oggi. Intellettuali e storic* hanno riesumato la storia coloniale, rimasta nell’ombra dell’amnesia fascista, e l’hanno riposizionata nella memoria collettiva con l’aiuto di scrittrici e scrittori, artist*, giornalist*, filmmaker. Questo lavoro è andato di pari passo con l’intensificarsi di una riflessione generale sui “processi di razzializzazione, genderizzazione e le trasformazioni culturali generate […] dall’eredità del colonialismo, dall’emigrazione di massa, e dalle migrazioni globali contemporanee,” come affermano le studiose Lombardi-Diop e Romeo nella loro “Introduzione” a L’Italia postcoloniale.

Accanto a progetti dedicati alla letteratura e alla raccolta di titoli di scrittrici e scrittori della diaspora africana (e non solo), negli ultimi anni sono fiorite numerose iniziative, che spesso utilizzano i social media (Instagram in particolare) per farsi conoscere e seguire. Tra queste iniziative,  i podcast rappresentano sicuramente uno dei formati più innovativi e promettenti. Le discussioni coinvolgono la necessità delle italiane e degli italiani con origini straniere e, in particolare, delle italiane e degli italiani ner*, di essere rappresentat* sia a livello istituzionale che culturale, di confrontarsi con l’Europa e più in generale con altre realtà diasporiche e nazionali, di entrare nel dibattito pubblico, di scambiarsi spunti di riflessione, opinioni, pagine d’informazione. Se l’Italia in cui oggi viviamo non è la stessa di cento, di cinquanta né di dieci anni fa, come capirla e come cambiarla significa riflettere sulle narrazioni politiche e culturali in cui si situano le nostre competenze critiche. Qui di seguito viene fornito un elenco di alcune manifestazioni online, che partono sempre più spesso dalle nuove generazioni, di respiro transnazionale, dove informarsi su questioni identitarie, sulla migrazione, sulla fioritura di una contro-cultura e sulla definizione di cosa oggi possa significare essere italian*.

  • Black Coffee si autodefinisce come “podcast italiano senza filtri sulle identità nere.” Il primo post sul loro profilo Instagram è datato 27 aprile 2020 e dichiara l’intento di creare “uno spazio in cui ci si interroga sull’essere nero in Italia” ma che “narra” non una “comunità nera monolitica,” bensì “delle comunità nere.” L’Episodio 00 è del 7 maggio: nella puntata si presentano le due fondatrici, Emmanuelle e Ariam (rispettivamente residenti a Londra e Milano). Si incontrano grazie al progetto di The Little Black Diary  creato da Emmanuelle due anni prima, una pagina che è diventata anche podcast. Ariam ha prodotto il documentario Appuntamento ai Marinai – The story of second-generation Eritrean immigrants born and raised in Milan during the late 1970’s . Appuntamento ai marinai è anche il nome del suo profilo personale. Ad ogni episodio viene invitato un ospite esperto della tematica di cui si è scelto di conversare. L’espresso della domenica è un format diverso, più breve, in cui le due moderatrici scelgono un film o un altro argomento e ne parlano.
  • Afroitalian Souls è “una piattaforma digitale dedicata agli italiani afrodiscendenti. Nasce come risposta alla condizione di esseri umani invisibili delle persone nere in Italia agli occhi delle istituzioni, della società e dei media tradizionali italiani.” Viene lanciata nel 2014 e si presenta come uno spazio multimediale (con la creazione, anche, di un canale YouTube). Si discute di “arte&spettacolo,” “beauty&style” e di attualità, si mettono in rilievo gli esponenti/le esponenti afrodiscendenti con un’attenzione anche alle questioni di genere e alla comunità LGBT+. Afroitalian Souls si propone di indirizzare “la narrativa che vede protagonisti gli italiani di origine africana per contrastare la disinformazione e la strumentalizzazione mainstream che da decenni influenzano negativamente la percezione che la nostra società ha delle persone nere.”
  • S/confini, podcast di The Submarine che tratta di migrazione e identità, la cui prima puntata è andata in onda l’8 marzo 2019, è paradigmatico delle tensioni e delle apparenti contraddizioni sottese all’Italia di oggi. Le autrici, Natasha Fernando e Maria Mancuso ‒ co-autrice di questo articolo ‒ entrambe italiane e entrambe emigrate a Londra, discutono di temi come la legge sulla cittadinanza italiana, le storie di Lampedusa, la multiculturalità, il precariato e l’emigrazione dei giovani italiani all’estero, invitando di volta in volta esperti del settore.
  • The Afrologist. Letture Afropolitane è un blog letterario dedicato alla lettura e alla recensione di opere di scrittori africani o, appunto, “afropolitani.” L’intento è quello di restituire la complessità delle letterature africane agli utenti, cercando di accantonare l’idea di una Africa e di una letteratura africana. Le autrici e gli autori del blog, i cui nomi si trovano in fondo alla sezione Chi siamo, ricordano anche di non essere studiosi o studiose della materia. La sezione Libreria si dirama in otto sottosezioni che raggruppano i libri a seconda del genere letterario. È interessante notare la presenza della letteratura per l’infanzia che rappresenta una piacevole eccezione nel panorama delle piattaforme prese in analisi. Infine, la pagina dedicata a Le parole degli altri raccoglie diversi articoli sulle letterature africane e rimanda ad altre pagine sull’argomento.
  • BASILI&LIMM, acronimo di Banca dati degli Scrittori Immigrati in Lingua Italiana e della Letteratura Italiana della Migrazione Mondiale, è un archivio letterario, strumento imprescindibile per chi si occupa di letteratura italiana della migrazione. Fondato nel 1997 da Armando Gnisci nel Dipartimento di Italianistica dell’Università La Sapienza di Roma, ha subìto una chiusura di qualche anno per restauro per tornare nel 2017 in una nuova versione aggiornata. La sezione Opere Letterarie fornisce un elenco di tutte le opere scritte dagli anni Novanta ad oggi, specificando il paese di origine dello scrittore, il genere dell’opera e la casa editrice. Una sezione è dedicata alle tesi di laurea e di dottorato sull’argomento della letteratura della migrazione. BASILI&LIMM, oltre ad essere stato un progetto pionieristico, rimane un caposaldo del lavoro di numerosi ricercatori. Una specificazione importante alla riapertura del 2017 è che la lista degli autori è arricchita dalla Nuova Generazione, cioè da scrittori italiani figli di genitori migranti o di coppie miste.
  • El Ghibli è sicuramente la più longeva rivista online dedicata alla letteratura della migrazione italiana. Lanciata nel 2003 da un gruppo di scrittori “della migrazione transnazionale,” El Ghibli conta un numero elevato di collaboratori tra cui spiccano i nomi di personalità come Adrian Bravi, Anna Belozorovitch, Pap Khouma, Raffaele Taddeo, Angela Caputo. L’idea di abilitare uno spazio per la produzione e la lettura della letteratura della migrazione ha anticipato e promosso l’interesse editoriale che oggi sembra in continua crescita. Accanto a recensioni, interviste, racconti brevi e riflessioni, in El Ghibli un’attenzione particolare è dedicata anche alla poesia.
  • GRIOT Mag Italia è una rivista online attiva dal 2015 fondata da Johanne Affricot con l’intento di “Condividere. Ispirare. Diffondere cultura” e celebrare “Arti, Cultura, Musica, Stile dell’Africa, della diaspora africana e di altre culture e contaminazioni, in Italia e nel mondo.” GRIOT dedica una sezione alle Arti, una alla Cultura, una alla Musica in cui si trovano i maggiori esponenti contemporanei del panorama nero artistico mondiale (da Zanele Muholi a Malick Sidibé, da Childish Gambino a Kelsey Lu). In Style si propongono i dibattiti nel mondo della moda e dei suoi editoriali, dalla copertina di Vogue Italia in cui è ritratta Maty Fall Diba alle appropriazioni culturali di Louis Vuitton. Uno dei progetti più originali e apprezzati è sicuramente quello della serie The Expats, che raccoglie le storie di alcuni giovani cittadini italiani emigrati all’estero.
  • Your Muslim Sisters Chitchat è un podcast nato a marzo 2020. Le ideatrici sono Aicha e Kawtar, italiane di seconda generazione che hanno l’intento di “contribuire anche minimamente alla creazione di una online muslim community italiana più forte, più rappresentata.” Attraversano diversi argomenti e tematiche legate all’Islam e alle sue pratiche in una prospettiva assolutamente fresca e attuale (Ramadan come detox challenge!), che regala informazioni dall’interno della comunità musulmana e curiosità delle rispettive famiglie cercando di capovolgere i numerosi stereotipi che tutt’oggi in Italia aleggiano sull’Islam e i suoi fedeli.
  • Cardamomo Collective è “una galleria virtuale che vuole reclamare uno spazio artistico, di espressione, di guarigione, per le comunità sud-asiatiche in Italia,” “uno spazio per raccontarsi e non essere raccontati.” Nato nel febbraio 2020, Cardamomo Collective raccoglie foto, espressioni artistiche e multimediali, ma anche aneddoti e foto di famiglia. Il link in bio rimanda ad una lista “viva” di podcast, libri, documentari che aiutano a “avviare un processo di decostruzione e decolonizzazione.” Chiunque può contribuire alla sua crescita.
  • Il blog Second Generations “è scritto per, e soprattutto da, seconde generazioni.” Il team composto da quattro ragazze si impegna nella scrittura di articoli che spaziano dalle recensioni di libri (ad esempio Future) a tematiche di impegno socio-politico sull’integrazione e la cittadinanza. Una sezione del blog, A voi la parola!, raccoglie le esperienze dei lettori e delle autrici.
  • Coffee Soul Relief è una pagina Instagram creata pochi mesi fa da Jessica Sartiani e definita come “un posto sicuro contro le discriminazioni razziali, di genere, di religione e di orientamento sessuale.” Lo scopo, definito sotto il primo post pubblicato a giugno 2020, è quello di “parlare, confrontarsi, sostenersi e riflettere su tematiche scomode.”
  • Theoimani rappresenta un caso d’eccezione per l’originalità dell’idea: Theophilus Imani contrappone produzioni di artisti africani e afrodiscendenti a tele e fotografie di stampo occidentale; nel link in bio si rimanda ad alcuni articoli scritti da Theophilus.
  • Sul sito di Scritti d’Africa (associazione no profit) viene dedicata una sezione alla Letteratura africana con Archivio letterario, Recensioni, Articoli, Approfondimenti, I grandi classici, Poesia, Pensiero filosofico, Casella dei lettori.
  • The Afroitalian book è una pagina instagram che presenta una selezione di libri scritti da autori afroitaliani (da Sumaya Abdel Qader a Antonio Dikele Distefano) descrivendo la trama.
  • Pagine online che sostengono il movimento antirazzista sono ad esempio il Collettivo Ujamaa, “per un movimento antirazzista basato sulle esperienze di coloro che subiscono la discriminazione sulla propria pelle,” Black Lives Matter Bergamo “per una Bergamo antirazzista,” Ur Story Italia “per combattere ogni forma di razzismo.”
  • Tra le iniziative riguardanti la letteratura si ricordano il Festival delle letterature migranti, nato nel 2015 a Palermo e svoltosi tutti i successivi anni, e vari concorsi letterari:
  • Il Concorso letterario nazionale Lingua Madre è rivolto alle donne straniere in Italia. Il progetto è supportato della Regione Piemonte e del Salone del libro di Torino. Fondato da Daniela Finocchiaro, è attivo dal 2005. Molte sono le scrittrici che hanno partecipato in questi quindici anni, e alcune hanno continuato a pubblicare.
  • Diari Multimediali Migranti è un concorso indetto dal progetto DIMMI di storie migranti. Non solo letterario, accoglie anche altre produzioni artistiche (video, foto, disegni, etc.)
  • Il Concorso “Fabula e intreccio” è indetto dall’Associazione culturale Immezcla e l’Associazione Nazionale Oltre le Frontiere (Anolf-Calabria) e rivolta a immigrati e figli di immigrati.

Questo elenco fa emergere innanzitutto la volontà di sovvertire gli stereotipi in cui si trova ingabbiata la narrativa mediatica italiana, che sono all’origine della diffusione di idee semplicistiche e spesso distorte sul tessuto sociale e sulle questioni identitarie in Italia. Si nota un lavoro condiviso di rivisitazione, anche in chiave umoristica, delle problematicità insite anche nelle parole di chi si considera immune dal razzismo, oltre che una profonda coscienza intellettuale da parte di giovani che si informano su canali alternativi, portando in Italia idee e spunti bibliografici di assoluta pertinenza e impegnandosi nella creazione di un ecosistema transnazionale che unisca l’Italia al resto dell’Europa e alla diaspora africana e asiatica. Non è difficile, infatti, trovare tra le voci di questo nuovo movimento ragazz* che vivono, studiano, lavorano in altri paesi ma sono in costante dialogo con l’Italia. In questo viaggio di andata fisica e ritorno virtuale si crea una costellazione di voci che permettono il ripensamento della transnazionalità: un’Italia diversa, più consapevole, più giovane e che straripa fuori dai confini geografici della nazione-stato, costringendo a riconsiderare la posizione di tutti i soggetti che compongono e che agiscono nello spazio-Italia. La consapevolezza di autorappresentazione è espressa con molta forza, rimpiazzando quell’impianto unitario di rappresentazione dell’Altro che sopravvive nei media tradizionali; e anzi, un’altra direzione intrapresa è quella di portarci a notare e valorizzare la rappresentanza nera a livello istituzionale. In ultimo, è opportuno ricordare che il propagarsi di queste pagine non è solo il risultato di un’apertura della società alle tematiche affrontate ma di un lavoro enorme e costante di tutte le persone che da anni si impegnano affinché l’Italia si emancipi dalla dimensione provinciale in cui, sotto molti aspetti, si trova ancora intrappolata.

*Nota metodologica: assieme ad archivi e progetti istituzionali affermati, abbiamo prediletto realtà gestite da migranti/ seconde generazioni/ nuov* italian* che riflettono su tematiche connesse a migrazione, identità e (contro)narrazioni postcoloniali.

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