I nuovi lockdown in Europa sono un fallimento, ma non c’è altra soluzione
Il tracciamento dei contatti non ha funzionato, i sistemi sanitari non reggono: Macron chiude la Francia, la Germania stringe le maglie delle norme anti–contagio. In Italia, invece, il governo sembra paralizzato
Il tracciamento dei contatti non ha funzionato, i sistemi sanitari non reggono: Macron chiude la Francia, la Germania stringe le maglie delle norme anti–contagio. In Italia, invece, il governo sembra paralizzato
In questa puntata di TRAPPIST torniamo a parlare della situazione sanitaria e politica europea: mentre in Italia si rincorrevano testimonianze delle difficoltà che sta attraversando il sistema sanitario nazionale, Francia e Germania hanno annunciato nuove misure di per limitare il contagio. Macron ha annunciato che la Francia andrà in lockdown per un mese a partire da domani, mentre invece la Germania va in contro a misure anti–contagio più simili a quelle italiane, seppur più rigide. I media lo hanno definito un “lockdown leggero.”
Emmanuel Macron ha ammesso che la Francia ha bisogno di misure anti–contagio più efficaci, nonostante quelle già vigenti si siano rivelate molto impopolari, dato che la seconda ondata si sta configurando ancora più mortale della prima. Macron ha quindi annunciato che la Francia tornerà in lockdown per un mese, a partire da venerdì 30 ottobre. Le misure saranno simili a quelle viste in primavera: chiusura generalizzata delle attività “non essenziali” — restano aperte filiere agricole, fabbriche, logistica; divieto di organizzare incontri fuori dal proprio gruppo familiare; divieto di spostarsi fuori dalla propria regione. A differenza del primo lockdown, le scuole resteranno aperte — tranne le Università — e sarà ancora possibile visitare parenti in residenze assistenziali. Il lavoro da casa è fortemente consigliato, ma non obbligatorio.
Le misure approvate in Germania sono invece più vicine a quelle già adottate da Italia e Spagna, piuttosto che a un vero e proprio lockdown. Saranno chiusi completamente, però, bar e ristoranti, oltre a teatri, cinema, e palestre. La decisione arriva proporzionalmente prima in Germania che in altri stati, rispetto all’andamento del contagio — ieri sono stati confermati 16.774 casi, su una popolazione di più di 80 milioni di persone — ma non senza difficoltà: fino all’ultimo i leader dei 16 Länder tedeschi si erano opposti a qualsiasi tipo di chiusura a livello federale. L’accordo è arrivato solo in seguito a rassicurazioni riguardo alle misure di sostegno economico per le aziende colpite dalle misure: gli imprenditori potranno ricevere a fondo perduto esborsi pari al 75% del proprio fatturato del novembre 2019. Per i lavoratori del settore culturale, però, si tratta di una crisi senza precedenti: tutti i lavoratori autonomi, moltissimi nella filiera, non hanno visto annunciata nessuna misura di sollievo, e potranno fare affidamento unicamente sui meccanismi generali per la disoccupazione.
La situazione in Italia, nel frattempo, si fa sempre più allarmante. Non solo per i dati sempre più preoccupanti su nuovi positivi, deceduti e ricoverati in terapia intensiva: il dato forse più preoccupante è il continuo squillare di campanelli sulle condizioni del sistema sanitario nazionale. Finora la gestione della crisi è stata più “permissiva” proprio perché il governo sembrava in qualche modo illuso che il sistema sanitario potesse reggere alla situazione drammatica. Un primo allarme ieri è arrivato dagli Ospedali San Paolo e San Carlo di Milano, dove la dirigenza, in mail interne pubblicate da Matteo Pucciarelli, di Repubblica, su Twitter parlavano di una “situazione esplosiva,” con il “personale allo stremo.”
A questo punto è giusto chiedersi: ma qualcuno pagherà per tutto questo? Se l’arrivo della prima ondata aveva come parziale attenuante un grande effetto sorpresa, per questa non ci sono scuse — l’Europa intera si è fatta trovare completamente impreparata al nuovo dilagare della pandemia. Nonostante ciò, in Italia, per ora il consenso sulla gestione dei fatti da parte del governo sembra essere ancora solida, e lo stato della politica nazionale sembra essere troppo catatonico per impostare un ragionamento costruttivo: l’unica opposizione sembra essere quella di complottisti e negazionisti — una posizione che fa comodo solo a chi intende sacrificare ancora più vite umane per il proprio profitto.
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In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesube Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.