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in copertina, elaborazione da foto via Flickr

Anche prima di contrarre il coronavirus Trump passava la propria campagna elettorale a diffondere informazioni pericolose sul virus e a soffiare sul fuoco dell’odio razzista. Un nuovo studio della Cornell University ha rilevato che, tra le altre cose, Trump è stato il più grande “generatore” di notizie false sul coronavirus del mondo

*Questa puntata è stata registrata nel pomeriggio di giovedì 1 ottobre 2020

A un mese dal voto, Trump è risultato positivo al test per il coronavirus. La notizia arriva in mezzo ad un calendario fittissimo di appuntamenti, eventi, e manifestazioni, che dovranno essere cancellate mentre il presidente resta in quarantena con la moglie. Nei giorni scorsi — non si sa esattamente da quando fosse positivo, è bene tenere presente — Trump ha rigato tantissimo, facendo sempre il  solito Trump, soprattutto nel primo dibattito faccia a faccia con il suo rivale, Joe Biden, nella corsa verso le elezioni di novembre — un dibattito è stato definito uno “shit show” dalla corrispondente della CNN Dana Bash. Trump non lasciava parlare Biden per più di mezzo minuto consecutivo, provando a metterlo all’angolo e farlo balbettare. Biden non è caduto nella trappola, in compenso si è confermato essere un politico noiosissimo. 

Risultato: tra l’imbranataggine di Biden e la tracotanza di Trump, in pratica non si è detto nulla. Si è parlato ovviamente anche di coronavirus, e Trump è tornato a ripetere le proprie frequenti falsità: i bambini sarebbero, a suo parere, “immuni.” Per colpa anche di Biden, non si è detto quasi niente di vero e sostanziale a riguardo — mentre il Presidente avrebbe potuto essere attaccato duramente.

Più inquetante invece la piega che ha preso la conversazione quando si è affrontato il suprematismo bianco. Quando Biden — con una mossa non molto intelligente — gli ha chiesto di condannare i “Proud Boys,” un gruppo di estremisti violenti, Trump ha detto di “fare un passo indietro e prepararsi.” Non esattamente una condanna — alcuni membri dell’organizzazione festeggiavano, e poco dopo è iniziata a circolare una versione del loro stemma, circondato dalla citazione del presidente.

Dibattito a parte, Trump continua anche a millantare brogli e irregolarità attraverso il voto postale, in modo da costruire una narrativa che renda possibile contestare il risultato elettorale nel caso dovesse perdere le elezioni. Trump è tornato a seminare dubbi sulla legittimità del voto — come i presunti brogli in corso a Philadelphia, di cui ovviamente non ci sono prove, dove ha incoraggiato la propria base elettorale a compiere pratiche di intimidazione sugli elettori. 

Il caso citato di Philadelphia è particolarmente problematico, perché coinvolge non solo strumenti per contestare il voto, ma per attivamente intimidire i sostenitori del partito democratico per andare a votare. Se vi sembra una analisi troppo allarmista ricordatevi che è come avete reagito ad ogni notizia su Trump in questi quattro anni, e poi ha fatto tutte le cose che si temeva facesse. Ieri il New York Times ha pubblicato un retroscena agghiacciante che racconta di come il partito repubblicano stia “costruendo un esercito di sostenitori di Trump” da inviare come “monitor” delle elezioni. 

Ma quanto è dannoso Trump per il mondo? Proprio ieri è uscito uno studio della Cornell University che misura la cattiva informazione durante la pandemia, e, dopo aver esaminato 38 milioni di articoli, i ricercatori dell’università hanno premiato come peggior divulgatore del mondo proprio il presidente degli Stati Uniti: Trump sembra essere in grado di spargere disinformazione semplicemente respirando, inquinando internet continuando a dire le sue stupidaggini — come quella, assurda, secondo cui i raggi ultravioletti o i disinfettanti curerebbero dal virus. Gli auguriamo che su di lui funzionino.

Show Notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesub e Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

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