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Sei mesi dopo lo scoppio della pandemia in Italia, nel resto dell’Europa il numero di casi aumenta sempre più rapidamente. Ma che cosa abbiamo imparato dalla catastrofe della scorsa primavera?

Sei mesi dopo lo scoppio della pandemia in Italia, nel resto dell’Europa il numero di casi aumenta sempre più rapidamente. Ma che cosa abbiamo imparato dalla catastrofe della scorsa primavera? La sanità italiana — e lombarda, quella più colpita sei mesi fa — sono pronte alla seconda ondata?

A distanza di più di sei mesi dallo scoppio della pandemia di Covid-19 in Italia e in Lombardia — e mentre all’estero già infuria quella che molti definiscono una seconda ondata — si possono iniziare a tirare le somme di quello che è successo. La regione guidata dalla giunta Fontana, ad esempio, è riuscita dopo cinque mesi di trattative e colpi di scena a nominare una commissione regionale a riguardo che non fosse farlocca o comandata da personaggi un po’ troppo vicini alla giunta stessa, come la consigliera di Italia Viva Patrizia Baffi.

In un articolo pubblicato ieri su il manifesto, un medico di Nembro — uno dei comuni della bergamasca più colpiti — ha illustrato come sia riuscito a curare in modo efficace tutti i suoi pazienti, tra i quali non si è contata nemmeno una vittima, indicando il depotenziamento del sistema di medici di base lombardo come una delle principali cause della gravità della pandemia della regione. Un’accusa formulata anche da Vittorio Agnoletto, di Medicina democratica.

Dopo cinque mesi di attesa e di chiusura, inoltre, l’Ats competente ha anche divulgato le statistiche dei morti nelle Rsa della provincia di Bergamo, che hanno fatto registrare un drammatico +700% durante le settimane di marzo più gravi della pandemia. Una statistica che conferma l’effetto devastante della decisione, presa dalla giunta Fontana, di inviare malati di Covid non gravi nelle Rsa della provincia per liberare posti in ospedale, con l’ordinanza XI/2906, dello scorso 8 marzo.

Non solo l’Ats di Bergamo, ma anche i ministeri della salute di Francia e Spagna sono in genere restii a divulgare i propri dati. Oltralpe, la situazione è sempre più drammatica: sia a Madrid che a Parigi si sta cominciando a ragionare seriamente se sia il caso di imporre misure drastiche per contenere la diffusione della pandemia — in Francia i nuovi casi quotidiani hanno superato i 16 mila.

Ma non tutto il male viene per nuocere: l’Accademia svedese ha annunciato che quest’anno non si terrà il consueto banchetto luculliano in occasione dell’assegnazione dei premi Nobel: un piccolo contrappasso per aver premiato lo scorso anno lo scrittore austriaco Peter Handke, negazionista del genocidio bosniaco e grande ammiratore del leader ultranazionalista serbo Slobodan Milosevic.

Show Notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesub e Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.

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