Interregni, spore, frontiere: una conversazione con Claudia Durastanti
Perché non parliamo di “spore” invece che di “radici” per definire la nostra identità? Milano ha un futuro che non sia asettico, ostile e gentrificato? Ne parliamo con Claudia Durastanti, autrice de “La straniera,” nella nuova puntata di S/Confini
in copertina, foto Sarah Lucas Agutoli
Perché non parliamo di “spore” invece che di “radici” per definire la nostra identità? Milano ha un futuro che non sia asettico, ostile e gentrificato? Ne parliamo con Claudia Durastanti, autrice de “La straniera,” nella nuova puntata di S/Confini
Claudia Durastanti è una traduttrice e scrittrice italiana, autrice de La Straniera, finalista del Premio Strega 2019. Ha inoltre pubblicato Un giorno verrò a lanciare sassi alla tua finestra (2010), A Chloe, per le ragioni sbagliate (2013) e Cleopatra va in prigione (2016).
L’intervista prende il via dal suo romanzo e tocca temi come la disabilità, la lingua, il concetto di “casa” e quello di “radici”, che l’autrice propone di sostituire con quello di “spore”. Parliamo poi di Neverland, interregni abitati da persone straniere che si muovono come ologrammi nelle città dove approdano. Durastanti ci racconta della sua vita a Londra e della sue impressioni su Milano, il cui destino secondo lei somiglia a quello della città britannica: gentrificata, ostile e asettica. Ci spostiamo poi in Basilicata, dov’è cresciuta, per parlare del Sud come frontiera interna e subalterna, il cui racconto è spesso subappaltato a uno sguardo esterno che non ne coglie le trasformazioni sociali, anche profonde, che sono avvenute negli ultimi anni.
Ai microfoni: Maria Mancuso, Nathasha Fernando, Claudia Durastanti
Redazione: Nathasha e Maria
Editing e post produzione: Maria
Musica: Francesco Fusaro