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Secondo gli esperti la decisione di chiudere le discoteche è stata doverosa e, anzi, sarebbe stato meglio farlo prima. Ma secondo la Lega e Fratelli d’Italia il governo “ce l’ha con i giovani”

Oggi entra in vigore la nuova ordinanza emanata dal Ministero della Salute, che prevede la sospensione “all’aperto o al chiuso” delle attività da ballo “che abbiano luogo in discoteche, sale da ballo e locali assimilati,” ma anche in qualsiasi altro spazio aperto al pubblico, come spiagge e stabilimenti balneari. In più, viene introdotto l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto dalle 18 alle 6 “negli spazi pubblici ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale,” come piazze e lungomari.

Nonostante qualche giorno di esitazione, il governo ha deciso così di mettere fine alle polemiche e unificare i provvedimenti regionali adottati in ordine sparso nei giorni scorsi — la Calabria per esempio aveva già chiuso le discoteche, mentre in Lazio, Veneto e Emilia-Romagna erano state emanate ordinanze per ridurre la capienza e obbligare all’uso delle mascherine anche sulla pista da ballo. Da giorni gli esperti sanitari che assistono il governo mettevano in guardia sul rischio che le discoteche potessero trasformarsi in luoghi di contagio: tra i focolai attivi al momento risultano diversi casi di persone in isolamento dopo aver partecipato a serate in cui erano presenti persone positive al virus, mentre hanno fatto molto discutere le foto e i video — rilanciati dai media con un’attenzione forse eccessiva — delle folle in discoteca e negli stabilimenti balneari.

Ora a protestare sono soprattutto i gestori dei locali, costretti a chiudere pochi giorni dopo la riapertura — che però, a leggere il testo dell’ultimo Dpcm, non sembra essere stata del tutto legittima: il provvedimento del governo, firmato lo scorso 7 agosto e valido fino al 7 settembre, vietava chiaramente tutti gli eventi “che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto” e dichiarava “comunque sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati.”

Ma allora perché c’è stato bisogno della nuova ordinanza del Ministero della Salute? Molto semplice: Il Dpcm lasciava sostanziale libertà alle regioni e alle province autonome di “stabilire una diversa data di ripresa delle attività,” e così le singole giunte regionali hanno emanato ordinanze meno restrittive per assecondare le esigenze del turismo locale: così è stata disposta la riapertura delle discoteche, per esempio, in Lombardia, in Valle d’Aosta, in Campania, eccetera. Fino a pochi giorni fa, almeno la metà dei governatori regionali si diceva contraria a una nuova stretta sulle sale da ballo.

Adesso che l’aumento dei contagi registrato settimana scorsa ha diffuso a tutti i livelli una certa paura per il rischio di una “seconda ondata,” i governatori stanno assumendo una posizione molto più defilata: il presidente lombardo Fontana, per esempio, ha scritto di aver chiesto al governo di permettere il mantenimento delle attività di somministrazione di alimenti e bevande per i locali interessati, senza criticare nel merito il provvedimento; più esplicito il ligure Toti, secondo cui si tratta di una limitazione dei diritti “ingiustificata” perché i nuovi contagiati “non stanno alimentando nuovi ricoverati” (un’affermazione che, oltre ad essere irresponsabile, è semplicemente falsa).

Fratelli d’Italia e Lega sono i partiti che con più decisione hanno deciso di salire sulla barricata dei gestori di locali e discoteche — che minacciano di ricorrere al Tar contro il provvedimento, nonostante gli indennizzi promessi dal governo nel passaggio parlamentare dell’ultimo decreto-legge: secondo Ignazio La Russa “questo governo si accanisce contro i giovani che vogliono stare insieme,” mentre Daniela Santanché ha dichiarato che la sua discoteca resterà aperta. “Mi fanno paura le sinistre che non hanno lavorato mai: recludono i giovani e fanno scorrazzare gli extracomunitari.”

Il pretesto dell’immigrazione è quello più sfruttato, ovviamente, anche da Matteo Salvini, che da settimane spinge l’acceleratore sulla propria retorica xenofoba strumentalizzando i casi di contagio tra i richiedenti asilo arrivati in Italia — nonostante siano dovuti in gran parte al sovraffollamento delle strutture di accoglienza, come la caserma Serena di Treviso, e nonostante si tratti di numeri che incidono soltanto in minima parte sull’andamento nazionale dei contagi. Ma per l’ex ministro dell’Interno “è una follia prendersela con i ragazzi che escono e si vogliono divertire.” D’altronde Salvini vanta una lunga frequentazione dell’ambiente discotecaro — a partire dal Papeete di Milano Marittima, il cui proprietario Massimo Casanova è talmente amico del leader leghista da essersi guadagnato un posto all’Europarlamento. Nel giugno 2019, quand’era ministro, Salvini aveva firmato un provvedimento molto ben voluto dai gestori dei locali, togliendo il divieto di vendere alcolici dopo le tre di notte. Ma non solo: Salvini è ormai stabilmente imbarcato nel fronte dei negazionisti italiani, continua a farsi fotografare senza mascherina tutte le volte che può e insinua, esattamente come Toti, che l’aumento dei contagi non sia un problema, dato che “i contagi non sono malattie.”

Ovviamente è difficile pensare che le discoteche siano l’unico fattore che ha determinato l’aumento dei casi nei giorni scorsi: gran parte dei focolai riguarda contagi intra-familiari, rientri dall’estero, ambulatori medici, case di cura, parrucchieri, luoghi di lavoro. Ed è vero che negli scorsi mesi il governo ha spesso posto eccessivamente l’attenzione sui comportamenti individuali e meno sull’attuazione di una coerente strategia di tracciamento dei contagi, trascurando, in modo particolare, di far rispettare le misure di sicurezza nei luoghi di lavoro più a rischio — come mattatoi e magazzini della logistica. Un conto però è prendersela con i runner o multare persone che prendono il sole completamente isolate in spiaggia, un conto è giustificare assembramenti di centinaia di persone in spazi chiusi per difendere, nemmeno tanto implicitamente, gli interessi economici legati al divertimento notturno nelle località turistiche. È curioso, infatti, che la difesa più sperticata del diritto dei giovani a “divertirsi” arrivi proprio dalla parte politica che, a livello locale, è tradizionalmente impegnata nella “guerra alla movida.”

Se i numeri di ieri, intanto, sono più confortanti rispetto al bollettino di sabato — 479 contagi e 4 decessi — è perché c’è il solito “effetto weekend” dovuto al minor numero di tamponi processati. In generale, l’incidenza dei nuovi casi sui tamponi effettuati sta aumentando, segno che a fronte di un aumento dei contagi si sta testando di meno.

Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente del Consiglio superiore di sanità Locatelli sostiene che la chiusura delle discoteche era “improcrastinabile,” ma si dice ottimista sui numeri e sulle possibilità di contenimento dell’epidemia. “Non pensiamo si possa riprodurre un’emergenza paragonabile a quella della fase uno anche perché i contagiati vengono diagnosticati precocemente per cui si prevengono le forme gravi” — non c’è quindi ragione di pensare a un rinvio della riapertura delle scuole. Secondo Locatelli, i contagi provengono nel 25-40% dei casi, a seconda delle regioni, “da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia.”


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In copertina: Salvini e Toti al Papeete nel 2016, via Facebook