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In tutto il mondo la corsa al vaccino per il coronavirus è già molto affrettata: l’annuncio del governo russo potrebbe innescare una sorta di “crisi dello Sputnik” in negativo

Ieri Vladimir Putin ha annunciato che la Russia avrebbe vinto la corsa per un vaccino contro il Covid–19: il governo ha emesso infatti l’approvazione regolamentare per un vaccino sviluppato in Russia, dopo meno di due mesi di test su esseri umani. Il vaccino, sviluppato dall’istituto Gamaleya, sarà prodotto dal conglomerato Sistema, e sarà venduto con l’etichetta “Sputnik V” a partire dal primo gennaio 2021. Come il nome rende evidente, Putin vuole replicare un “momento Sputnik,” come quando, nel 1957, il mondo si meravigliò della perizia tecnica allora sovietica con il lancio dello Sputnik 1. L’annuncio, però, ha molto preoccupato la comunità scientifica: sviluppare vaccini è normalmente un lavoro che richiede anni, e già i ritmi a cui si sta lavorando in tutto il mondo sono preoccupanti. Approvare un vaccino ancora prima dell’inizio della Fase 3, quella dei test di massa, è secondo molti un comportamento sconsiderato.

La reazione internazionale non è stata delle migliori: Peter Pitts, ex Commissario associato della Food and Drug Administration ha dichiarato che Sputnik V “più che un vaccino è un cocktail Molotov.” Secondo Francois Balloux, un genetista dello University College, “la vaccinazione di massa con un vaccino testato non completamente è immorale.” Secondo Svetlana Zavidova, dell’Associazione delle Organizzazioni di ricerca clinica russe, “è una cosa ridicola, mi vergogno del mio paese.” Zavidova ieri ha scritto una lettera al ministero della Salute russo, chiedendo di rimandare la registrazione del vaccino a quando i test saranno conclusi.

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A dimostrazione che il vaccino sarebbe sicuro — un po’ come quando un personaggio beve per primo la bevanda che sta offrendo per dimostrare che non sia avvelenata — Putin ha annunciato che una delle sue figlie è già stata vaccinata e “ha avuto 38 di febbre per un giorno, poi 37, e fine.” Ma a quante persone è stato inoculato finora? Effettivamente molto poche: secondo i dati raccolti da ClinicalTrials finora il vaccino è stato somministrato a 76 volontari in due round di test, ma non sono stati pubblicati i risultati di nessuno dei due test.

Come dovrebbe funzionare

Il vaccino, di per sé, non è strano, o evidentemente pericoloso: si preconfigura con la somministrazione di due dosi — come molti altri. Con una prima inoculazione di virus Ad26 — come il vaccino in sviluppo presso Janssen, di Johnson & Johnson — e una seconda di virus Ad5, come il vaccino sperimentale della cinese CanSino Biologics. Il problema, come viene ripetuto spesso, non è di per sé sviluppare un vaccino contro il virus che causa il Covid–19 — in tutto il mondo ci sono altri 167 candidati vaccini — ma produrre un vaccino sicuro, e farlo rapidamente.

Le preoccupazioni non riguardano soltanto la Russia: diversi esperti sanitari statunitensi, ad esempio, sono preoccupati da quella che si potrebbe configurare come una “crisi dello Sputnik” con effetti negativi: ovvero che l’annuncio di Putin permetta a Trump di imporre ulteriori pressioni sulle authority statunitensi perché un vaccino venga confermato come sicuro al più presto. Negli Stati Uniti la ricerca per il vaccino è già affrettatissima, specificamente per avere l’approvazione entro fine ottobre — chissà come mai. Poche ore dopo l’annuncio russo, Trump ha sentito il bisogno di ricordare che nel paese sono in corso test di Fase 3 per tre diversi vaccini, e ha annunciato un accordo con Moderna per l’acquisto di 100 milioni di dosi. Una notizia certamente importante ma non inedita: l’amministrazione ha già firmato accordi simili con Pfeifer e Johnson & Johnson.


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