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Il numero di infetti sta aumentando in modo preoccupante, e potrebbero essere necessarie nuove misure per contenere il contagio

L’emergenza coronavirus si affaccia di nuovo sull’Europa: la Spagna, in particolare, sembra essere pienamente entrata nella propria “seconda ondata” di contagio. Ieri nel paese sono stati sfiorati di nuovo i mille casi confermati: sono stati individuati focolai in tutte e 17 le regioni del paese, e secondo il ministero della Salute spagnolo in almeno 10 regioni il virus si sta ancora diffondendo. Per ora, per fortuna, sembra che il numero di morti non stia aumentando — in parte perché molte delle persone malate individuate sono più giovani che in precedenza, per cui il loro tasso di mortalità è più basso. 

Questo aumento drammatico di casi non sembra essere molto interessante per la stampa italiana, che sembra decisa a ignorare la questione il più possibile. Eppure il numero di casi sta crescendo velocemente in molti paesi europei, come ad esempio in Germania, dove ieri l’Istituto Robert Koch ha confermato 781 nuovi casi. Il Primo ministro della Sassonia Michael Kretschmer ha dichiarato al Rheinische Post che “la seconda onda del coronavirus è già qui.” 

Il timore è, chiaramente, che gli spostamenti delle persone per le vacanze estive permettano al virus di espandersi rapidamente. Questo timore è fondato per l’Italia, che basa una larga fetta della propria economia sulle attività turistiche, ma anche per molti altri paesi europei — come appunto la Spagna. Il Primo ministro francese Castex ha avvisato i propri cittadini di non visitare la Catalogna. Anche in Francia la situazione è comunque allarmante — ieri sono stati confermati 1.130 casi, più di mille per il secondo giorno consecutivo. Anche la Norvegia ha preso disposizioni per i focolai spagnoli, imponendo 10 giorni di quarantena a tutti i viaggiatori che arrivano dal paese.

In Italia, per il momento la situazione sembra essere più rassicurante, anche se rimangono vari punti critici. Secondo il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità, la diffusione del virus è “stabile” rispetto alla rilevazione precedente, ma “persiste una trasmissione diffusa del virus che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti.” L’Iss fa anche notare che una parte rilevante dei focolai sono “d’importazione” — e ieri il ministero della Sanità ha disposto la quarantena per chi arriva da Bulgaria e Romania. In Romania si sono registrati, solo ieri, più di 1.100 nuovi casi

Secondo il report dell’Istituto superiore di sanità, in Italia è in calo anche l’età media di chi si ammala, che è scesa intorno ai quarant’anni, come nel resto d’Europa: una differenza rilevante, rispetto a una pandemia che colpiva — drammaticamente — soprattutto gli anziani. I nuovi casi di ieri nel paese, in totale, sono 252, in lieve calo rispetto al giorno precedente — ma l’indice Rt continua ad essere superiore a 1 in sei regioni, e anche a livello complessivo nazionale. 

L’Italia sarebbe pronta ad affrontare un aumento dei contagi come quello che si sta verificando altrove nel continente? Molti dei nuovi focolai, come quello della Bartolini di Bologna o Rovereto, sono stati affrontati in modo piuttosto efficace dalle autorità, prevenendo una drammatica impennata di nuovi casi per tutto il paese; ci sono, però, anche motivi per non essere così ottimisti. Ad esempio il flop dell’app Immuni, che doveva essere la colonna portante della “fase 2” ed è stata invece scaricata solo dal 12% di chi possiede uno smartphone compatibile

Un dato che emerge sia dall’osservazione della pandemia in Europa che nei nuovi focolai italiani è la grande criticità dell’ambiente lavorativo, in particolare di alcuni settori come quello alimentare o delle consegne, nella diffusione di nuovi casi. E questo sottolinea come sia importante fare prevenzione soprattutto in questi contesti, cercando di non nascondersi dietro paraventi come le accuse di “movida selvaggia” che ci hanno accompagnati in questi mesi.

in copertina, foto via Facebook