Il futuro del trasporto urbano è la bicicletta, ma fare nuove piste ciclabili non basta
La bicicletta è il mezzo più adatto agli spostamenti urbani e la pandemia ci sta costringendo a cambiare il nostro modo di pensare e interagire con la città
La bicicletta è il mezzo più adatto agli spostamenti urbani e la pandemia ci sta costringendo a cambiare il nostro modo di pensare e interagire con la città
La bicicletta è il mezzo migliore per spostarsi in città ed è in grado di rispondere a tutti i problemi del traffico urbano. Non è una novità: in molte città europee, da anni, le amministrazioni stanno limitando il traffico automobilistico in favore di una mobilità più sostenibile. Una tendenza che l’Italia non è stata in grado di seguire. Milano non fa eccezione, nonostante si trovi nel cuore dell’area più inquinata d’Europa e sia governata da giunte progressiste da quasi 10 anni.
La pandemia da Covid-19 ha messo in risalto molti aspetti insostenibili del nostro sistema, tra cui la mobilità urbana. Come ha riconosciuto l’assessore all’urbanistica del comune di Milano, Pierfrancesco Maran, “prima stavamo pianificando per il 2030, ora la nuova fase la stiamo chiamando 2020. Invece che pensare al futuro, dobbiamo pensare al presente.” Nonostante abbia confermato la sospensione di Area C fino a fine maggio, il Comune sta attivamente ripensando la viabilità urbana con alcuni provvedimenti volti a limitare l’uso delle macchine e favorire quello delle biciclette.
Un buon esempio è la ciclabile di Corso Venezia/Buenos Aires, una delle principali arterie del centro città ancora aperte al traffico, che ha subito lavori di adeguamento al traffico ciclabile. Il Comune ha annunciato di avere in programma complessivamente 35km di nuove piste ciclabili. A Milano il comune ha annunciato 35 km di corsie ciclabili nuove e il governo ha messo a disposizione buoni fino a 500€ sul 60% sull’acquisto di una nuova bicicletta — o un altro mezzo di trasporto individuale, anche elettrico — per chi risiede in un comune di più di 50 mila abitanti. Un fatto degno di nota, che costituisce forse la principale spinta all’uso della bicicletta da parte del governo italiano finora.
Tuttavia enti e fonti di informazione specializzata come la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e Bikeitalia.it sostengono che queste misure da sole non siano sufficienti a garantire la sicurezza di tutti i ciclisti. Hanno deciso dunque di presentare alle istituzioni e ai cittadini alternative di viabilità e modifiche del codice stradale che hanno già avuto successo in numerose città europee. Su bikeitalia.it si può scaricare gratuitamente il Piano Emergenziale della Mobilità Urbana realizzato, tra gli altri, con l’architetto Matteo Dondé.
I motivi per cui la bicicletta, anche a Milano, potrebbe diventare il mezzo di trasporto urbano per eccellenza sono molti, spesso addirittura banali. A partire dalla sostenibilità ambientale, un tema sempre centrale in una città come Milano: semplicemente, pedalare non produce inquinamento. Inoltre, anche se può sembrare controintuitivo, respiriamo un’aria migliore: studi condotti negli ultimi vent’anni hanno dimostrato che l’aria all’interno dell’abitacolo di una macchina può essere 9-12 volte più inquinata dell’aria esterna. La scarsa capacità di riciclo d’aria di una macchina con i finestrini chiusi, infatti, comporta un grande accumulo degli agenti inquinanti all’interno della vettura.
Non va molto meglio anche per chi decide di prendere i mezzi pubblici. Secondo uno studio condotto nella metropolitana di Londra, in alcune stazioni sono stati rilevati livelli di PM2.5 fino a 30 volte superiori rispetto alla superficie stradale. Le cause in questo caso sono ancora in fase di indagine, ma sembrerebbero correlate al livello di pulizia dei tunnel e all’usura dei materiali metallici dei convogli.
La bicicletta è sostenibile anche economicamente: con 200€ si può comprare un modello nuovo di zecca, con una cifra inferiore si può trovare un ottimo modello di seconda mano — su Marketplace è facile trovare ottime soluzioni pronte per l’utilizzo per meno di 100€. Unite a un costo di mantenimento che si aggira attorno ai 60€ annuali, queste cifre sono irrisorie se paragonate ai costi dei servizi di car-sharing o dei mezzi pubblici — l’abbonamento annuale ATM a Milano costa 330€ — per non parlare dei costi del carburante e di mantenimento dei mezzi a motore. In più, nel nuovo “decreto rilancio” è previsto un bonus per l’acquisto di biciclette, monopattini e altri mezzi di micro-mobilità.
Per quanto riguarda i tempi di percorrenza, una motivazione spesso addotta dagli automobilisti per giustificare l’uso del loro veicolo, il termine-cappello “mobilità lenta” con il quale si identificano tutte le mobilità non motorizzate può generare degli equivoci. Secondo uno studio UnipolSai basato sui dati ricavati dalle scatole nere delle vetture dei clienti, la velocità media di un’automobile in un contesto urbano è inferiore ai 20km/h, fino ad abbassarsi a 8-9 km/h nelle ore di punta: nettamente inferiore alla velocità media di una bici. Milano in particolare si estende per circa 15 km di diametro in una zona completamente pianeggiante ed è caratterizzata da un’architettura urbanistica molto centralizzata, il che significa che è possibile raggiungere pedalando moltissime destinazioni in mezz’ora o meno. Se aggiungiamo il fatto che il 60% degli spostamenti dei milanesi sta al di sotto dei 3km, come segnalato dall’urbanista Matteo Dondé, la città meneghina sembra presentarsi come l’area ideale per una mobilità prevalentemente ciclabile, nonostante solo il 6% dei cittadini oggi scelga di spostarsi prevalentemente in bici.
—Leggi anche: Come trasformare Milano in una città ciclabile
È interessante notare che i pendolari che utilizzano una bicicletta hanno un rapporto migliore con la necessità del proprio spostamento. Un sondaggio dell’Università di Amsterdam sullo smart working durante il lockdown per il Covid-19 ha rilevato che il 91% dei lavoratori che utilizzavano la bicicletta per raggiungere il posto di lavoro sentono la mancanza di almeno qualche aspetto del tragitto casa-lavoro. Di questi il 40% dichiara di sentire molto la mancanza dello spostamento. Come prevedibile, la maggioranza degli automobilisti dichiara di non sentirne la mancanza, mentre a poco più del 60% chi utilizza i mezzi pubblici manca il tragitto — e la maggioranza di questi sente la mancanza di solo alcuni aspetti.
Questo sondaggio dimostra l’importanza dello spostamento per recarsi al lavoro nelle nostre vite: non è solo di una necessità da evitare o da sbrigare nel minor tempo possibile, ma anche un aspetto importante e significativo della nostra attività quotidiana. La modalità che, se possiamo, scegliamo per compierlo influisce radicalmente sulla nostra esperienza. In particolare il tragitto casa-lavoro fatto in bici risulta essere un’esperienza positiva.
Un altro esempio di come la scelta di spostarsi in bicicletta cambia il modo di percepire l’ambiente urbano e le abitudini quotidiane a livello economico è nella consuetudine degli acquisti. Per un ciclista le piccole attività di quartiere vengono preferite alle grandi catene in periferia, e gli acquisti si fanno più essenziali in relazione alla propria capacità di trasporto: piccole spese più frequenti e basate sulle necessità sostituiscono le grandi spese settimanali basate sul consumo.
Nel romanzo del 1974 Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, di Robert M. Pirsig, il protagonista intraprende un viaggio con suo figlio attraverso gli Stati Uniti a bordo della sua vecchia motocicletta, di cui conosce a menadito la meccanica e che è in grado di riparare autonomamente. I loro compagni di viaggio, una coppia di amici in sella a una moto costosa e nuova di zecca, ignorano i complicati meccanismi del loro mezzo e lungo il percorso sono costretti a fermarsi a causa di un guasto su cui non sono in grado di intervenire. Il lungo viaggio prosegue tra intense interazioni padre-figlio, riflessioni filosofiche sul passato del narratore e diagnosi e interventi di manutenzione sulla motocicletta in un climax che segnerà un punto di svolta nella vita del personaggio.
La manutenzione di un’automobile non è tecnicamente a portata degli automobilisti comuni, rendendoli di fatto fruitori passivi che necessita di servizi in cambio di soldi. Allo stesso modo, la direzione delle amministrazioni verso la privatizzazione delle compagnie di trasporto pubblico, nell’aria anche a Milano, rischia di trasformare gli utilizzatori di un servizio pubblico in “clienti/consumatori.” La bicicletta è un mezzo estremamente semplice: chiunque con un po’ di pratica e di attenzione può imparare a fare la manutenzione base necessaria. Questo permette di essere autosufficienti nell’ambiente urbano, affrancando chi decide di usare una bici dalla dinamica che vede il cittadino sempre più come un cliente e consumatore.