Dal 20 febbraio al 31 marzo hanno perso la vita nella provincia milanese 5.990 persone, rispetto alle 3.488 dello stesso periodo negli anni dal 2015 al 2019
Per settimane, tutti i giorni alle 18 abbiamo seguito in diretta televisiva gli aggiornamenti della Protezione civile, che comunicavano numeri di deceduti quotidiani drammatici. Oggi, un nuovo rapporto Istat sull’impatto dell’epidemia sulla mortalità, redatto insieme all’istituto Superiore di Sanità, delinea la situazione a livello nazionale durante i primi 40 giorni della crisi, inquadrando come la mortalità sia aumentata provincia per provincia.
Secondo l’Istituto i dati descrivono una situazione da “tre Italie:”
“Nelle Regioni del Sud e nelle isole, la diffusione delle infezioni è stata molto contenuta, in quelle del Centro, è stata mediamente più elevata rispetto al Mezzogiorno mentre in quelle del Nord la circolazione del virus è stata molto elevata.”
Non solo: la stragrande maggioranza dei decessi è concentrata nelle province a alta diffusione del virus — l’89% del totale. Le province meno colpite sono state colpite molto poco, e rappresentano soltanto il 3%.
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In tutto il paese, iniziando a contare dal primo decesso per Covid–19, il 20 febbraio, e arrivando fino a fine marzo, il numero di morti di quest’anno è di 90.946 — rispetto ai 65.592 medi del quinquennio precedente.
Senza raggiungere i livelli da capogiro di Bergamo, dove il numero di morti rispetto al periodo 2015–2019 è aumentato del 568%, anche a Milano l’aumento della mortalità è molto rilevante: del 92,6%.
Dal 20 febbraio al 31 marzo di quest’anno, infatti, hanno perso la vita nella provincia milanese 5.990 persone, rispetto alle 3.488 dello stesso periodo dal 2015 al 2019. Di queste, 1.459 sono morte confermate per Covid–19.
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