La situazione a Crema rimane molto complicata
Tra le prime dieci città che contano più casi rilevati in Italia la provincia di Cremona è quella con più contagi in percentuale sulla popolazione. Nonostante la costruzione dell’ospedale da campo e l’impiego del personale cubano la situazione continua a essere molto pesante.
in copertina, foto via Twitter
Tra le prime dieci città che contano più casi rilevati di coronavirus in Italia la provincia di Cremona è quella con più contagi in percentuale sulla popolazione. Nonostante la costruzione dell’ospedale da campo e l’impiego dei medici e degli infermieri cubani la situazione continua a essere molto pesante.
La provincia di Cremona è la quinta per numero di contagi rilevati in Italia. Il 7 aprile i casi totali registrati risultavano 4323, ma non è solo il numero assoluto a rendere preoccupante la situazione. Tra le dieci province che in Italia registrano più contagi, quella di Cremona è infatti al primo posto per i contagi in percentuale sulla popolazione. Il 2 aprile risultava contagiato l’1,10% dei residenti in provincia e la percentuale saliva ancora di più all’interno della città di Crema, dove si raggiungeva l’1,23%. In alcuni comuni, come a Castelleone, la percentuale era addirittura più alta, toccando l’1,78% — 1,78 contagi ogni 100 abitanti. Per capire la gravità della situazione basta confrontare i dati della provincia di Cremona con quelli della provincia di Bergamo, la seconda più colpita in Italia in termini assoluti dopo quella di Milano. Nonostante in provincia di Bergamo i casi accertati siano più del doppio rispetto a quelli della provincia di Cremona, la percentuale di contagi rispetto alla popolazione è decisamente inferiore: la provincia di Bergamo ha infatti una popolazione tre volte superiore rispetto a quella di Cremona — 1,1 milioni di abitanti circa contro i 360 mila della seconda. Ad aggravare ulteriormente la situazione locale si aggiunge il numero sempre più alto di medici di base ammalati a causa del coronavirus. Il 4 aprile erano 13, mentre altri 8 sono stati contagiati. I medici di base morti a causa del coronavirus finora sono invece 2, il dottor Rosario Gentile di Pizzighettone e Gianbattista Bertolasi, dottore di base a Castelleone.
Per far fronte a questa situazione il 24 marzo è stato inaugurato a Crema uno dei vari ospedali da campo realizzati sul territorio italiano. La sua costruzione è avvenuta nel parcheggio dell’ospedale Maggiore in soli tre giorni grazie alla collaborazione dell’esercito e prevede 32 posti letto più 3 di terapia intensiva. Oltre al personale italiano, l’ospedale ospita anche i 37 medici (23 specialisti in medicina generale, 3 pneumologi, 3 intensivisti, 3 specialisti in malattie infettive, 3 specialisti di emergenza) e i 15 infermieri (7 specializzati in terapia intensiva e 8 specializzati in emergenze) arrivati il 22 marzo da Cuba — 31 dei quali hanno partecipato in passato ad altre missioni internazionali, tra cui quella contro l’epidemia di ebola in Africa occidentale. La nuova struttura serve ad alleggerire il lavoro dei medici e degli infermieri italiani che dall’inizio dell’emergenza operano nella zona. Attilio Galmozzi, uno dei medici impiegati nell’ospedale di Crema che ricopre anche il ruolo di assessore all’Istruzione e al Lavoro nella città, nei primi giorni di marzo aveva raccontato come all’ospedale lavorassero solo 13 medici — compreso il primario — e si trovassero a gestire 98 persone arrivate al pronto soccorso. Una decina di giorni dopo, prima dell’entrata in funzione dell’ospedale da campo, il direttore generale dell’Asst di Crema Germano Pellegata aveva parlato di una situazione al limite, con 183 pazienti ricoverati nei reparti a causa del coronavirus, di cui 61 con necessità di essere ventilati, e 33 ricoverati nel pronto soccorso.
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Sempre a inizio marzo l’assessore regionale al Welfare Gallera definiva l’ospedale di Crema “un centro specializzato per il coronavirus” ignorando che la struttura avesse solo 7 posti in terapia intensiva (più uno d’emergenza), ma nel frattempo i sindaci locali e alcuni consiglieri regionali avevano chiesto al governo un intervento straordinario per riportare la situazione sanitaria della provincia sotto controllo ed evitare il collasso delle strutture ospedaliere. La stessa sindaca di Crema, Stefania Bonaldi, aveva poi confermato il 18 marzo su Facebook di voler allestire un ospedale da campo nei pressi dell’ospedale Maggiore, rendendo così ufficiale la notizia che stava già circolando online nelle ore precedenti.
Con la costruzione dell’ospedale da campo sono quindi arrivati anche i medici e gli infermieri cubani, a cui sono state fornite dalla popolazione anche delle giacche per far fronte al freddo di quei giorni. Intervistato da Beppe Severgnini per il Corriere della Sera il capo della delegazione cubana, il dottor Carlo Ricardo Peréz Diaz, aveva dichiarato: “Noi non stiamo pensando alla politica estera internazionale, noi siamo venuti qui per condividere quello che abbiamo. Noi siamo medici, professionisti della salute e pensiamo che c’è un popolo che ha bisogno di aiuto e vogliamo dare una mano.”
Quello di Crema non è l’unico ospedale da campo predisposto in Italia per fronteggiare l’epidemia. Altre strutture di questo tipo sono state costruite, ad esempio, a Piacenza, Bergamo e nella stessa città di Cremona, in sostanza nei luoghi più colpiti dai contagi. Secondo Gianni Rossoni, il presidente del distretto socio sanitario di Crema, l’ospedale da campo costruito fuori dall’ospedale Maggiore non è però sufficiente ad arginare l’emergenza che sta vivendo la città. “Non chiediamo che ci venga dato più che ad altri, ma ne abbiamo un reale bisogno” spiega Rossoni in un’intervista a Crema Oggi, aggiungendo che “dei 25 infermieri e 12 medici cinesi che sarebbero dovuti arrivare, non sappiamo più niente.” Nel frattempo il 3 aprile a Crema non sono stati registrati nuovi contagi e i dati degli ultimi giorni registrano un lieve rallentamento anche nella provincia, ma la situazione per il personale medico e per la popolazione continua a essere molto pesante.
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