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foto via Twitter, da Sea-eye.

Il mondo occidentale è coinvolto nella crisi più grave degli ultimi decenni, ma gli scenari da cui fugge chi è costretto a migrare sono di gran lunga peggiori.

Mentre tutto il mondo è impegnato a gestire la pandemia, i migranti continuano a cercare di raggiungere l’Europa, scappando dall’inferno libico. Alarm Phone denuncia che solo nel mese di marzo oltre 600 persone sono fuggite dalla Libia, ma sono state intercettate in mare e respinte. Una violazione gravissima dei diritti umani, date le note condizioni del paese nordafricano, e che fino a qualche anno fa non sarebbe stata praticabile esplicitamente. In Europa, tutto questo, a qualcuno importa?

Ieri, in due diverse operazioni di salvataggio, la nave Alan Kurdi di Sea-Eye — tornata operativa a fine marzo — ha salvato 150 persone al largo della Libia. Per ostacolare la prima, la cosiddetta “guardia costiera libica” ha sparato dei colpi in aria, e per la paura molti migranti si sono buttati in mare. Il secondo, invece, è avvenuto dopo che per ore la nave commerciale Asso Ventinove si è rifiutata di prendere i naufraghi a bordo.

In serata, inoltre, Alarm Phone ha segnalato la presenza di un’imbarcazione in pericolo con 80 persone a bordo, partite dalla Libia la notte precedente e rimasta senza carburante. “Abbiamo chiamato il numero italiano tante volte, continuano a dirci che arrivano i soccorsi ma non arrivano mai. Siamo qui da un giorno intero.” Questa mattina, Alarm Phone è riuscita a ricontattare i naufraghi: “Le persone sono sopravvissute alla notte ma sono esauste e hanno freddo. La barca ha raggiunto la zona SAR maltese e abbiamo informato Malta.”

Dopo tre settimane, è avvenuto ieri anche il primo sbarco “autonomo” a Lampedusa nelle ultime tre settimane. 36 migranti su una piccola imbarcazione, partiti dalla Tunisia, hanno raggiunto nel pomeriggio il porto dell’isola. Tra loro anche 11 donne, di cui due incinte. I migranti saranno sottoposti ad una quarantena di due settimane, come stabilito dal protocollo — anche se le condizioni in cui questa quarantena si deve svolgere a Lampedusa sono quantomeno di fortuna, dato che persone precedentemente sbarcate erano rimaste a lungo all’addiaccio su un molo.

La situazione in Libia, va notato, continua a peggiorare. Ieri le Nazioni unite hanno dato notizia di un nuovo attacco contro un ospedale a Tripoli, l’Al Khadra General Hospital, che era tra quelli designati per trattare i pazienti di Covid-19. A marzo risultavano danneggiate dagli scontri, in totale, 27 strutture sanitarie: 14 sono state chiuse, mentre altre 23 sono a rischio di chiusura perché si trovano tra le linee del fronte. Gli appelli per un cessate il fuoco, finora, non hanno avuto effetto. È noto che il sistema sanitario del paese, provato da lunghi anni di guerra, non potrebbe reggere una pandemia devastante come quella che ha colpito l’Europa.

In Italia, se possibile, l’emergenza sanitaria sta aggravando il razzismo contro le persone migranti, già diffuso a tutti i livelli. La destra italiana ha subito una seria sconfitta retorica dopo che, avendo sparso per un mese il terrore sui rischi di un possibile contagio per l’Italia dall’Africa, il nuovo coronavirus è arrivato in Italia dal Nord Europa e alcuni tra i primissimi casi africani sono stati fatti risalire a viaggiatori provenienti dal nostro paese. Ma questo non significa che il problema razzismo non esista più. Anzi: le condizioni sociali e retoriche degli ultimi anni sono ancora tutte lì, e il clima di tensione costante in cui è precipitato il paese rischia di essere una miccia molto pericolosa.

Ieri a Nettuno, in provincia di Roma, la giunta guidata dalla Lega ha protestato in piazza contro il trasferimento di 50 persone da un centro d’accoglienza di Roma, deciso dopo l’individuazione di un caso di coronavirus tra gli ospiti. La protesta è servita: la prefettura ha deciso di annullare il trasferimento. Ma tranquilli, non si tratta di razzismo — il sindaco Coppola ha detto di essersi mosso “esclusivamente per ragioni di sicurezza sanitaria e di tutela dei migranti stessi.”

Le motivazioni sanitarie dietro il provvedimento sembrano scricchiolare un po’ quando il sindaco stesso fa notare come “è importante specificare che non si tratta di persone positive al virus.” Dunque quale sarebbe stato il motivo di una simile chiusura a riccio? “Per un comune già fortemente provato come Nettuno, con troppi casi positivi e il rischio di diventare zona rossa, è troppo.” Non è dato sapere cosa sia di troppo, se non il livello di razzismo nel paese.