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La quarantena ha portato una sorpresa nel bosco La Goccia: in uno dei lotti dell’area industriale di Bovisa, confinante con via Pacuvio, sono stati abbattuti 80 alberi di pioppo

“Gli alberi tagliati appartenevano alla specie denominata populus nigra — comunemente pioppo nero — ed erano stati piantati dalla società d’ingegneria MM a scopo di riforestazione negli anni ’70”, denunciano gli attivisti del comitato La Goccia.

Secondo il comitato, l’attività di abbattimento non sarebbe giustificata da un cartello di lavori in corso, che parrebbe non essere presente. Restano tronchi accatastati, e ceppi a terra come testimoniano le foto pubblicate sul sito del comitato. L’allarme era partito già il 5 marzo, quando una residente in via Pacuvio aveva filmato l’abbattimento di un albero sul lato del bosco confinante con la strada, nel lotto di proprietà di A2A, azienda milanese che opera nel settore dell’energia. Fatto confermato anche dall’assessorato all’urbanistica, contattato da The Submarine: “Gli alberi pare siano stati tagliati da a2a in area di loro proprietà. Il comune ne verificherà le motivazioni Il Comune provvederà a verificare le motivazioni dell’operazione”, ha dichiarato la portavoce dell’assessore Maran. Siamo in attesa di spiegazioni da A2A, che non ha ancora risposto alle nostre domande sulla motivazione e su eventuali lavori in corso in quell’area.

“Non ci si aspettava assolutamente un taglio da quella parte. Perché è fuori dal cantiere ed è considerato sul PGT verde esistente e di futura previsione”, sostengono gli attivisti del comitato. Il Programma di governo territoriale (Pgt) prevede la creazione di un ambito di Grande Funzione Urbana proprio per il lotto adiacente a via Pacuvio, l’area interessata dalla deforestazione di A2A. L’obiettivo è “l’ampliamento del campus universitario e la creazione di istituti di ricerca e una dotazione minima del 50% della superficie territoriale per aree verdi”. In effetti, il Comune prevede la creazione di “verde di nuova pertinenza” in quell’area. L’avevamo scritto qui. Confrontando le due mappe, si può rilevare come l’area interessata dall’abbattimento del pioppeto sia la stessa delimitata dal Pgt:

Non sono chiare a questo punto le aree di competenza, visto che l’area è interessata da un Pgt che ne vuole proteggere almeno il 50% della superficie verde, ma allo stesso tempo vengono portate a termine operazioni di disboscamento come nel caso del pioppeto abbattuto nell’area A2A. La mancanza di chiarezza riguardo al progetto ha spinto gli attivisti a protestare. Il Comitato La Goccia ha lanciato una petizione, in cui denuncia il taglio illegittimo nella zona ovest del parco. “Il Politecnico ha iniziato da qualche anno i lavori sul Lotto 1A, dove costruirà la propria sede di Energia (Edificio ZEN). Pensavamo che ci dovessimo limitare per il momento ad assistere ai lavori del cantiere ufficiale, che ha già sradicato qualche ettaro di bosco,” si legge nel comunicato allegato. Secondo gli attivisti le operazioni non sarebbero in linea con il regolamento comunale d’uso e tutela del verde pubblico e in particolare con l’articolo 34 del suddetto regolamento, che regola l’abbattimento degli alberi.

Parallelamente, una settimana fa, “Sesto male”, un altro comitato a tutela del verde, ha denunciato un progetto di abbattimento a Sesto San Giovanni, nell’area Falck, che interesserebbe 95 platani. “Vogliamo che i lavori vengano interrotti per riconsiderare la possibilità di salvarne il più possibile, non tutti, solo quelli veramente pericolosi per i residenti.” Le operazioni di abbattimento sono state riprese da un cittadino.

Gli attivisti del Comitato “La Goccia” chiedono più trasparenza e ascolto al Comune di Milano: “Quel pioppeto aveva 50 anni e conteneva tra le alberature più forti e interessanti di tutta l’area. Chiediamo quindi che venga fatta chiarezza sul modo di procedere. Non accettiamo che venga distrutto interamente il bosco con la scusa della “bonifica complicata”, esigiamo che il Comune si interroghi su come mantenere più intatta possibile la natura del bosco.” 

La palla passa ora al Comune e all’assessore Maran. Sono ormai tanti gli appelli degli attivisti per intraprendere un percorso di progettazione comune, che tenga conto sia delle specificità del sito, che ospita un ricco patrimonio di architettura industriale, sia del bosco e del micro ecosistema che ha trasformato l’area dopo la sua dismissione.