Cosa c’è nell’ultima bozza del decreto legge per affrontare il coronavirus
È stato rinviato a questa mattina il Consiglio dei ministri che dovrebbe approvare il nuovo decreto con varie misure per la gestione dell’emergenza e a sostegno dell’economia.
in copertina, foto Stefano Santangelo via Instagram
È stato rinviato a questa mattina il Consiglio dei ministri che dovrebbe approvare il nuovo decreto con varie misure per la gestione dell’emergenza e a sostegno dell’economia.
AGGIORNAMENTO: al termine del Consiglio dei Ministri, nel primo pomeriggio, il decreto è stato ufficialmente varato. Clicca qui per rivedere la conferenza stampa conclusiva, con il presidente Conte e i ministri Gualtieri e Catalfo.
Tra i provvedimenti presenti nei 113 articoli della bozza attuale:
- 5 miliardi (dei 25 totali mobilitati dal decreto) andranno agli ammortizzatori sociali;
- i lavoratori dipendenti che abbiano continuato a lavorare nella sede di lavoro, con uno stipendio inferiore a 40 mila euro, avranno un premio di 100 euro per il mese di marzo (wow);
- ai lavoratori autonomi sarà riconosciuta invece un’indennità “una tantum” di 500 euro.
Tra le misure più propriamente sanitarie, invece, ci sarà la possibilità di requisire gli alberghi in caso di necessità per le quarantene e aumentare i posti letto in terapia intensiva e nei reparti di pneumologia e malattie infettive anche avvalendosi di strutture private non accreditate al Servizio sanitario nazionale, qualora quelle pubbliche non dovessero bastare.
Nel decreto dovrebbe esserci anche la possibilità di produrre mascherine “in deroga” alle norme attuali. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il capo della protezione civile Borrelli ha annunciato che oggi sarà avviata la distribuzione di 2 milioni di mascherine in tutta Italia — numeri “importanti ma insufficienti” per ammissione dello stesso Borrelli, dato che il bisogno si è decuplicato e scarseggiano i fornitori. Sui blocchi delle esportazioni di materiale sanitario tra i vari paesi europei si è pronunciata anche la presidente della Commissione europea von der Leyen, invitando gli stati membri alla “condivisione” e annunciando che le esportazioni di beni come mascherine o altri strumenti protettivi al di fuori dell’Ue saranno possibili solo con esplicita autorizzazione. Nonostante il parere contrario dell’Istituto superiore di sanità, il Veneto è determinato a procedere con il proprio piano di effettuare tamponi “a tappeto,” per individuare il numero maggiore possibile di casi positivi asintomatici. Una strategia condivisa dall’infettivologo del Sacco Massimo Galli, secondo cui anche in Lombardia si dovrebbe andare nella stessa direzione
Il picco dei contagi ancora non si vede
Per l’estensione dei contagi in Italia è stata un’altra giornata complicata, con 2853 casi confermati dalla protezione civile e 368 morti, di cui 252 solo in Lombardia. Il bilancio totale è di 20.603 persone attualmente positive, 2335 guariti e 1809 morti.
L’assessore lombardo al Welfare Gallera ha ribadito che “c’è un disperato bisogno di invertire la curva dei contagi” e, in questa intervista al Corriere della Sera, spera di vedere i primi segni di un’inversione di tendenza “entro questa settimana.” L’emergenza è particolarmente grave nella provincia di Bergamo, dove ieri si sono registrati 552 contagi in più e l’ospedale deve riuscire ad accogliere ogni giorno nuovi pazienti in terapia intensiva. A proposito di appiattire la curva dei contagi: questo studio dell’università di Oxford mostra chiaramente, tra le altre cose, l’efficacia del distanziamento sociale: basta confrontare la curva della diffusione dei contagi tra le province di Lodi, dove la quarantena è in corso dal 23 febbraio, e Bergamo, dove è stata applicata soltanto l’8 marzo (insieme al resto del territorio nazionale):