Un paese corroso: la crisi sociale della Grecia
Le violenze fasciste di Lesbo non sono scaturite dal nulla, la Grecia è ancora un paese che vive una profonda crisi sociale da cui non riesce a smuoversi dal 2009 e che ha portato a fuga di cervelli, stipendi sempre più bassi e l’ascesa di Alba Dorata e Soluzione Greca.
Le violenze fasciste di Lesbo non sono scaturite dal nulla, la Grecia è ancora un paese che vive una profonda crisi sociale da cui non riesce a smuoversi dal 2009 e che ha portato a fuga di cervelli, stipendi sempre più bassi e l’ascesa di Alba Dorata e Soluzione Greca.
Dinos Theoharidis è il capo delle cosiddette squadracce anti-migranti, dedite a catturare migranti per consegnarli alla polizia come se fossero merce. “Siamo dei patrioti” afferma Theoharidis, che si fa chiamare il “colonnello” dai suoi sottoposti di Alba Dorata, la famigerata formazione di estrema destra che si ispira a figure quali Hitler, Mussolini e il dittatore-generale greco Ioannis Metaxas, che in questi giorni ha avviato a Lesbos e sul confine turco una vera e propria caccia al migrante. Malgrado il declino degli ultimi anni, Alba Dorata resta simbolo di una Grecia in una crisi sociale prima ancora che economica, che va oltre alle definizioni di “paese in crescita” e affonda le proprie radici in una società che non si è sentita dare nessuna risposta sulle ragioni e le cause della crisi economica.
Una crisi non solo economica
Nel 2009 la Grecia è stata vittima della peggiore crisi economica della storia dell’Unione europea, a cui è seguito il durissimo periodo di austerità imposto dalla troika. Nove anni dopo, nel 2018, il governo dell’allora Presidente Alexis Tsipras parlava di un paese che stava intravedendo la luce alla fine del tunnel: la Commissione europea ha proiettato Atene verso un tasso di crescita annuo +2,2% del Pil nel 2019, e allentato la presa sulle imposizioni verso la Grecia. Al momento il paese, sotto il profilo economico, è in crescita.
Dal 2009, in Grecia non sono state aperte nuove scuole perché le nascite continuano a calare: soltanto nei primi quattro anni della crisi economica, le nascite sono passate da circa 118.000 l’anno, a poco più di 100.000, mentre nel corso dell’ultimo decennio la popolazione è passata dagli oltre 11 milioni e 120 mila abitanti ai 10 milioni e 439 mila di oggi, con oltre 500.000 greci che hanno deciso di abbandonare il proprio paese per il resto dell’Europa, l’Asia o l’America. Secondo varie stime, la situazione potrebbe portare la Grecia ad avere un calo del 29,2% delle iscrizioni alla scuola dell’infanzia entro il 2035.
La crisi demografica è in ogni caso figlia della crisi economica che si è riversata principalmente sulle classi meno abbienti, fino a giungere a tagli netti della sanità, dell’istruzione, del lavoro e di conseguenza degli stipendi. Nonostante sia in costante calo, il tasso di disoccupazione rimane fisso al 16,4% — ben più alto del 9,6% italiano, già disastroso — con vette del 34,7% tra gli under 25. Uno dei punti principali nel programma politico liberale di Nuova Democrazia (Nea Dimokratia) era usare un gruppo di startup che potessero aiutare alla crescita dell’industria nazionale, soprattutto dal punto di vista tecnologico: ma quella greca è un’industria che sta ancora risentendo degli anni di austerity, come tutto il paese.
Ascesa e declino di Alba Dorata
La crisi sociale e lavorativa si è riversata ovviamente anche nella politica, dove l’iniziale speranza nel governo di Syriza, partito di sinistra radicale di Alexis Tsipras, è ben presto scemata per via delle numerose riforme imposte con il pugno di ferro dall’Unione europea. Il paese, nel luglio 2019, ha eletto il conservatore Kyriakos Mītsotakīs di Nuova Democrazia. Le elezioni hanno anche segnato il netto calo di Alba Dorata, passato dal 7% del 2015 al 2,9%, non sufficiente per entrare in parlamento. Non è un fenomeno senza precedenti che il rafforzamento dei partiti di destra, e la loro progressiva radicalizzazione degli scorsi anni si traduca in una riduzione dello spazio per le sigle estremiste nel contesto politico “parlamentare.” Così i membri del partito sono tornati alle proprie origini, scadenando le persecuzioni ai migranti degli ultimi giorni.
Per quanto Alba Dorata si definisca “semplicemente nazionalista,” la storia e i fatti parlano di un partito di estrema destra, nato con il “mito” del generale greco Ioannis Metaxas e della Megali Idea, sogno del nazionalismo greco che consiste nell’annessione al territorio dell’Anatolia dell’Ovest — territorio oggi turco — di Istanbul e di Cipro. L’uscita del “colonnello” Dinos, che ha portato a numerose aggressioni nei confronti dei migranti, è solo l’ultimo episodio in cui Alba Dorata ha dimostrato di usare la violenza come primo strumento per fare politica. Il caso più celebre in merito è l’omicidio del rapper antifascista Pavlos Fyssas, ma non si contano i casi di violenze e omicidi per cui sono tutt’ora sotto accusa il leader Nikólaos Michaloliákos, il suo braccio destro Christos Pappas e una trentina di iscritti al partito filo-nazista.
Alba Dorata è riuscita con la propria visione razzista e xenofoba a incidere nell’opinione pubblica ellenica. Il calo netto di Alba Dorata alle elezioni del 2019 non è un segnale del calo della xenofobia in Grecia: molti dei voti dell’estrema destra sono finiti al nuovo partito chiamato Soluzione Greca (Ellinikí Lýsi), il cui leader, Kyriakos Velopoulos, ha in passato proposto di costruire un muro di sei metri tra Grecia e Turchia per impedire l’arrivo dei migranti.
Secondo diversi esperti, tra cui l’attivista per i diritti umani, Eleni Takou, i fenomeni di razzismo e xenofobia sono in crescita, in diretta proporzione al calo della fiducia nell’Unione Europea. Come nel 2009, la popolazione greca si sente sottomessa forzatamente al volere di Bruxelles senza sentire arrivare alcun sostegno dall’istituzione continentale. In questo senso, xenofobia e razzismo sono le facce di una crisi che a livello di dati e Pil può sembrare sulla via del tramonto, ma che a livello sociale non accenna a vedere la fine.
Qualche giorno fa, Ursula von der Leyen aveva definito la Grecia come “lo scudo d’Europa,” ma la realtà parla di una Grecia ben lontana dall’Unione europea. Un’atmosfera di crisi che è diventata la quotidianità ad Atene e viene rappresentata al meglio dall’abbassamento delle aspettative di vita, di lavoro e di futuro per tutti, che sta solo portando ad una lotta sociale tra gli ultimi. E mentre Alba Dorata propone la caccia all’uomo in tutto il paese, la polizia greca ringrazia per l’aiuto ed usa lacrimogeni, fumogeni e cannoni d’acqua contro chi invece protesta per quelli che sono a tutti gli effetti dei centri di detenzione. Nel frattempo, l’Unione europa fa quello che ha fatto anche nel 2009: ordina, promette supporto, ma alla fine non muove un dito.
in copertina, elaborazione da foto CC DTRock