Il Regno Unito ha pagato 315 milioni alla Francia per bloccare i migranti a Calais

Secondo la direttrice di Care4Calais, Clare Moseley, l’unico risultato delle misure francesi è stata “l’ulteriore brutalizzazione di persone già traumatizzate.”

Il Regno Unito ha pagato 315 milioni alla Francia per bloccare i migranti a Calais

in copertina foto dalla pagina Facebook di Care4Calais


Secondo la direttrice di Care4Calais, Clare Moseley, l’unico risultato delle misure francesi è stata “l’ulteriore brutalizzazione di persone già traumatizzate.”

Nonostante l’uscita dall’Unione Europea, il Regno Unito continua a mantenere un accordo di contenimento dell’immigrazione con la Francia. Stando a un report pubblicato dall’organizzazione di carità Care4Calais lo scorso 5 febbraio, la Brexit è coincisa inoltre con un maggior rispetto di questo patto: tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio le autorità francesi hanno iniziato a sgomberare i centri di rifugio di Calais, nel Nord della Francia, in un’azione di sempre più intensa repressione, mentre il Regno Unito ha cominciato a utilizzare i droni per individuare le navi di migranti in direzione inglese e poterle fermare prima che queste riescano a raggiungere la costa.

L’accordo è stato firmato da Sarkozy e Cameron nel 2010, ed è stato rinnovato nel 2016 con lo specifico intento di aumentare gli investimenti per contrastare l’immigrazione. Da allora, la Francia ha ricevuto circa 319 milioni di sterline (poco più di 374 milioni di euro) per tenere in custodia gli immigrati residenti a Calais o nelle regioni vicine. Care4Calais e Stop Wapenhandel — un’organizzazione olandese che combatte l’esportazione di armi nei Paesi più poveri e verso i regimi autoritari — hanno sottolineato che l’accordo ha portato molti migranti a cercare di raggiungere il Regno Unito attraverso le rotte alternative di Belgio e Paesi Bassi, rendendo l’investimento non solo crudele ma anche inutile dallo stretto punto di vista di contrastare il fenomeno. L’ultimo episodio drammatico risale a settimana scorsa, quando numerosi bambini e adulti sono stati intercettati dalle autorità francesi in prossimità di Dover. Il report sottolinea inoltre un aumento della violenza negli accampamenti di Calais da parte della polizia francese. Per quanto riguarda Calais la linea del Regno Unito è identica a quella adottata dall’Unione Europea nei confronti dei Paesi africani, “ovvero pagare le altre nazioni per fermare i migranti prima che possano raggiungere il confine,” ha affermato Mark Akkerman di Stop Wapenhandel. Una pratica che come ben sappiamo non ignora nemmeno l’Italia, che negli ultimi giorni ha abbozzato una riforma del memorandum che si è automaticamente rinnovato per altri tre anni.

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L’accordo tra Regno Unito e Francia però non coinvolge solamente i due Paesi, ma anche una serie di compagnie che si stanno arricchendo sfruttando questa situazione. Secondo un’inchiesta del Calais Research Network risalente al 2016, una delle aziende coinvolte nel patto è l’Eamus Cork Solutions (ECS), specializzata nel controllo e nella ricerca degli immigrati clandestini nella zona di Calais. L’azienda è stata fondata nel 2004 da un ex-poliziotto di Calais e nel 2011 ha ottenuto il suo primo contratto del valore di 7,1 milioni di sterline (circa 8,5 milioni di euro), che è stato poi rinnovato a dicembre 2016 per quasi 27 milioni di euro. L’azienda si serve inoltre di numerosi cani poliziotto comprati unicamente dalla compagnia gallese Wagtail, la quale ha un contratto di 9,3 milioni di sterline (poco più di 11 milioni di euro) che durerà fino a marzo 2020.

Nonostante la crisi umanitaria di Calais sia indiscutibile, alcune compagnie hanno provato invece a negare la propria complicità rispetto alla loro partecipazione alla costruzione di questi campi. È il caso di Jackson Fencing, un’azienda che produce recinti, cancelli, barriere e sistemi di automazione e controllo: “Qualcuno li ha chiamati recinti anti-immigrati, ma noi abbiamo voluto costruire dei centri di sicurezza per tenere tutti al sicuro,” ha affermato Peter Jackson, managing director dell’azienda. Tuttavia, nella costruzione dei centri, è ben più preoccupante il coinvolgimento di Vinci, un grande gruppo industriale francese, che lavora nascondendosi dietro alle proprie società collegate. Nel 2016, un’azienda del gruppo, la Sogea Nord Hydrolique ha distrutto la famigerata “Giungla,” vietando agli operai di indossare giacche targate Vinci. La distruzione dell’accampamento è stata seguita dalla costruzione della “Great Wall of Calais,” una barriera alta quattro metri e costruita da Eurovia, un’altra azienda di proprietà del gruppo.

Gli investimenti pubblici verso i privati, in particolare qui in Italia, sono sempre stati inquadrati come un “business,” che è diventato negli anni l’obiettivo della propaganda sfrontata che sostanzialmente finge ci sia qualcosa di sconvolgente nel garantire una vita decente alle persone, in cambio di un minimo costo economico. Ma molto più rilevanti, in primis per la loro mancata utilità sociale, sono i milioni di euro — o in questo caso di sterline — utilizzati per ostacolare lo spostamento delle persone.