Siamo stati a 24/h Records per capire come si fa a realizzare una traccia techno in 24 ore
Alessandro Vaccari e Matteo Bolognini ci hanno raccontato 24 hours records, l’etichetta indipendente che ti permette di produrre e registrare tutta la musica — elettronica o techno — che vuoi. Con un unico vincolo: 24 ore di tempo.
Alessandro Vaccari e Matteo Bolognini ci hanno raccontato 24/h Records, l’etichetta indipendente che ti permette di produrre e registrare tutta la musica — elettronica o techno — che vuoi. Con un unico vincolo: 24 ore di tempo.
Lo studio è nato assieme al progetto di riqualificazione del Tempio del Futuro Perduto, un centro culturale a due passi dal cimitero Monumentale occupato nel dicembre 2017 dall’associazione Nuovo Rinascimento, che fa ormai parte della rete dei nuovi centri culturali milanesi.
“La nostra idea è quella di portare tutto su un piano più istintivo mettendo un limite massimo di tempo per ogni produzione, che è appunto 24 ore.”
Il progetto 24/h Records
“Una traccia realizzata in 24 ore può essere piena di imperfezioni, ma esprime tantissimo di un artista a livello di emozioni. Magari un progetto per anni pensato come il migliore poi si rivela niente di che. Invece, a volte, nella semplicità si ottiene un risultato eterno.” Alessandro Vaccari, in arte Marthial, sembra entusiasta di 24/h Records, il progetto che ha creato insieme a Matteo Bolognini, aka MBM. È vestito di nero, dal cappello alle scarpe: “sono abbastanza underground?,” chiede scherzando.
In 24/h Records spontaneità e imperfezione sfidano l’accuratezza spesso artificiale della postproduzione, che secondo Vaccari “aiuta a rendere un’idea — cioè una traccia — esteticamente presentabile secondo i canoni di genere. Se questo da un lato aiuta a contestualizzare meglio ciò che si ascolta, dall’altro rischia di appiattire tutto, schematizzare e standardizzare riducendo la spontaneità del processo creativo.” Uno degli studi di registrazione è attrezzato per la postproduzione, ma l’obiettivo è un altro: “la nostra idea è quella di portare tutto su un piano più istintivo mettendo un limite massimo di tempo per ogni produzione, che è appunto 24 ore. Lo facciamo per abbattere i muri che spesso impediscono di esprimerci come artisti.” È un progetto aperto su strade sperimentali, “stiamo lavorando per fare anche techno rap,” aggiunge Vaccari.
24/h cerca di dare spazio agli artisti emergenti che vogliono realizzare un progetto personale senza essere costretti dagli standard delle etichette più blasonate. “Il formato digitale sulla piattaforma Bandcamp di 24/h Records permette agli artisti emergenti e ai resident — cioè gli artisti più presenti alle serate e alle attività del Tempio — di avere più visibilità,” dice Bolognini. Tra i nomi prodotti si trovano Marthial, Industrial Romantico, Aequal, Simone Gatto, MBM, Odysseé3013, Fusion Point, Santaizi, Grienkho, Silvae, Usawa.
Al secondo piano del Tempio, gli studi di registrazione sono custoditi da due gatti. Spezzatina, così chiamata perché ha la coda rotta, scende dalle scale e accoglie i visitatori per scortarli nelle stanze popolate da sintetizzatori vintage, mixer vari e pianole, tra cui una Eps Ensonia prodotta tra il 1988 e il 1991. Poi appare Spazzolino, che intrattiene tutti sui divanetti. “Protegge il Tempio e la zona ed è conosciuto dalla maggior parte della scena techno europea,” spiega Vaccari. Il riferimento è alla video intervista realizzata negli studi di registrazione da una giornalista tedesca al dj techno danese Kasper Bjorke, che nel video è adagiato sui divanetti con i due gatti. I due felini, guardiani della zona, hanno anche una pagina Instagram: “the squatter cat.”
Negli studi del Tempio non c’è un criterio specifico per esprimersi, la libera espressione artistica è la regola. Il progetto 24/h è diventato da poco un’etichetta. “Il 15 novembre è uscito il primo vinile, con la collaborazione di Stanislav Tolkachev, dj ucraino e grande amico del Tempio,” aggiunge Vaccari. Le tre tracce di Tolkachev, con un remix di Marthial, sono un omaggio allo spazio occupato. Il suo vinile si chiama infatti Acropolis. L’artista ucraino ha anche realizzato i dipinti dei volti classici e mitici nella prima stanza al piano terra, dove ha sede la biblioteca. L’obiettivo dell’etichetta è quello di creare un network indipendente di artisti per permettere la creatività attraverso il racconto della loro storia in musica, rigorosamente techno o elettronica. Tolkachev è il primo di una serie di artisti che usciranno con l’etichetta in vinile. Presto arriveranno anche gli EP di Fabrizio Rat, Exilles, Evod&Oisel.
L’esempio di Fabrizio Rat
Tra gli artisti che hanno composto a 24/h c’è Fabrizio Rat, produttore di musica techno torinese. Rat lega la classicità del pianoforte al mondo dell’elettronica. “Ci ha chiesto di poter comporre le sue 24 ore campionando il piano abbandonato al Tempio (al piano terra ndr), destinato ad essere buttato in discarica. È venuto da Torino, non ha nemmeno utilizzato le 24 ore e ha composto un EP, con un remix di Industrial Romantico.” Dopo la sessione di recording, Rat ha elaborato i campioni in studio realizzando le tracce che comporranno la seconda release in vinile dell’etichetta.
https://youtube.com/watch?v=IDxHjPM-UWU
Perché 24/h rappresenta una novità
24/h non è un format tipico di registrazione, dice Vaccari: “prima di arrivare allo studio, parliamo con l’artista. Diamo la possibilità di scegliere con cosa lavorare. In questo modo impostiamo il lavoro a seconda degli artisti che ospitiamo.” Lo studio ha una varietà di macchine per comporre e registrare e agli ospiti viene fornito un elenco di tutto il materiale a disposizione. “Dopo aver spiegato il progetto e lo spazio, l’artista ha la possibilità di accettare il format e di venire qui a fare il disco o di farlo nel suo studio. Noi speriamo sempre che vengano qui, perché poi si crea quella collaborazione umana che è alla base dell’arte,” aggiunge Bolognini. Produrre con 24/h è gratuito: “L’idea è che gli artisti utilizzino gli studi per produrre musica che poi verrà potenzialmente pubblicata sull’etichetta,” spiega Vaccari. Gli artisti che decidono di registrare con l’etichetta sono ospiti degli spazi del Tempio del Futuro Perduto, un lotto recuperato e ristrutturato dai volontari dell’associazione Nuovo Rinascimento. Inoltre, il centro culturale non accoglie solo gli amanti della musica elettronica della scena alternativa di Milano. I volontari hanno allestito anche una libreria, un mercatino di vinili, uno spazio occupato dalla rivista indipendente 1977 e diverse postazioni dj per le serate nel week-end.
A Milano, oltre a 24/h Records, tra gli studi di registrazione attrezzati c’è quello del centro culturale Macao di viale Molise. In altri ambiti al di fuori dell’elettronica, esiste anche il laboratorio Hip Hop del centro sociale Zam in via Olgiati. Ma quella di 24/h sembra essere un’esperienza unica nel panorama cittadino. Sia per la sua vocazione collaborativa, che per l’attenzione destinata al suono analogico e alla valorizzazione della musica raw, grezza e non postprodotta. 24/h Records è il primo studio di registrazione collaborativo della città associato al progetto di un’etichetta nata per promuovere artisti emergenti in ambito elettronica e techno. Secondo i producer di 24/h, “la realtà delle etichette indipendenti è interessante perché investono molto nel mercato del vinile.” Secondo Vaccari, per molte persone, l’oggetto materiale è quasi un trofeo e diventa molto importante possedere e collezionare.” Un’osservazione che sembra coincidere con il “boom” del mercato degli LP, con un fatturato cresciuto in Italia da 2 milioni di euro nel 2012 a 18 milioni nel 2018.
La riscoperta del suono analogico
Gli ideatori di 24/h Records si definiscono amanti del “vecchio”: “siamo attratti da ciò che è vintage e vogliamo portarlo avanti riscoprendolo,” dice Vaccari, che passa poi in rassegna la strumentazione dello studio di registrazione. Tra le attrezzature utilizzate, troviamo molte macchine Roland e Corg, prodotte negli anni ‘70 e ’80, ormai fuori produzione. “Si tratta di Roland TR909, Roland TR707 e Roland SH101. Queste macchine sono state la fonte sonora di una quantità incalcolabile di produzioni elettroniche e ancora oggi vengono considerate un emblema, tanto che alcune case produttrici di synth hanno iniziato a creare dei cloni moderni, con risultati anche interessanti,” spiega Vaccari. Non solo fascino vintage, ma una diversità dei componenti che oggi non esistono più perché rimpiazzati da tecnologie digitali più performanti.
“Ormai tutto è stato digitalizzato, campionato e riutilizzato con i software. Chi fa musica elettronica come la nostra è più predisposto a una ricerca della musica analogica,” dicono i due producer e dj. Questo è un po’ l’obiettivo di tutto il Tempio: recuperare, ristrutturare e dare valore a qualcosa che era ma che sarà di nuovo in un spirito di condivisione e creatività.
in copertina, foto via Facebook