Dall’inizio di gennaio sono già 6 i parlamentari che hanno abbandonato il Movimento 5 Stelle
Tra espulsioni e defezioni, il partito guidato da Luigi Di Maio continua a perdere pezzi, ma guai a parlare di “diaspora.”
Tra espulsioni e defezioni, il partito guidato da Luigi Di Maio continua a perdere pezzi, ma guai a parlare di “diaspora.”
Dall’inizio di gennaio sono già 6 i parlamentari che hanno abbandonato il Movimento 5 Stelle: gli ultimi sono stati i deputati Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, che venerdì 10 gennaio si sono spostati al gruppo misto.
Il 4 gennaio in un post pubblicato sul Blog delle Stelle il movimento rispondeva ai giornali che parlavano di diaspora scrivendo: “sapete quanti parlamentari ha eletto il Movimento 5 Stelle nel 2018? 338. Sapete quanti sono andati al Misto o ad altri partiti? 20! Meno del 6% Un po’ pochini per una diaspora…”
A poco più di una settimana di distanza i parlamentari sono diventati 27 — nei calcoli pubblicati sul Blog delle Stelle evidentemente non è stato incluso il deputato Andrea Mura, che il 26 luglio 2018 è stato espulso dal movimento, è passato temporaneamente al Gruppo Misto, ma si è poi dimesso da parlamentare — e 6 di questi (Massimiliano De Toma, Rachele Silvestri, Nunzio Angiola, Gianluca Rospi, Gianluigi Paragone e Santi Cappellani) hanno abbandonato il movimento fondato da Beppe Grillo o sono stati espulsi proprio nei primi giorni di gennaio. Praticamente uno ogni due giorni.
Le defezioni di questi giorni seguono la più importante, quella dell’ex ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti, che a fine dicembre ha abbandonato il Movimento 5 Stelle dopo essersi dimesso prima di Natale dal ruolo di ministro. Su Facebook Fioramonti scrisse di sentirsi molto deluso dal movimento. “È come se quei valori di trasparenza, democrazia interna e vocazione ambientalista che ne hanno animato la nascita si fossero persi nella pura amministrazione, sempre più verticistica, dello status quo.”
A inizio gennaio il “collegio dei probiviri” aveva deciso inoltre l’espulsione dal Movimento 5 Stelle del senatore Gianluigi Paragone, uno dei difensori più convinti dell’alleanza Lega-M5S e ormai in aperto contrasto con la nuova linea adottata dal partito. Lo stesso collegio si è riunito subito dopo l’Epifania per decidere il destino di ben 47 parlamentari non in regola con le “restituzioni” di parte delle proprie indennità: quelli a rischio espulsione sarebbero una decina, ma per ora non sono stati decisi provvedimenti. Qualcuno, però, ha deciso di andarsene di sua spontanea volontà, come il deputato Santi Cappellani, che aveva giustificato la mancata restituzione dei rimborsi dicendo di essersi dimenticato la password.
Nel frattempo si sono diffuse sui giornali alcune voci riguardanti il possibile abbandono di Di Maio della carica di capo politico del partito. Secondo il Fatto Quotidiano l’abbandono potrebbe arrivare addirittura prima delle elezioni regionali in Emilia-Romagna del prossimo 26 gennaio.
La notizia è stata però successivamente smentita dallo staff del ministro degli Esteri. In un tweet ricondiviso dall’account ufficiale del Movimento 5 Stelle Agostino Santillo, senatore del movimento, ha scritto che il ruolo di Luigi Di Maio è fuori discussione. Per il momento.
in copertina, foto via Facebook, elaborazione the Submarine
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