“L’isolamento dei rom nei campi svolge una funzione centrale nel mantenimento e rafforzamento degli stereotipi. Privati della parola e nascosti agli sguardi dei veri cittadini, esistono solo in quanto impersonificazioni degli stereotipi radicati nell’immaginario collettivo.” (Sigona, 2007)
Secondo stime non ufficiali la popolazione romanì in Italia ammonta a circa 150 mila persone, rappresentando approssimativamente lo 0,25% della popolazione italiana. Nonostante una lunga storia di convivenza – queste comunità hanno iniziato ad insediarsi in Italia a partire dal XV secolo – rom e sinti vengono considerati diversi anche quando italiani da generazioni. Rappresentano ai nostri occhi una comunità inassimilabile, da marginalizzare oppure educare al nostro modo di vivere, visto come l’unico possibile.
In questa puntata cerchiamo di esplorare la relazione tra italiani e rom in compagnia di Nando Sigona, professore all’Università di Birmingham, dove è anche vicedirettore dell’Institute for research into superdiversity. Sigona è ricercatore presso il Centro studi sui rifugiati (Rsc) dell’Università di Oxford e uno dei fondatori di OsservAzione – Ricerca azione per i diritti di rom e sinti. È tra i fondatori della rivista di studi Migration Studies e autore di Figli del ghetto. Gli italiani, i campi nomadi e l’invenzione degli zingari (Nonluoghi 2002).
Nell’ultima parte della puntata Francesco Fusaro, musicologo e dj, ci parla della figura del gitano nella musica italiana, dall’opera di Giuseppe Verdi all’esperimento sociale degli Zen Circus, passando per Fabrizio De Andrè e Frankie hi-nrg.
Leggi le note dell’episodio su: https://thesubmarine.it/2020/01/13/sconfini-14/