Perché sono così pochi gli artisti che prendono una posizione politica
Abbiamo parlato con Giuliano Vozella e Stefano Costantini, che hanno dato vita ai Collasso, di quanto sia importante che la musica si impegni politicamente ragionando sui problemi della nostra società e prendendo una posizione netta.
in copertina, foto via Instagram
Abbiamo parlato con Giuliano Vozella e Stefano Costantini, che hanno dato vita ai Collasso, di quanto sia importante che la musica si impegni politicamente ragionando sui problemi della nostra società e prendendo una posizione netta.
Il primo singolo dei Collasso si intitola “Scenario cyberpunk” ed è fuori ovunque.
Parlare di politica in una canzone è complicato. Significa parlare di attualità, esporsi, sviscerare la propria personalità e la visione che si ha del mondo, vuol dire sempre schierarsi e far sapere agli altri cosa si pensa, dividere il pubblico — è inevitabile. Negli anni molti artisti hanno raccontato la propria quotidianità concentrandosi sui dettagli più disparati, tirando fuori le difficoltà della vita, dando un’idea anche del contesto sociale in cui ci troviamo, che il mondo di oggi è più precario e incerto di quanto i nostri genitori si sarebbero mai aspettati e l’antagonismo generazionale in stile Ok, Boomer è sempre dietro l’angolo.
Ma oggi non è semplice prendere una posizione politica netta e anche gli artisti storicamente schierati sembra si trovino a dover cercare una mediazione tra il proprio pensiero e l’aria che tira. Così l’artwork che accompagna il nuovo disco di Francesco Guccini — un murale realizzato a Bologna da TvBoy che rappresenta una barca in mezzo al mare sulla quale si trovano assieme a Guccini molti artisti italiani — viene presentato come un’illustrazione che “ragiona su un tema di stretta attualità, e non a caso è sorto proprio accanto a un’associazione di via Libia che sostiene il valore della differenza e propone progetti aperti di accoglienza e solidarietà.” Alla conferenza stampa l’artista smarca però la copertina da qualsiasi legame con i giorni d’oggi affermando: “penso voglia significare che tutte queste persone diverse dalla mia generazione siano radunate sulla barca attorno alla stessa operazione, le mie canzoni.”
Non è facile, oggi, chiedere a un artista di esporre le proprie opinioni politiche, dialogare su temi di attualità senza giri di parole. Per questo abbiamo chiacchierato con Giuliano Vozella e Stefano Costantini dei loro punti di vista sui problemi della nostra società e del perché sia così difficile, oggi, parlare di politica nella musica e farsi ascoltare.
Il 22 novembre Giuliano e Stefano debuttano con il progetto Collasso pubblicando il primo singolo intitolato “Scenario cyberpunk.” Il brano parla di discriminazione, ignoranza e razzismo con un riferimento chiaro al mondo di oggi.
“Noi due ci siamo conosciuti in un altro contesto perché suonavamo con i nostri progetti all’interno di un festival. Quando Stefano si è trasferito a Milano ci siamo risentiti e abbiamo condiviso un po’ di idee che avevamo in testa, tra le quali il discorso legato al dire la nostra su determinati argomenti.”
Lo scenario di cui parlano nel loro primo singolo, realizzato in collaborazione con Frak Wtf, è il mondo in cui viviamo. “Il cyberpunk è inteso un po’ come parola per dire fuori da una realtà umana. Il progetto ha come obiettivo quello di suonare, di scrivere, di comporre, di raccontare quello che noi due come persone stiamo vivendo in questo momento, un po’ anche come manifesto di quelli della nostra età che stanno vivendo in questo tipo di società e hanno il timore di dover parlare. Noi siamo musicisti e parliamo con la musica.” Però non sono molti gli artisti che decidono di esporsi politicamente. “Secondo me perché esporsi in questo senso significa anche limitare il raggio d’azione. Si ha un po’ paura e quindi nel dubbio meglio togliere” racconta Stefano. “A me è capitato proprio di pensare questa cosa non si può non dire, bisogna parlarne” prosegue Giuliano. “Se voglio dire qualcosa nel panorama stesso musicale e lo dico, lo dico come musicista, come persona che ne fa parte. Ma subito l’attenzione si sposta dal contenuto alle motivazioni: oh ma perché ha fatto una cosa del genere?”
In realtà gli artisti che si espongono su questioni legate all’attualità ci sono sempre stati e continuano a esistere. Nel suo ultimo singolo, “Flashback,” Ghali parla del diritto di avere la cittadinanza del Paese in cui si è nati dicendo “intervistatori mi chiedono ius soli/credo soltanto che siamo più soli.” Un anno fa uscì la famosa intervista di Salmo a Rolling Stone in cui il rapper invitava i sostenitori di Matteo Salvini a strappare le sue magliette e bruciare i suoi cd. Alcuni problemi oggi di stretta attualità come la questione dell’inquinamento prodotto dall’ex Ilva venivano già affrontati più di dieci anni fa da Caparezza in “Vieni a ballare in Puglia.” E sono solo alcuni esempi. “Ci sono delle eccezioni e andrebbero enfatizzate. Però bisognerebbe mettere l’attenzione anche su progetti che hanno meno esposizione” sostiene Giuliano. “Mi ricordo un concerto di Dave Matthews iniziato con lui che si scusava per l’uomo che avevano messo alla Casa Bianca.”
Giuliano e Stefano hanno iniziato a pensare a questo progetto musicale quando il muro di Trump occupava la cronaca politica internazionale. “C’è un video in cui si vede un’altalena costruita in corrispondenza del muro che permette di giocare a due bambini che si intravedono solo tra le sue fessure. Il designer che ha costruito la barriera ha dato la possibilità di giocare a due bambini che per la politica erano divisi. Questo è l’episodio che ci ha fatto dire guarda che roba, non è possibile, stiamo vivendo una cosa orrenda.” “Poi in realtà a livello personale” prosegue Giuliano “io ho capito che nella mia situazione il problema stava degenerando perché in famiglia uno scontro grande che ho avuto mi ha portato a non parlare più con una persona. In quel caso c’è stato uno scontro ideologico totale.”
Se anche si toccano argomenti di attualità, nelle canzoni non si riesce invece quasi mai a parlare di ambiente. “In realtà il secondo singolo parlerà proprio di quello! Probabilmente si parla ancora poco dei problemi ambientali perché è una problematica più moderna. Per quanto mi riguarda sono molto incattivito sulla questione ambientale” racconta Giuliano. “Io vengo da Bari e porto addosso il fatto di avere il mare dentro. Ho registrato dei dischi in uno studio dove, finito di registrare, uscivo e andavo a tuffarmi. Avevo quel tipo di approccio lì e l’anno scorso sono andato con la Jonian Dolphin Conservation per vedere la tutela dei delfini che, nella zona di Taranto, rappresentano la più vasta fauna marina d’Europa. Il discorso è che in quel caso nessuno fa niente e a una certa distanza dalla costa il mare è internazionale, il che significa che possono farci le trivelle, quello che vogliono. La gente se ne frega, in generale c’è un utilizzo di plastica spaventoso. Il discorso per cui non si parla di questa cosa qui è che ci sono ancora fin troppi interessi da parte di tutti gli individui collegati a questa problematica. E nel mondo non siamo nemmeno i peggiori. A me è capitato, a Bangkok, di ricevere una zuppa a base di verdure in un sacchetto di plastica. Il sacchetto tipo quello dove metti il pesce rosso al luna park.”
Forse non si parla di problemi ambientali anche perché non hanno ancora avuto un impatto sulla nostra vita di tutti i giorni. Casi puntuali e gravissimi come quello dell’inquinamento prodotto dall’ex Ilva interessano un territorio limitato e il problema viene quasi ignorato dagli abitanti del nord Italia. “Nel caso dell’Ilva se ne sta parlando adesso perché il problema è stato affrontato in maniera molto sottile negli anni, fino ad arrivare al sindaco della città che chiedeva di verniciare le facciate color rame in modo che non si vedessero le polveri che si attaccano ai palazzi.” Se non fosse vero sembrerebbe un romanzo di Philip K. Dick.
Segui Marco su Twitter