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I democratici statunitensi hanno usato la propria maggioranza alla Camera per approvare l’indagine per l’impeachment di Donald Trump. Il voto, che ha ovviamente spaccato la camera nei due schieramenti, segna un passaggio importante per le procedure: da ora in poi tutte le informazioni che emergeranno dalle indagini e tutte le deposizioni saranno pubbliche. Al termine delle indagini il comitato del democratico Adam Schiff dovrà presentare un report che sarà passato al Comitato giudiziario della Camera, che stilerà gli articoli dell’impeachment — ma ce n’è ancora di strada da fare. (the New York Times)
Intanto, la deposizione di Tim Morrison, assistente capo della Casa bianca per l’Europa e la Russia, ha confermato di nuovo l’esistenza della forzatura di Trump nei confronti dell’Ucraina. Morrison ha cercato di limitare i danni della propria deposizione, sostenendo che “non è stato discusso niente di illegale”: una cosa che si dice regolarmente di tutte le cose 100% legali. Ma il punto non è che si sia trattato di un accordo “illegale” o meno — secondo molti democratici la proposta di Trump costituisce un abuso di potere, e già questo potrebbe essere sufficiente per chiederne l’impeachment. (Vox)
I repubblicani e i sostenitori di Trump, intanto, continuano il proprio assalto del colonnello Vindman, il funzionario del Consiglio per la sicurezza nazionale che finora ha rilasciato una delle deposizioni più pesanti nei confronti di Trump. Su Vindman, che è di origini ucraine, si stanno costruendo tutte le teorie del complotto possibili, ma il sottotesto è sempre lo stesso: che sarebbe un traditore del proprio paese. Ma, sottolinea William Saletan, questa sovrapposizione tra Trump e lo stato è, senza mezzi termini, una forma di autoritarismo. (Slate)
Finora i repubblicani hanno cercato di concentrarsi e fare opposizione sugli aspetti tecnici delle procedure — cercando in tutti i modi di riempire il ciclo delle notizie, e di rubare la scena alle rivelazioni delle deposizioni. In particolare proprio la testimonianza di Vindman sembra disegnare il tentativo da parte di Trump di stringere un accordo di tipo mafioso con Zelensky. Ora che le deposizioni saranno pubbliche i repubblicani saranno in qualche modo costretti ad affrontare le accuse che vengono rivolte al presidente. (Salon)
Thomas Pepinsky, docente all’Università Cornell, sottolinea come lo scontro tra democratici e repubblicani debba preoccupare profondamente il pubblico statunitense. Secondo Pepinsky queste settimane hanno evidenziato come non mai che tra i due partiti non ci sono solo differenze di ideologia politica, ma anche riguardo alla vera e propria struttura costituzionale dello stato. Il termine tecnico è “regime cleavage” – un contesto politico e sociale che può portare sempre più cittadini, ma anche funzionari politici e governativi, a credere di poter completamente ignorare norme, istituzioni e leggi dello stato. (Politico)
Dopo settimane di tentennamenti e una difesa molto debole, Trump e i repubblicani hanno finalmente una linea di difesa contro l’impeachment, e per la prossima campagna elettorale. La strategia centrale sarà capovolgere l’accusa dei democratici su se stessa, presentando Trump come un leader tosto, scortese, sgraziato, ma che fa quello che serve. Oltre a una serie di dichiarazioni coordinate da membri del partito, è stato presentato un nuovo spot elettorale che si conclude con la tag line “He’s no Mr. Nice Guy. But sometimes it takes a Donald Trump to change Washington.” (CNN)
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Mondo
Il presidente iracheno Barham Salih ha confermato che il Primo ministro Adel Abdul Mahdi è disposto a rassegnare le dimissioni, “se le parti in causa riescono a concordare su un sostituto accettabile a livello costituzionale e legale.” Salih ha anche annunciato che indirà nuove elezioni non appena sarà ratificata una nuova legge elettorale, che dovrebbe arrivare in parlamento la settimana prossima. Ma la repressione ultraviolenta delle forze di sicurezza rende impossibile lo stemperamento della situazione: dall’inizio della settimana sono almeno 100 le persone uccise, e 5000 i feriti. (Middle East Eye)
In Libano, invece, chi potrebbe sostituire il dimissionario Hariri? Probabilmente… Hariri. Il presidente uscente resta infatti la figura con il supporto politico più ampio, ed è certamente il più popolare presso la comunità sunnita. In Libano convenzione vuole che il Primo ministro sia sunnita, il presidente del Parlamento sciita, e il presidente della repubblica maronita. (Al Jazeera)
Il presidente libanese Aoun è intervenuto proprio sulla divisione dei poteri lungo linee religiose, chiedendo la formazione di un governo tecnocratico e il superamento dell’usanza — sancita da un accordo non scritto raggiunto nel 1943, il Patto nazionale. Aoun ha seccamente definito il settarismo come una “malattia distruttiva” della società libanese. (France 24)
In un’intervista sulla tv di stato, Assad ha dichiarato che lo scopo del proprio governo è quello di ricostruire l’autorità statale sui territori attualmente amministrati dalle forze curde. Assad sostiene che il passaggio di potere dovrebbe avvenire “gradualmente” e che “rispetterà le nuove realtà in campo.” Già nel corso della giornata precedente era arrivata dal governo siriano la proposta alle Forze democratiche siriane di entrare a far parte dell’esercito. Le SDF avevano rifiutato la proposta, dicendo che per rendere la proposta accettabile sarebbe stato necessario “un accordo politico che riconosce lo stato speciale e la struttura delle SDF, e una profonda ristrutturazione dell’establishment militare siriano.” (DW)
Secondo l’Acled (Armed Conflict Location and Event Data), un progetto che cerca di tenere traccia delle vittime del conflitto, la guerra in Yemen, dal 2015, è costata la vita di 100 mila persone. Oltre ai morti, la guerra lanciata dalla coalizione saudita ha creato la crisi umanitaria più grande del mondo, con 24 milioni di persone in necessità di assistenza. (the Guardian)
Le autorità israeliane hanno approvato la costruzione di 2342 nuove case di coloni nella West Bank occupata. Il dato arriva attraverso l’organizzazione di vigilanza Peace Now, che sostiene che il 59% delle case dovrebbe essere costruito in territori che gli israeliani dovrebbero evacuare — ma l’espansione delle colonie della West Bank era una parte non irrilevante del programma elettorale di Netanyahu. Secondo l’organizzazione, dall’inizio dell’anno sono stati approvati i piani per costruire 8337 unità abitative, un aumento di quasi il 50% rispetto allo scorso anno, che si era chiuso a 5618 nuovi alloggi. (Al-Araby Al–Jadeed)
Italia
Prosegue la politica dello stillicidio nei confronti delle navi umanitarie che operano nel Mediterraneo: dopo due giorni in mare, Malta ha concesso lo sbarco alla Open Arms, con 15 naufraghi a bordo, ma ancora nessuna risposta è arrivata alla Alan Kurdi di Sea Eye, che di naufraghi ne ha 90. (la Repubblica)
?#ULTIMAHORA
Confirmada autorización para que las 15 personas rescatadas #OpenArms mañana puedan desembarcar en puerto seguro #Malta
A bordo les hemos acogido y cuidado con todo nuestro cariño. Ahora toca desearles la mejor de las suertes en la ingrata Europa.#cadavidacuenta pic.twitter.com/lrmDckGsny— Open Arms (@openarms_fund) October 31, 2019
“Noi vogliamo sapere se si stanno dando soldi degli Italiani a organizzazioni criminali in Libia, a danno dei diritti umani. Il governo deve assolutamente fare chiarezza.” Chi l’ha detto? Luigi Di Maio nel 2017. Bei tempi! (Twitter)
Alla vigilia del rinnovo degli accordi con la Libia, Medici Senza Frontiere definisce “maquillage umanitario” le modifiche promesse da Di Maio. “L’unica soluzione umanitaria possibile è superare del tutto il sistema di detenzione arbitraria, accelerare l’evacuazione di migranti e rifugiati dai centri favorendo efficaci alternative di protezione e porre fine al supporto dato alle autorità e alla guardia costiera libica che alimenta sofferenze, violazioni del diritto internazionale e l’odioso lavoro dei trafficanti di esseri umani, a terra e in mare.” (la Repubblica)
Intervistato da Pietro Salvatori, Nicola Fratoianni ribadisce la necessità di stralciare il memorandum, ne chiede la desecretazione e annuncia che voterà contro quando a gennaio bisognerà decidere sullo stanziamento finanziario. Ma non risulta che LeU sia disposta a togliere l’appoggio al governo e rinunciare a un ministero. (HuffPost)
Intanto, la ministra Lamorgese si difende dalle accuse da destra dicendo che gli arrivi sono diminuiti e i “rimpatri” aumentati. Ma la vera emergenza umanitaria è quella provocata dai decreti Salvini, che il governo ancora non ha modificato né abolito: secondo un report di Action Aid e OpenPolis, sono 80 mila le persone escluse dalle strutture di accoglienza in seguito al “decreto sicurezza,” e a gennaio 2021 le persone senza documenti potrebbero essere più di 750 mila. (la Repubblica dietro paywall / la Repubblica)
Nel governo intanto si continua a battibeccare sulle “microtasse” comprese nella manovra, a partire da quella sulle auto aziendali. Conte ha difeso l’accordo raggiunto finora, dicendo che non è vero che la manovra aumenterà le tasse e che “le bugie hanno le gambe corte.” (TGCOM 24 / ANSA)
A settembre è tornato a salire il tasso di disoccupazione: secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, l’ultimo mese ha visto un calo degli occupati pari a 32 mila unità. Su base annua, però, l’occupazione risulta in crescita (+0,5%). (Istat)
Milano
Regione Lombardia spenderà 50 mila euro per finanziare la realizzazione dei presepi nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie. Una cifra spropositata secondo i Sentinelli di Milano, che hanno annunciato una protesta davanti al Pirellone. (MilanoToday)
Cult
Netflix ha annunciato che produrrà il proprio primo podcast narrativo: si intitola The Only Podcast Left, e sarà un accompagnamento alla nuova serie originale Daybreak. Il podcast segue le avventure di un gruppo di giovani che registrano un podcast mentre su di loro si abbatte un’apocalisse zombie. The Only Podcast Left è in esclusiva su Spotify fino al 12 dicembre. (the Verge)
Nel 2050, 2,5 miliardi di persone in più vivranno nelle aree urbane, e il 90% di queste saranno in Africa e in Asia. Per questo molti stati africani stanno continuando a costruire città anche se al momento non ci vive nessuno: al momento sono in costruzione 120 città in 40 paesi, sull’esempio di Yamoussoukro e Abuja, capitali amministrative della Costa d’Avorio e della Nigeria. (Quartz)
Com’è andato Halloween? Vi siete travestiti da meme? (Wired)
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Gif di Daybreak
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