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in copertina, foto dall’incontro del maggio 2017. Bija è l’unico il cui volto non è offuscato. Foto di Avvenire

Questa è Hello, World!, la nostra rassegna mattiniera di attualità, cultura e internet. Tutte le mattine, un pugno di link da leggere, vedere e ascoltare.

Uno scoop di Nello Scavo, per Avvenire, rivela che nel maggio 2017, nel contesto del negoziato con le autorità libiche per il blocco delle partenze di migranti, durante un incontro con una delegazione da Tripoli al Cara di Mineo era presente anche Abd al-Rahman al-Milad. L’uomo, noto con l’alias Bija, è accusato dall’Onu di essere uno dei più violenti trafficanti di umani in Libia, controllore di fatto dei campi di prigionia, autore di diverse sparatorie in mare, e ritenuto a capo di una cupola mafiosa ramificata in ogni centro del potere dell’area di Zawiya. (Avvenire)

Il ruolo di Al Bija in Libia non poteva essere ignorato dalle autorità italiane e dalle Nazioni Unite: comandante della guardia costiera di Zawiya, Bija era già stato identificato in un video pubblicato dal Times nel febbraio 2017, in cui membri della guardia costiera libica erano ritratti nel prendere a frustate e aggredire un gruppo di migranti che avevano appena “salvato.” (the Times, 14 febbraio 2017)

La settimana successiva la giornalista Nancy Porsia aveva pubblicato un’indagine esclusiva su TRT World in cui ricostruiva la conquista del potere da parte di Bija di uomini come lui: leader emersi dalle milizie che si sono sostituite al governo libico, che oltre al traffico di diesel e gasolio si sono espanse anche al traffico di umani — un “settore” molto più rischioso, ma con ottimi margini. Negli anni, gli uomini delle milizie si sono infiltrati in quello che rimaneva delle amministrazioni private e locali in modo da poter agire indisturbati. (TRT World, 20 febbraio 2017)

Bija arriva in Italia per chiedere risorse per finanziare le proprie milizie e la guardia costiera, presentandosi come vero e proprio interlocutore in rappresentanza della Guardia costiera libica. Non deve essersi nemmeno dovuto trattare di una forzatura agli occhi delle autorità italiane: Bija ha messo a disposizione di al–Serraj la propria milizia, diventando effettivamente parte del braccio armato del governo riconosciuto dalle Nazioni Unite. Si trattava, insomma, di uno dei tanti compromessi che il governo italiano stava prendendo per chiudere l’accordo con la Libia. (Pulitzer Center, 5 ottobre 2017)

Ma già immediatamente il mese successivo dopo l’incontro le Nazioni Unite pubblicheranno un report in cui si scriveva che Bija era sospettato di aver fatto affogare “dozzine di persone.” L’anno successivo, nel luglio 2018, sarà sottoposto a sanzioni dal Consiglio di sicurezza, tra cui il divieto di viaggio e il blocco delle attività. Ma per i governi italiani era ancora tutto OK, evidentemente. (UN Docs / UN Press Releases)

Lo scoop di Avvenire è stato rilanciato dai media internazionali, ma in Italia ha avuto relativamente poca risonanza, e per ora nessuna conseguenza politica: sul quotidiano oggi in edicola c’è la seconda parte dell’inchiesta, in cui si rivela che, oltre a Mineo, Bija fu portato anche a Pozzallo. Ma dal governo l’unico a parlare è il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia — sì, quello che non crede allo sbarco sulla Luna — che dice semplicemente che il governo “verificherà.” (il Post / Avvenire)

Mentre pochi giorni fa la ministra dell’Interno Lamorgese elogiava il lavoro della Guardia costiera libica, ieri è stato firmato il decreto interministeriale (Esteri e Giustizia) sui “rimpatri”: i migranti provenienti da una lista di 13 paesi considerati “sicuri” si vedranno automaticamente rifiutata la richiesta di protezione internazionale, a meno che non riescano a dimostrare una situazione personale di pericolo. (Wired / la Repubblica)

Il decreto utilizza le disposizioni dei decreti sicurezza di Salvini, in cui si prevedeva appunto la possibilità di stilare una lista di paesi “sicuri.” Soltanto con due dei paesi nella lista, però, l’Italia ha uno specifico accordo per i rimpatri (Tunisia e Algeria), mentre con un terzo (Marocco) c’è un protocollo che non è mai stato ratificato. Di conseguenza, il risultato sul breve termine sarà, probabilmente, più persone che si vedranno rifiutata la domanda d’asilo e saranno costrette alla clandestinità o recluse nei Cpr. (il manifesto / Corriere della Sera)

A proposito: la ministra Lamorgese ha confermato che nell’ex Cas di via Corelli a Milano aprirà un Cpr, come volevano Minniti e Salvini prima di lei. Per protestare contro questa decisione, ci sarà una nuova manifestazione della rete No Cpr sabato prossimo. (Affari Italiani / Facebook)

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Mondo

Iraq. Come scrivevamo ieri, è arrivato l’“endorsement” alle proteste da parte del Grande ayatollah Ali al-Sistani, che ha dichiarato che il governo “deve fare quello che può per migliorare i servizi pubblici, trovare lavoro per i disoccupati, eliminare il clientelismo, fare i conti con la corruzione e mandare in prigione le persone che verranno implicate.” L’opinione di Sistani ha grandissimo valore presso la comunità sciita irachena. Intanto continua la violenta repressione governativa: il numero dei contestatori uccisi sembra essere salito fino a 42, ma sono numeri di difficile verifica. (Al–Araby Al–Jadeed)

Secondo un report di Associated Press, le vittime sarebbero 53, mentre Reuters ne conta 65. L’assenza di organizzazioni indipendenti che verifichino i dati, mentre le proteste aumentano di intensità come nel corso della giornata di ieri, rende impossibile per i mezzi stampa il compito di contare tutte le vittime. Il leader sciita Muqtada al–Sadr ha intanto ufficialmente chiesto che il governo si dimetta, e che vengano immediatamente indette nuove elezioni, monitorate da organi internazionali. Trovate tutti gli ultimi aggiornamenti sulla situazione in Iraq su questa pagina di Al Jazeera

Trump ha sfidato i democratici della Camera a votare per l’impeachment, sottolineando quanto sia certo di essere poi esonerato dal Senato. In una conversazione con i giornalisti il presidente degli Stati Uniti si è lamentato delle indagini sulle proprie richieste di ingerenza estera, sospirando “Ci stanno portando via i diritti.” (the Washington Post)

Trump sa di avere i numeri al Senato, dove i repubblicani hanno ancora la maggioranza. Ma se fossimo in lui ci preoccuperemmo di altri numeri: facendo la media tra tutti i sondaggi pubblicati in questi giorni per misurare il consenso popolare dell’impeachment, si ottiene che il 51% degli Stati Uniti supporta il procedimento. È un numero senza precedenti: da quanto risulta in sondaggi d’epoca, solo il 31% degli americani era a favore dell’impeachment contro Clinton, e solo il 38% era a favore dell’azione contro Nixon. (CNN)

Intanto l’amministrazione Trump continua nella propria marcia retrograda: il presidente ha firmato un decreto che impedirà ai migranti “legali” di entrare negli Stati Uniti se non potranno dimostrare che sono coperti da assistenza sanitaria, o che possano permettersi di pagare il servizio sanitario. La norma non si applica soltanto a chi chiede un permesso di soggiorno dall’estero, ma anche per coniugi e genitori di persone che hanno la cittadinanza. (NPR)

L’indagine sulle aggressioni nella centrale della polizia di Parigi, dove sono stati uccisi tre poliziotti e un civile, è stata passata alle autorità anti–terrorismo. Lo scopo delle indagini, scrive Kraim Hakiki, “è ricostruire il movente.” Per farlo, poteva essere utile non uccidere il responsabile degli accoltellamenti. (France 24)

Gli avvocati del governo britannico hanno promesso a una corte scozzese che il governo rispetterà la legge (!) e se entro il 19 non ci sarà un accordo per la Brexit, verrà chiesta all’Unione europea un’estensione dell’articolo 50. Ma il Primo ministro non è della stessa opinione: immediatamente dopo la risoluzione in Scozia, Johnson ha twittato che la scelta è soltanto tra “il nuovo accordo” — che non esiste, perché è stato bocciato da tutti gli interlocutori del Regno Unito — o nessun accordo. (the Guardian)

In risposta all’uso di leggi dell’era coloniale per mettere al bando maschere che rendano impossibile identificare i contestatori, le proteste ad Hong Kong sono tornate violente e si sono estese anche in quartieri dove non erano ancora arrivate. Grazie ai nuovi poteri esercitati invocati, Carrie Lam non ha più bisogno di consultarsi con gli organi di legislazione della città, e potrà emettere decreti indipendentemente. (Hong Kong Free Press)

Italia

Due poliziotti sono rimasti uccisi ieri pomeriggio in una sparatoria nella Questura di Trieste, mentre un terzo è rimasto ferito. A sparare è stato Alejandro Augusto Stephan Meran, un 29enne dominicano arrestato insieme al fratello per il furto di un motorino. Secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato proprio il fratello a portarlo in Questura, dopo la confessione del furto. Meran, che i giornali descrivono come affetto da un “disagio psichico,” sarebbe quindi riuscito a sottrarre un’arma agli agenti, aprendo il fuoco e scappando fuori dall’edificio, dove è stato fermato dopo un breve inseguimento. (la Repubblica)

Gli spari in mezzo alla strada in centro a Trieste hanno seminato il panico tra i passanti: “Ho sentito sei spari in strada e poi altri colpi,” racconta un testimone. “Gli agenti urlavano mani in alto e faccia a terra, mi sono barricata nel negozio.” Circola anche un video — che non linkiamo, ma che viene rilanciato da tutti i giornali con la solita morbosità — in cui Meran, ferito a terra, urla di dolore. (Today)

I due agenti uccisi si chiamavano Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, di 31 e 34 anni rispettivamente. A Trieste per oggi è stata proclamata una giornata di lutto cittadino. (Corriere della Sera / Rai News)

Ieri sono scesi in piazza a Roma i lavoratori della Whirlpool di Napoli: circa 2 mila manifestanti, che hanno inscenato un simbolico “funerale della lavatrice.” Una delegazione sindacale è stata ricevuta dal titolare del Mise Patuanelli, mentre mercoledì prossimo ci sarà un incontro con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. L’intenzione del governo è riaprire il tavolo della trattativa se l’azienda accetta di sospendere la cessione. (il manifesto / Varese News)

Il governo ha trovato un’intesa sui rider: la ministra del Lavoro Catalfo ha annunciato un emendamento al decreto sulle crisi aziendali, in cui sarà previsto un “doppio binario” per i ciclofattorini: quelli impiegati continuativamente dovranno essere assimilati a lavoratori subordinati, mentre per gli occasionali si fissano comunque dei diritti minimi inderogabili (divieto del cottimo, paga minima oraria collegata ai Ccnl, tutele previdenziali.) (il Sole 24 Ore)

Gif di Stoke&Dagger

Alcuni dissidenti del Movimento 5 Stelle hanno pubblicato online la “Carta di Firenze,” per una “coerente rinascita” del movimento. A 10 anni esatti dalla nascita del partito, i malpancisti chiedono maggiore democrazia interna, stop al ruolo del capo politico e il passaggio della proprietà della piattaforma Rousseau al M5S. (Carta di Firenze / la Repubblica)

Ambiente

Greta Thunberg ha partecipato a sorpresa a uno sciopero per il clima a Iowa City. Più di 3000 persone si sono radunate davanti all’Università dell’Iowa per ascoltare il suo discorso. (the Guardian)

Cult

Guarda i bulldozer del governo statunitense distruggere cactus e alberi storici ignorando qualsiasi legge per preservare l’ambiente perché bisogna far presto, e liberare il terreno per costruire il muro col Messico. (Gizmodo)

Apple ha presentato Servant, la nuova serie thriller di M. Night Shyamalan che ha una premessa da… serie di M. Night Shyamalan: una serie di eventi spiegabili iniziano a tormentare una famiglia dopo che hanno assunto una balia per curare la bambola che hanno preso per scopo terapeutico dopo la morte del loro figlio. Sarà online su Apple Tv Plus dal 28 novembre. (the Verge)

Un sacco di tech bro scrivono che la fusione tra esseri umani e intelligenza artificiale è inevitabile, e diventare “cyborg” è “la nostra unica speranza per il futuro.” Ma parliamone seriamente: come influirà questo sviluppo tecnologico con il nostro concetto di identità? (Nautilus)

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