Appesi a Rousseau
Questa è Hello, World!, la nostra rassegna mattiniera di attualità, cultura e internet. Tutte le mattine, un pugno di link da leggere, vedere e ascoltare.
in copertina, foto via Facebook
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Oggi è la grande giornata del voto su Rousseau, la traballante piattaforma online privata del Movimento 5 Stelle da cui dipende il futuro della democrazia italiana. La grande novità di ieri, rispetto agli ultimi giorni di trattative e capricci, è che Di Maio ha finalmente rinunciato a fare il vicepremier (scaricando la responsabilità dell’impasse, ovviamente, sul Pd). In serata, il capo politico del M5S ha pubblicato un video in diretta che dovrebbe suonare come un endorsement a favore del Sì al voto di oggi, ma decisamente molto tiepido. (HuffPost / Facebook)
A sciogliere il nodo dei vicepremier facendo cadere definitivamente le resistenze dell’ex ministro sarebbe stata, secondo i retroscena, una telefonata di Beppe Grillo, che da giorni sta remando con decisione a favore dell’accordo. (la Repubblica, dietro paywall)
“Abbiamo grandi e buone idee da realizzare in questo paese.” Poco prima di Di Maio, anche Giuseppe Conte ha parlato in diretta su Facebook, mostrandosi speranzoso verso l’alleanza nascente e registrando la “consonanza” tra Movimento 5 Stelle e Pd su molti punti programmatici (come al solito ultra-vaghi, tipo “protezione dell’ambiente” e “crescita solida”). Il video si conclude con un appello diretto agli elettori che voteranno su Rousseau: “Non tenete in un cassetto queste idee, questi sogni: questo è il momento di tirarli fuori per realizzare il paese che vogliamo.”
Che nel Movimento 5 Stelle siano in molti a sperare nella vittoria di un No — a cui Conte sarebbe costretto ad adeguarsi, come hanno specificato ieri i capigruppo e lo stesso Di Maio — è dimostrato anche dal piccolo giallo sull’ordine delle risposte e sulla formulazione del quesito: il pulsante del “Sì” è stato rimesso prima del “No” soltanto dopo le polemiche sollevate dalla notizia, mentre è impossibile non notare la differenza con l’entusiasmo che aveva accompagnato il voto sull’accordo con la Lega. (il Messaggero / Twitter)
Sicuramente contrario è l’ex leghista Gianluigi Paragone, che ha annunciato il proprio voto negativo citando Vasco Rossi — e lui non l’ha presa bene — ma probabilmente anche Di Battista, che però non ha voluto dirlo chiaramente. Ieri Di Battista e Di Maio si sono incontrati, e il capo politico sta provando in tutti i modi a ricavare un posto all’amico nel prossimo governo, per ora — sembra — senza successo. (la Repubblica / il Fatto Quotidiano)
Il voto si chiuderà alle 18, ed è impossibile fare pronostici: una rilevazione di SWG per La7 vuole l’elettorato del M5S spezzato in due — il 51% a favore, ma anche il 40% contrario. Ma non è detto che le dinamiche tra gli iscritti siano le stesse che l’agenzia ha registrato tra gli elettori, e non è nemmeno detto che il voto su Rousseau non sia guidato da un generatore di numeri casuale, per quanto ne sappiamo. (HuffPost)
Lo scorso aprile, il Garante della privacy aveva condannato l’associazione che gestisce la piattaforma (presieduta da Casaleggio) a pagare una multa da 50mila euro per le mancate garanzie su sicurezza e segretezza del voto. Da allora, non è chiaro quali provvedimenti migliorativi siano stati adottati. (Fanpage, 4/04/2019)
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Mondo
I talebani hanno rivendicato un altro attentato a Kabul. Un’autobomba è esplosa nei pressi del Villaggio verde, dove hanno sede agenzie e organizzazioni internazionali, uccidendo almeno 16 persone. Dopo l’esplosione, un uomo ha aperto il fuoco sulla folla in agitazione. (Al Jazeera)
L’attacco è avvenuto proprio mentre sul canale televisivo di informazione TOLONews andava in onda un’intervista con il rappresentante statunitense Zalmay Khalilzad, che stava discutendo delle trattative di pace con i talebani. Khalilzad ha dichiarato che si è trovato un accordo “in linea di principio”. L’accordo, se approvato da Trump, prevede una finestra di 135 giorni entro cui — se i talebani rispetteranno la propria parte dell’accordo — gli Stati Uniti ritireranno 5000 soldati da cinque basi militari presenti nel paese. (TOLOnews)
Il consiglio del governo di transizione del Sudan era stato criticato per la mancanza di rappresentanza femminile, e ora il Primo ministro Hamdouk sta cercando di rimediare, nominando ministre quante più donne possibile. Tra i nomi in lizza al ministero degli Esteri c’è anche quello di Asma Mohammed Abdullah, una delle prime donne a svolgere il ruolo di ambasciatrice, che potrebbe ora diventare la prima ministra degli Esteri del paese. (Al–Araby Al–Jadeed)
Shatha Hammad raccoglie la storia di una famiglia beduina, messa in fuga dall’esercito israeliano, perché temevano che gli avrebbe confiscato il proprio serbatoio d’acqua. Durante la fuga, insieme al proprio bestiame, a bordo di un trattore, la famiglia è stata raggiunta da mezzi militari, che si sono lanciati contro la loro vettura. Nell’incidente è rimasta uccisa una bambina di tre mesi ed è in coma la madre. L’esercito israeliano conduce regolarmente operazioni per scacciare o intimorire allevatori beduini che vivono nella valle del Giordano. (Middle East Eye)
Continuano le tensioni politiche senza precedenti nel Regno Unito. Boris Johnson ha tenuto un discorso fuori dal numero 10 di Downing Street annunciando che, malgrado non voglia nuove elezioni, se il parlamento avanzerà leggi per bloccare la Brexit no–deal o per chiedere che sia di nuovo rimandata, spingerà per ottenere nuove elezioni. Johnson ha ripetuto nuovamente che non ha intenzione di smuovere la data della Brexit oltre Hallowe’en. Nota: secondo l’ordinamento politico britannico, il Primo ministro non ha il potere di indire nuove elezioni, serve un voto di sfiducia, o comunque almeno un passaggio parlamentare. Ma sembra che a Johnson questi dettagli non interessino molto, e conta di portare il paese al voto il 14 ottobre. (the Guardian)
Domani la Camera dei Comuni dovrebbe esprimere e approvare un documento che costringerebbe Johnson a chiedere un’estensione di tre mesi, fino al 31 gennaio 2020, in caso non sia stretto un accordo con l’Unione Europea entro il 19 ottobre. La scadenza segue di un giorno la fine del summit europeo del 17–18 ottobre, considerata l’ultima occasione per trovare un accordo sulla Brexit. In questo momento i media contano circa 20 “ribelli” tra i Tories, che potrebbero sostenere la richiesta di estensione contro le linee di partito. (the Independent)
Sono almeno cinque i morti causati dal passaggio dell’uragano Dorian nelle Bahamas. La tempesta ha ancora l’intensità di un uragano di Categoria 4, e sta ora procedendo lentamente verso il Florida, dove è previsto arrivi nella notte di martedì. L’uragano ha causato ingenti danni alle isole, con venti fortissimi e onde più alte del normale tra i tre e i cinque metri. Secondo il primo ministro Minnis si tratta di “una tragedia storica.” (the New York Times)
L’autore della strage di Odessa, in Texas, in cui sono morte sette persone e ne sono state ferite 22, è stato identificato. Poche ore prima di aprire il fuoco, era stato licenziato dal proprio posto di lavoro. L’uomo era già stato arrestato per un reato minore nel 2001, ma avere precedenti non impedisce di acquistare armi da fuoco in Texas. (NPR)
Le primarie del Partito democratico statunitense stanno entrando in una seconda fase: sono ormai in gioco, di fatto, solo Biden, Sanders e Warren — anche gli altri due candidati forti di questo ciclo, Harris e Buttigieg, hanno sempre meno propulsione. Dove andranno i sostenitori dei tanti altri candidati sarà una delle variabili più importanti nel decidere le dinamiche delle prossime settimane. (Politico)
Nel corso della giornata di ieri è circolata la notizia di un audio, ottenuto da Reuters, in cui la capa esecutiva di Hong Kong Carrie Lam Yuet-ngor si scusava con alcuni imprenditori locali, parlando in inglese, di aver causato la crisi politica che da mesi agita la città. Nell’audio Lam sostiene che “la prima cosa da fare sarebbe dimettersi, dopo aver fatto profonde scuse.” Ma Lam non si è dimessa — facendo dedurre a molti commentatori che non possa presentare le proprie dimissioni alla Cina continentale. La capa esecutiva ha riunito la stampa chiarendo che la registrazione riprendeva “una confidenza,” e che la scelta di non dimettersi è interamente propria. (Reuters / South China Morning Post)
Italia
La nave Eleonore della Ong tedesca Lifeline, che ha forzato il blocco navale ieri per condizioni emergenziali a bordo, è stata lasciata sbarcare a Pozzallo, portando finalmente a terra le 101 persone che aveva salvato in mare. L’imbarcazione è ora sotto il controllo dei finanzieri, per “ulteriori indagini,” sotto sequestro amministrativo. (Avvenire)
Nel corso della giornata di ieri si è sbloccata anche la situazione della Mare Jonio, dopo che i naufraghi rimasti a bordo, 31 persone, hanno annunciato lo sciopero della fame, “pronti a morire piuttosto che vivere così.” Tuttavia, dopo aver ricevuto l’autorizzazione ad entrare, le Fiamme Gialle hanno consegnato agli attivisti una multa per 300 mila euro, con l’accusa di aver violato il decreto sicurezza bis, e il provvedimento di sequestro cautelativo dell’imbarcazione, in vista di una possibile confisca. (la Repubblica)
Matteo Salvini ha commentato la notizia con i suoi soliti metodi, addossando lo sbarco al governo “a guida Pd,” quando ovviamente, il governo non c’è ancora. Secondo la retorica delle scritte imposte sul video dai comunicatori di Salvini, ovviamente, la colpa delle persone a bordo della Mare Jonio sarebbe quella di festeggiare, cosa che, è noto, le persone malate non possono fare, gli è vietato. (Twitter)
Sono sbarcati anche i naufraghi a bordo della nave Cassiopea della Marina Militare, tra cui 5 donne e 19 minorenni, sul totale di 29. Stavano cercando di raggiungere l’Italia con un motoscafo, intercettato a sud di Lampedusa. (Nuovo Sud)
A Borgo Mezzanone, nel foggiano, alcune decine di braccianti che lavorano nelle campagne della zona hanno bloccato una strada per chiedere maggiori tutele e diritti, a partire dai permessi di soggiorno. (la Gazzetta del Mezzogiorno)
La manifestazione è servita a ottenere un tavolo in Prefettura alla presenza del Questore, del Prefetto e di un rappresentante di Confagricoltura. Decisamente poco raccontata dai principali media nazionali, potete seguire gli aggiornamenti sulla protesta dalla pagina Facebook Comitato Lavoratori delle Campagne.
Con una nota, la dirigenza della multinazionale Whirlpool ha gelato le speranze dei lavoratori dello stabilimento di Napoli, reputando “insufficienti” le misure contenute nel “decreto crisi aziendali” che sarà pubblicato a breve in Gazzetta Ufficiale. Per l’azienda, che assicura la volontà di garantire continuità occupazionale agli oltre 400 dipendenti, l’unica possibilità è cambiare la missione produttiva del sito. Secondo la Fiom si tratta di uno “schiaffo ai lavoratori.” (il Sole 24 Ore)
Cult
C’è una nuova app virale con una nuova controversia sulla privacy: si chiama Zao, è legata a un sito di appuntamenti cinese, e vi permette di generare deep–fake estremamente convincenti partendo da una sola foto. Oltre al discorso sulla privacy, fondamentale, non si può non sottolineare quanto la diffusione di strumenti sempre più semplici per generare deep–fake sia quantomeno allarmante. (Gizmodo)
Dopo l’esperimento su Instagram, Facebook sta pensando di eliminare il numero dei like anche sul social network principale — nel tentativo di rendere meno tossica l’esperienza d’uso della piattaforma. (TechCrunch)
Kristen Bateman ha provato la terapia di Luce Ajna, che dovrebbe “aprire il vostro terzo occhio,” così non dovete farlo voi. La terapia consiste in una sessione di meditazione mentre dei led vi sparano in faccia laser e luci bianche per creare la visione di una caleidoscopio colorato, mentre indossate cuffie da cui vi vengono fatti ascoltare suoni da computer e synth. Davvero, non ve lo consigliamo. (Dazed)
Gif di Trippyogi
Ambiente
Il presidente brasiliano Bolsonaro non parteciperà al summit sulla situazione degli incendi in Amazzonia che lui stesso aveva convocato, in vista di un intervento chirurgico a cui dovrà sottoporsi. (DW)
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Gif di Lauv
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