Disegnare la storia di un tram

In TRAM! Ilaria Cairoli e Alberto Casagrande raccontano perché il tram è il mezzo di trasporto piú bello. Li incontreremo alle 17 di domenica 8 settembre al Rob de Matt, in occasione di Gomma Festival.

Disegnare la storia di un tram

In TRAM! Ilaria Cairoli e Alberto Casagrande raccontano perché il tram è il mezzo di trasporto piú bello: democratico, romantico, rumoroso ma gentile. Li incontreremo alle 17 di domenica 8 settembre al Rob de Matt, in occasione di Gomma Festival.

TRAM! è una storia minimalista, semplice, divertente. Edito da Lavieri Edizioni, è un inno alla bellezza dei tram, scritto da Ilaria Cairoli e accompagnato dalle illustrazioni di Alberto Casagrande. È un racconto che sembra fatto apposta per essere sfogliato leggendolo ad alta voce.

TRAM! racconta il mezzo di trasporto quasi come un essere vivente che attraversa e unisce la città dove viaggia, ma ne sottolinea anche il ruolo fondamentale come spazio sociale condiviso, piccolo microcosmo che porta a incontrare, o anche solo osservare, sempre persone diverse, che però fanno la nostra stessa strada.

Abbiamo raggiunto via email Casagrande per farci raccontare come ha lavorato insieme a Cairoli per realizzare il volume, quali sono le ispirazioni artistiche, poetiche e tipografiche da cui è partito, e quanto sono belle le onomatopee. Incontreremo entrambi alle 17 di domenica 8 settembre al Rob de Matt, in occasione di Gomma Festival.

Vuoi raccontarci come è nato TRAM!? Come hai incontrato Ilaria, che rapporto c’è stato nello sviluppo del racconto e delle tue illustrazioni?

Con Ilaria ci siamo incontrati sul lavoro, un paio di anni fa. Si è creata un’affinità direi istantanea, sia dal punto di vista creativo che per quanto riguarda una certa visione del mondo.

Il “trammino” lo prendevamo tutti i giorni, spesso insieme, e osservavamo tutta una serie di elementi  e sensazioni che rendevano il viaggio in tram un’esperienza affascinante.

È venuto quindi naturale lavorare insieme su un’idea che Ilaria in realtà coltivava già da qualche tempo: “un albo illustrato sui tram.” Meno immediato è stato trovargli una forma: pensa che siamo partiti dall’idea di un albo di pura non fiction, pieno di informazioni storiche e dati tecnici!

Questo però ci ha obbligati a fare un po’ di ricerca, scoprendo un mezzo di trasporto pieno di storia e con caratteristiche uniche, che poi sono quelle che abbiamo cercato di raccontare nel libro.

Le idee per il racconto e le illustrazioni sono nate in parallelo, abbiamo ideato insieme la struttura dell’albo e lo storyboard e confrontandoci continuamente anche nelle fasi successive, nelle quali lavoravamo individualmente sulle singole parti.

Il tuo stile grafico mi è sembrato perfetto per raccontare la storia metropolitana e democratica di TRAM. A livello creativo, da che elementi sei partito?

Direi da una massiccia osservazione della città: fotografavamo incroci, cavi e binari; osservavamo gli interni dei mezzi e la diversità dei quartieri, che sono oggetto di fortissimo interesse per entrambi. A livello “operativo” Ilaria ha fatto un’ampia ricerca iconografica su cui mi sono basato per disegnare gran parte degli elementi che trovate nel libro.

Il tram protagonista di TRAM! è la Carrelli, un mezzo il cui design può essere datato ma è anche senza tempo. Lavorando alle illustrazioni e alla cura tipografica delle pagine del libro, quanto il design del tram stesso ha dato forma al tuo stile?

In realtà la Carrelli è solo il modello che, vivendo e amando Milano, ci è venuto naturale prendere a riferimento.

Il protagonista è il tram in tutte le sue molteplici varianti: nel libro non si parla mai delle sue qualità estetiche, quanto di alcune caratteristiche che si possono ritrovare anche nelle tranvie moderne: democratico, ecologico, gentile nei confronti della città e dei suoi abitanti.

Però è vero, il tram “tipo 1928” ha un fascino particolare, che peraltro ritrovi in tutti i modelli progettati e prodotti in quel periodo praticamente in tutto il mondo. Pensa a Lisbona, Trieste, al Bondinho brasiliano recentemente riattivato, solo per citarne alcuni.

E funzionava particolarmente bene con il mio stile di illustrazione, andando poi a influenzare come dici tu le scelte tipografiche dell’albo, dal sans geometrico utilizzato nei paragrafi ai diversi lettering che ho realizzato all’interno delle tavole. È chiaro che dovevano funzionare con quell’immaginario.

Nel libro si alternano illustrazioni moderniste con composizioni che sembrano ispirate alla poesia visiva e alla letteratura del futurismo italiano. Quali autori e opere hanno più di altri influenzato lo stile finale dell’opera?

In generale le avanguardie storiche, la bauhaus, il costruttivismo, ma nell’utilizzo espressivo delle lettere ti direi anche il lavoro di uno come George Maciunas.

Citi il modernismo, e senz’altro è tra le cose che mi ha più affascinato fin da quando ho iniziato ad avvicinarmi alla grafica da studente. Soprattutto il modernismo statunitense, Agha, Rand, Saul Bass…e Wondriska, a cui ho riservato un piccolo tributo nascosto in una doppia pagina piena di lettering… i soliti sospetti insomma, che te lo dico a fare!

E di sicuro il futurismo, che probabilmente è il riferimento che salta immediatamente all’occhio; a conti fatti stiamo raccontando un mezzo di trasporto estremamente rumoroso all’interno di una città che non si ferma mai. Esiste forse qualcosa di più futurista?

A proposito di futurismo: onomatopee! Parliamone, quanto vi siete divertiti?

Moltissimo, e alla fine ci siamo dovuti pure limitare! Pensa che nel titolo provvisorio con cui ci siamo proposti agli editori era presente un sonoro DLING DLING.

Il lato rumoroso del tram è stata una delle prime caratteristiche che abbiamo voluto raccontare: lo sferragliare in curva sui binari, tanto forte da far tremare le case.

“Che onomatopea utilizziamo per la pagina dello sferragliare?” Ti giuro che ci siamo veramente rotti la testa su questa domanda.

Ma anche i discorsi delle persone in carrozza, a cui abbiamo dedicato un’intera doppia.

Ci interessava raccontare la città come un ambiente caotico ma brulicante di vita, e la componente sonora ci è parsa un aspetto fondamentale.

Trovare la giusta modalità è stata una bella sfida, perché per me era importante che lo stile delle onomatopee non ricordasse il linguaggio visivo del fumetto: è qui che la poesia visiva e il futurismo ci sono venuti in aiuto. E anche William Wondriska.

contenuto sponsorizzato da Gomma
undermedia