L’oste senza Conte

Questa è Hello, World!, la nostra rassegna mattiniera di attualità, cultura e internet. Tutte le mattine, un pugno di link da leggere, vedere e ascoltare.

L’oste senza Conte

in copertina, foto via Facebook

La giornata politica di ieri si è aperta con l’ennesima sparata infelice di Matteo Renzi, che ha accusato durante una lezione alla propria scuola politica — che è apparentemente una cosa che esiste — Paolo Gentiloni di aver fatto trapelare a Repubblica i tre punti fermi di Zingaretti al Movimento 5 Stelle, nel tentativo di “far saltare l’accordo.” L’unica conclusione a cui si può arrivare è che Matteo Renzi non ha mai partecipato a una contrattazione politica. (la Stampa)

Intanto continuano le offerte disperate di Matteo Salvini per ricucire con il Movimento 5 Stelle. Salvini in un video su Facebook si è dichiarato disposto “a tutto” per evitare un altro governo “con Renzi e Boschi,” dicendo che “non riesce a immaginare cosa potrebbero fare sulla pelle degli italiani,” — ma poi citando politiche migratorie e ius soli, fronti che non hanno letteralmente nessuna conseguenza sulla quotidianità delle persone, a parte ovviamente i diretti interessati, ora oppressi da uno stato ingiusto. (Adnkronos)

L’audio di Renzi, mentre Salvini continua a insistere con la propria offerta di mandare Di Maio a palazzo Chigi, in realtà ottiene l’effetto opposto di quello che Renzi dice di voler ottenere, perché espone il fianco del Partito alle critiche del Movimento 5 Stelle. Di Maio ha commentato freddo “Questi già litigano.” È difficile dargli torto. (HuffPost)

Non che nel Movimento 5 Stelle siano tutti d’accordo — anzi. Di Battista ha scritto su Facebook un post in sottolineava la centralità del Movimento 5 Stelle nella trattativa di governo, definendo una “buona cosa” le aperture della Lega, perché “non mi dispiacerebbe un Presidente del Consiglio del Movimento 5 Stelle” (Sottointeso: dato che non ce ne sarà mai più un’occasione.) Di Stefano invece ha cercato di rassicurare gli interlocutori democratici: “o la trattativa col Pd va in porto o c’è solo il voto.” (Facebook / il Fatto Quotidiano)

In realtà, il margine per un governo tra Pd e Movimento 5 Stelle che parta dai temi sociali comuni tra i due partiti c’è — c’era anche 15 mesi fa, non fosse stato per i popcorn di Matteo Renzi. Il primo incontro tra i due partiti ha dato esiti sostanzialmente positivi. Secondo il Pd “ci sono ostacoli ma non sono insormontabili,” e anche sul taglio dei parlamentari, presentati dal M5S come condizione necessaria per formare un nuovo governo, il Partito ha aperto: “noi siamo disponibili a un calendario rapido.” (il Messaggero)

Alla sera, invece, fuori programma c’è stato un incontro diretto tra Di Maio e Zingaretti, che è andato decisamente peggio, in larga parte proprio per responsabilità dei renziani, che sono pubblicamente disposti ad accettare che Conte sia di nuovo presidente del Consiglio. Ma le pressioni di Di Maio su Conte in battuta d’apertura si possono leggere in un altro modo: nel forno di un nuovo governo gialloverde, Conte sarebbe naturalmente escluso — Di Maio potrebbe star cercando di eliminare il proprio più importante avversario nel Movimento 5 Stelle anche dal dialogo con il Partito democratico. (Next Quotidiano)

Alessandro De Angelis inquadra la situazione commentando che si tratta prima di tutto di una crisi “nei” partiti, piuttosto che “tra” i partiti. Nel Movimento 5 Stelle ci sono forti correnti che sostengono letteralmente tutte le possibilità di fronte al Movimento, nel Partito democratico resta l’incognita di Renzi, e di una sua possibile scissione. Tutto sarà più chiaro lunedì mattina, quando, secondo i retroscena, il Movimento 5 Stelle dovrà dare la propria risposta definitiva alla Lega. (HuffPost)

Al termine del primo giorno di dialogo lasciato da Mattarella prima delle consultazioni di martedì, l’unica cosa chiara è che il Movimento 5 Stelle non vuole tornare al voto — e in questo senso un ritorno alla Lega sarebbe per lo meno politicamente più semplice.

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Mondo

Facendo eco alla minaccia del Taoiseach irlandese Varadkar, anche Macron ha annunciato che si opporrà alla firma dell’accordo commerciale tra Unione europea con il mercato del Mercosur dell’America del Sud, finché Bolsonaro non garantirà la protezione della foresta amazzonica. Macron aveva dato il proprio via libera al trattato lo scorso giugno proprio in seguito a rassicurazioni da parte del Brasile sui propri impegni ecologici. Un funzionario dell’Eliseo ha commentato “il presidente può solo arrivare alla conclusione che Bolsonaro gli ha mentito.” (Politico.eu)

Di fronte alle sempre più forti pressioni economiche, e con solo tre settimane di ritardo, Bolsonaro ha annunciato che contro gli incendi sarà mobilitato anche il personale dell’esercito. In un tentativo di salvare la faccia, Bolsonaro ha dichiarato che continuerà la propria politica di “tolleranza zero” per il crimine — “compresi quelli contro l’ambiente.” (Al Jazeera)

Prendendo ispirazione dalla Catena baltica del 1989, i contestatori di Hong Kong hanno formato una catena umana, mano per mano, lunga 45 chilometri, lungo tutte e 39 le stazioni ferroviarie di Hong Kong. Mantenendo le proteste pacifiche, il movimento sta riuscendo a rimobilitare molti attivisti che aveva perso nelle settimane precedenti. Le foto di Hong Kong Free Press.

Protesters are apparently playing a game where they try and pass a box of mints from Tsuen Wan to Tsim Sha Tsui. Another box is being passed from Chai Wan to Kennedy Town.#hongkong #antiELAB #china pic.twitter.com/dgzuLmYGNB

— Hong Kong Free Press (@HongKongFP) August 23, 2019

La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina continua: il consiglio di stato cinese ha annunciato la propria risposta agli ultimi dazi di Trump — tariffe tra il 5 e il 10% su beni statunitensi per un valore di 75 miliardi di dollari. I dazi saranno articolati in due ondate, la prima il primo settembre, la seconda il 15 dicembre. Il 15 dicembre entreranno in vigore anche tariffe al 25% su tutte le automobili prodotte negli Stati Uniti, e al 5% su tutte le parti di automobili importate dagli Stati Uniti. Perché il primo settembre e il 15 dicembre? Sono le date in cui scatteranno anche i nuovi dazi di Trump. (CNBC)

Trump l’ha presa molto male, e ha immediatamente annunciato ulteriori nuove tariffe — i dazi al 25% su importazioni dalla Cina per un valore di 250 miliardi di dollari saranno alzati al 30%, e quelli al 10% che dovevano entrare in vigore il primo settembre saranno ora al 15%. Trump ha definito Xi Jinping “un nemico,” e poi per non negarsi niente ha twittato un ordine (…) alle aziende statunitensi: “cercate alternative alla Cina.” (South China Morning Post)

….better off without them. The vast amounts of money made and stolen by China from the United States, year after year, for decades, will and must STOP. Our great American companies are hereby ordered to immediately start looking for an alternative to China, including bringing..

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 23, 2019

(No, Trump non ha il potere di ordinare alle aziende del proprio paese di abbandonare la Cina.)

Al netto della retorica di Trump, il costo di questi dazi — sempre più alti — si riversa sull’economia statunitense, che non è più solida come quando Trump ha iniziato il tiro della fune con la Cina. Il sindacato nazionale degli agricoltori ha condannato le azioni del presidente, dicendo che “Invece di cercare di risolvere i problemi del nostro settore agricolo, questa amministrazione ne ha creati di nuovi.” (the Hill)

Sono almeno 70 mila le persone che sono fuggite da Idlib verso la Turchia in seguito al nuovo assalto delle forze di Assad sulla provincia. Le milizie governative hanno occupato la zona circostante Khan Sheikhoun e persino circondato un avamposto turco in Siria. Erdogan ha telefonato a Putin e si recherà a Mosca la settimana prossima per cercare di disinnescare l’aggressione del governo siriano, che ha nella Russia il proprio più grande alleato. (Middle East Eye)

Ragıp Soylu ha condiviso su Twitter che le forze di Assad sono così vicine dall’avamposto turco da farsi i selfie davanti alla struttura. (Twitter)

Assad forces are taking selfies with the Turkish observation station in Idlib’s Morek. pic.twitter.com/kLh7F783Vx

— Ragıp Soylu (@ragipsoylu) August 23, 2019

Yemen. Dopo due giorni di scontri violenti con le forze governative, il Consiglio di transizione del Sud ha annunciato un cessate il fuoco — ma ordinando alle proprie truppe di non arretrare dai propri avamposti, con cui difendono l’occupazione delle regioni meridionali del paese. (Al–Araby Al–Jadeed)

È morto David Koch, miliardario statunitense tra i più importanti finanziatori del Partito repubblicano. Insieme al fratello Charles è stato uno dei protagonisti nascosti della sua svolta a destra sempre più marcata. (Vox)

Italia

Malta ha autorizzato finalmente lo sbarco della nave Ocean Viking, dopo quasi due settimane in mare aperto. I 356 migranti a bordo saranno “distribuiti” in sei stati dell’Unione Europea. (Avvenire)

Milano

Se avevate qualche dubbio, Milano è ancora la città italiana più cara se siete degli studenti fuori sede, con una media di 573 euro al mese per una stanza. (Repubblica Milano)

Salute

È stata registrata in Illinois la prima morte sospetta legata alle sigarette elettroniche. Negli ultimi due mesi negli USA quasi 200 persone sono state ricoverate con sintomi simili, con un particolare picco nelle ultime due settimane. (The Verge)

Cult

Arvind Narayanan smonta le dichiarazioni sulla privacy di Google, con cui il colosso di Mountain View ha cercato di giustificare perché Chrome sia rimasto così indietro rispetto a Safari e Firefox nella difesa della privacy dei propri utenti. (Freedom to Tinker)

Vi ricordate quando nei primi anni 2010 andava di moda comprare dei “mini maialini” come animali domestici? È un vero peccato che… non esistessero, e a distanza di anni, i proprietari si siano trovati in casa maiali completamente cresciuti. Fa ridere, ma è un problema serio, perché tantissimi sono anche stati abbandonati :( (Mel Magazine)

È in corso il D23, la convention annuale di Disney in cui presenta le novità con cui occuperà i cervelli di tutto il mondo nei prossimi anni. Nel fiume di annunci di quest’anno, ci sono belle sorprese, come una serie dedicata a Kamala Khan, ma anche l’ennesimo remake “live action,” questa volta di Lilli e il vagabondo. Tutti gli annunci della giornata. (Polygon)

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Gif di Sam Jack Gilmore

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