Ritenere impensabile l’alleanza tra il Pd e il Movimento 5 Stelle ignora non solo il comportamento del M5S durante il governo con la Lega, ma la lunghissima tradizione di trasformismo della politica parlamentare italiana.
La politica ha un lato magico: è il trasformismo, quel fenomeno per cui una forza politica o un singolo individuo cambiano idea e colore da un giorno con l’altro, per convenienza, calcolo o illuminazione spirituale. La politica italiana è particolarmente soggetta a questo fenomeno a causa della sua struttura di fondo, che dà ampi poteri al Parlamento piuttosto che al governo: è sufficiente che un piccolo gruppo di deputati cambi casacca per influenzare in modo decisivo la politica nazionale, in modi non sempre chiari al grande pubblico.
Va detto: non è che negli altri sistemi politici il trasformismo non esiste — semplicemente, può essere meno evidente; così come va detto che la capacità di cambiare idea o posizione può essere costruttivo, e una prova di maturità politica o personale. Nei 150 e rotti anni di storia italiana moderna, però, si sono visti alcuni ribaltoni oggettivamente importanti o divertenti.
CAMILLO CAVOUR
Partiamo da lontano, da quando l’Italia come non la conosciamo nemmeno esiste — esiste però il Regno di Sardegna, che di lì a qualche anno unificherà il paese, governato dal primo ministro Camillo Cavour. Oggi quest’ultimo viene ricordato, con buone ragioni, come uno dei padri della patria, ma pochi sanno che arrivò al potere attraverso un atto di trasformismo politico estremamente raffinato.
1852. Cavour fa parte del governo di centrodestra, presieduto da Massimo D’Azeglio, come ministro dell’Economia. Una posizione che non gli basta. Decide quindi di appoggiarsi al centrosinistra per destabilizzare il governo, facendo leva sull’opinione pubblica liberale che teme un irrigidimento delle libertà civili e di stampa — d’altronde, era il 1852.
Il governo D’Azeglio, grazie a questa manovra, cade nell’aprile 1852; viene imbastito un nuovo esecutivo, un governicchio, della durata di soli sei mesi. Nel novembre dello stesso anno Cavour diventa finalmente capo del governo, posizione che ricoprirà fino alla morte, nel 1861.
BENITO MUSSOLINI
No, non intendiamo che da un giorno con l’altro Mussolini si è trovato a guardare il mondo al contrario.
Ci riferiamo a un episodio molto precedente, risalente per la precisione al 1914. In quel momento Mussolini è uno degli esponenti più noti del Partito Socialista, dell’ala massimalista per la precisione, e il PSI è contrario all’entrata in guerra dell’Italia — memo storico: è appena scoppiata la Prima guerra mondiale, e noi stiamo ancora decidendo da che parte stare.
Erano ancora i giorni in cui Mussolini definiva l’impresa coloniale italiana “un atto di brigantaggio internazionale” e il tricolore italiano “uno straccio da piantare su un mucchio di letame.” Ah. Da un momento all’altro, il 18 ottobre 1914, Mussolini diventa interventista, pubblicando sull’Avanti! un esplicito articolo a favore della guerra. Tempo un mese viene espulso dal partito, e fonderà un nuovo giornale, Il popolo d’Italia.
È interessante notare che, molto probabilmente, per questa operazione Mussolini avesse ricevuto fin dall’inizio fondi e mazzette da parte dei servizi segreti francesi — era normale in quei giorni, in cui tutti gli attori europei cercavano di assicurarsi il sostegno del nostro paese: basti pensare che l’ambasciata tedesca negli stessi giorni aveva proprio comprato La nazione.
Quello che i servizi segreti francesi non potevano prevedere è che Mussolini sarebbe diventato Mussolini.
LE DINAMICHE INTERNE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA
La prima repubblica era un momento di giochi politici sottili, e più nascosti dello standard a cui siamo abituati oggi. La Democrazia Cristiana era praticamente costretta a stare al governo, in quanto unica forza capace di fronteggiare il PCI in quegli anni di blocchi e guerra fredda: ma era una forza politica molto variegata, i cui membri avevano posizioni molto diverse tra loro, divisa nelle cosiddette “correnti.” La prevalenza di una corrente o dell’altra determinava la politica del partito e dunque quella del paese: per questo motivo poteva accadere che un mutamento interno impercettibile fosse di grande rilevanza.
Ci sono stati molti esempi di cambi di corrente non molto evidenti o scandalosi, oggi ormai dimenticati, ma che hanno segnato in modo profondo la storia politica nazionale. Ad esempio la decisione del democristiano siciliano Salvo Lima, legato a Cosa Nostra, di aderire alla corrente andreottiana nel 1964: adesione che permise ad Andreotti di acquisire un’importanza centrale nella politica italiana per tutto il quarto di secolo successivo. Lima verrà ucciso da Cosa Nostra nel 1992.
CLEMENTE MASTELLA
Clemente Mastella viene ricordato in questo modo sulla pagina Pokedex Wikipedia a lui dedicata:
Viene considerato come uno dei politici italiani più trasformisti, essendo passato diverse volte da schieramenti di centrodestra a coalizioni di centrosinistra (e viceversa) nella sua lunga carriera politica.
Mastella, in realtà, è semplicemente la forma più pura di politico democristiano, partito in cui ha militato fin dal 1976, che sta “al centro” e che cerca poi di barcamenarsi in base all’opportunità, non solo per interesse, ma anche — forse — perché ci crede davvero. Nel 2006, con già vari cambi di sfumatura alle spalle, partecipa all’Unione, la coalizione di centrosinistra guidata da Romano Prodi, in cui ricopre il ruolo di ministro della Giustizia.
Nel gennaio 2008, però, la moglie Sandra Lonardo viene posta agli arresti domiciliari in seguito a un’inchiesta in cui è coinvolto lo stesso Mastella. Questi, dichiarando di essere al centro di un attacco della magistratura, si dimette. Tempo nemmeno un mese il governo Prodi è caduto, e Mastella si dichiara pronto a candidarsi nelle liste di Berlusconi: il quale all’inizio lo accetta, ma poi lo rifiuta, a causa di alcuni sondaggi secondo cui il suo elettorato non sarebbe proprio entusiasta dell’idea.
Viene comunque eletto con il Pdl nel 2009 al Parlamento europeo. Oggi è sindaco di Benevento, sostenuto da Forza Italia.
LEGA NORD
Prima il Nord ↝ Prima gli italiani = ???
MATTEO RENZI
Fino a prima della crisi era la persona per cui un governo Pd-5stelle non si era mai concretizzato in questa legislatura. Dopo che l’ultimo congresso Pd l’ha messo in minoranza rispetto a Zingaretti le cose però sono cambiate. Ora è deciso a far valere il suo grande numero di fedelissimi ancora presenti in Senato per dettare la politica al partito e al paese: dunque sì governo con i 5stelle, basta che comando ancora io.
IL MOVIMENTO 5 STELLE PRIMA DI QUeSTA CRISI
Se siete tra coloro che si stanno meravigliando di come sia possibile che i cinquestelle possano andare al governo con il Pd la settimana dopo aver smesso di partecipare a uno dei governi più di destra della storia della Repubblica, la vostra meraviglia è poco fondata: il Movimento ha cambiato più volte politica in modo drastico da quando è nato. Qui di seguito riportiamo alcuni dei punti più clamorosi che hanno subito ribaltoni:
- “no alleanze”
- “no condoni e salvataggi di banche”
- “no F35”
- “no Tap”
- “no più di due mandati per parlamentare”
E si potrebbe continuare a lungo. Alcuni di questi punti sono stati smentiti per la scarsa abilità politica degli esponenti del Movimento per raggiungerli, magari contrastando l’alleato di governo, ma una buona parte sono stati usati per scopi elettorali e poi buttati nel dimenticatoio. Qualcuno ricorda che il Movimento voleva proporre ai parlamentari l’obbligo — fascistoide — di votare sempre in ossequio allo schieramento per cui erano stati eletti?
Il Movimento 5 stelle forse non è un caso di trasformismo in senso stretto, che prevede un repentino cambio di idea per ottenere qualcosa: è più corretto definirlo un caso di trasformismo continuato, un mutaforma della politica, che basa la sua esistenza sulla fluidità più completa di scopi, ideologia e ragione di essere.
LA LISTA SAREBBE ANCORA LUNGA
Insomma, uscendo dalla Prima repubblica e avventurandoci nel presente, il trasformismo politico ha subito una mutazione. Non si può dire con certezza che sia aumentato, ma è senza dubbio diventato molto più evidente. Questo ha una causa ben precisa: la sempre maggiore inconsistenza delle proposte politiche, e la sempre maggiore importanza data agli slogan, alle frasi a effetto, al culto della personalità. È più facile dire tutto e il contrario di tutto, con sempre meno timore di essere smentiti.
Dopo questa lunga carrellata polemica, però, è importante ricordare di nuovo una cosa: la capacità di stringere accordi e di chiudere pagine politiche non è un difetto. È una qualità, e una forza di un sistema parlamentare come il nostro. Semplicemente, qualsiasi sistema politico deve essere animato da partiti e uomini politici all’altezza: e quelli italiani non sempre lo sono stati.