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tutte le foto di Elena Buzzo

“La trap oggi come oggi di fatto è pop, è una macro-categoria dentro cui trovi moltissime altre sfumature di suono.” Abbiamo chiesto ai Tauro Boys di raccontarci il loro primo disco.

Una cosa che si può dire dei Tauro Boys è che all’interno del panorama hip hop italiano sono figure difficilmente collocabili in una delle wave che ogni tanto il giornalismo musicale prova a individuare per catalogare le mille uscite della fetta più grossa del nostro mercato discografico. I tre tauri – Maximilian, Yang Pava e Prince – sono ragazzi di Roma che fanno un rap strano, pop e colorato, che per estetica e immaginario li rende molto più simili a una boyband che a una qualsiasi gang di rapper.

Da quando nel dicembre 2017 uscirono con il loro TAURO TAPE fu chiaro che stavano prendendo una strada che in Italia ancora non era stata battuta: suoni zuccherosi come piccole caramelle colorate, accompagnati a giri di chitarra pop-punk e a basi leggere, con testi personali che raccontavano la vita di ragazzi di vent’anni lasciando perdere i cliché trap sulla droga, le bitch e i chili sul collo. 

Dopo quel primo tape ne hanno fatto uscire un secondo, e il 27 giugno di quest’anno hanno pubblicato Alpha Centauri, il primo disco ufficiale distribuito da Universal, che a partire dal titolo (Alpha Centauri è una costellazione a tre stelle, spesso citata nei loro testi, tra le più visibili e vicine al nostro sistema solare) conferma la direzione che vogliono prendere, per prendersi un posto tra le stelle più luminose della scena.

Tanto per cominciare vi chiederei della struttura di questo progetto: si può dire che è il vostro primo “vero disco”, che non è un tape ed è un progetto strutturato dall’inizio alla fine?

Prince: si può dire, anche se di fatto come nel Tape2 non c’è nessun fisico ed è solo streaming. Abbiamo cambiato approccio. L’abbiamo chiamato disco perché siamo tornati diverse volte sulle tracce, ci siamo confrontati di più, abbiamo fatto quasi ogni traccia ad hoc, mentre prima lavoravamo più di getto.

Maximilian: e poi in ogni pezzo c’è la presenza di tutti e tre i Tauro Boys, mentre negli altri tape magari trovavi tracce a due e tracce singole oltre a quelle chiaramente in tre. Stavolta abbiamo fatto in modo che tutti e tre fittassimo sempre insieme.

E poi c’è il discorso dei produttori, che avete affiancato a Close che è il vostro produttore “storico.” Come mai?

Prince: abbiamo deciso di includere altri suoni, per cui Close ha fatto varie coproduzioni. Ci sono Peppe Amore, Zollo, Nko Drumz…

Pava: mio cugino, Nick Name.

Prince: nel complesso è più lavorato, è molto vario a livello sonoro.

Maximilian: in generale è la nostra prima apertura a un mondo che non siano i Tauro  Boys e la Tauro Gang. ci sono due feat, quello con Side e con KNOWPMW e non c’è Giorgio (Tuttifenomeni ndr).

L’avete balzato?

(ridono

Pava: no anzi, tutti ci chiedono dov’è finito, se abbiamo litigato… Non c’è perché tra le altre cose lui stesso sta lavorando di più al suo progetto, e ci siamo beccati meno.

Maximilian: e poi ci siamo detti: okay, ora che abbiamo fatto due tape lavorando sempre nella nostra comfort zone possiamo sperimentare anche al di fuori e vedere cosa succede.

 “Bella bro” per me è stata una hit immediata.

Prince: è totale. Dovevamo metterlo in un pezzo per forza, bella bro è una cosa che diciamo in continuazione da dieci anni.

Il feat con Side come è nato? ho visto che sotto al video su YouTube qualcuno si chiedeva anche se gli avete mandato 20k come dice nella strofa.

Prince: ci hanno fatto i conti in tasca! 

Pava: gli abbiamo dato ventimila strette di mano… È venuta fuori in modo molto spontaneo. Ci conosciamo dal liceo, facevamo tutti il Virgilio. Anzi io andavo a scuola con lui anche alle elementari e siamo sempre stati amici di zona, a trastevere. 

Dal virgilio sono usciti negli ultimi anni un po’ di artisti (penso anche a Ketama, a Franchino che sono un po’ più grandi), c’era un bel fermento?

Pava: a Roma è la scuola per eccellenza antifascista, si stava bene. C’è una bella autogestita, è una tradizione. 

Ogni tanto sui giornali si legge delle occupazioni perché arriva la polizia.

Prince: è capitato, anche quando andavamo noi. Articoli sui quotidiani e quant’altro, scandali che non esistono. trovano un ragazzino con un grammo di fumo e scoppia un casino, inchieste eccetera. 

Maximilian: tutte cose abbastanza ridicole comunque, il Virgilio non è mai stato una scuola di spaccio o di criminalità.

Pava: è un posto dove si respirava una bella aria di libertà, che forse è tra le cose che hanno spinto tanti ex studenti del Virgilio a esprimersi artisticamente.

Voi a scuola rappavate? 

Pava: al Virgilio praticamente tutti i giorni, eravamo noi coi nostri amici di scuola. Sceglievamo i beat più strani che ci piacevano e, più che fare la classica “battle” con le rime fighe e gli insulti provavamo collaborare, fare delle tracce insieme live. con Giorgio facevamo dei pezzi che erano dei viaggi spaziali, non abbiamo mai fatto il rap “guarda come sono vestito, guarda come swaggo”. 

Tornando al disco, anche la scrittura in qualche modo è cambiata, a tratti sembra più malinconico. 

Maximilian: più che malinconico direi più personale, più serio. anche nel Tape 2 c’erano dei pezzi malinconici, penso a “Red wine” per esempio, però qui siamo stati sicuramente più seri. Il fatto di andare in studio da Thaurus a registrare e fare tutto lì in modo più professionale ci ha aiutati.

Stavate tutti a Milano?

Pava: registravamo a Milano, ma loro stanno qui da un paio d’anni mentre io faccio ancora avanti e indietro da Roma. 

La firma con Thaurus come è arrivata?

Prince: avevamo appena chiuso il Tape 2, ci hanno fatto una serie di offerte diverse e dopo esserci confrontati abbiamo sposato Thaurus. Ci hanno dato un bel supporto, si sente anche in questo disco che ci hanno dato solidità, pur lasciandoci liberi di lavorare a modo nostro.

Tra il Tauro Tape 2 e Alpha Centauri sono passati pochi mesi, avete iniziato a lavorarci subito?

Prince: siamo tornati subito in studio, perché dopo il TauroTape2 e il tour eravamo fomentatissimi, volevamo misurarci con cose nuove.

Maximilian: non abbiamo voglia di fermarci. Anche questa volta, il disco è uscito la scorsa settimana e stiamo già pensando al prossimo progetto, ascoltando in giro… 

Quando siete arrivati parlavamo del nuovo Machete Mixtape, i vostri ascolti sono soprattutto rap?

Pava: in realtà per niente, ognuno fa il suo. Io vado tanto su Soundcloud a cercarmi la scuola di Atlanta, i ragazzi nuovi che stanno uscendo qui…

Peraltro il Soundcloud Rap è una roba di cui finalmente si inizia a parlare anche in italia. 

Pava: è figo perché c’è davvero un sacco di gente nuova, fresca. dà un botto di soddisfazione, scoprire questi pischelli piuttosto che andare su Spotify e cercare solo gli artisti che conosci già. 

Maximilian: prendere ispirazione anche da cose che non vengono direttamente dal rap ci permette di esprimerci meglio, altrimenti sarebbe difficile creare qualcosa di nuovo. Io per esempio ascolto pochissima trap americana, ascolto più indie o pop.

Prince: la trap ora sta includendo gli altri generi, rimangono le percussioni però si sta aprendo a tutto il resto. Oggi come oggi di fatto è pop, è una macro-categoria dentro cui trovi moltissime altre sfumature di suono. 

Maximilian: per questo per noi avere gusti diversi eccetera è positivo, possiamo variare. È diverso rispetto per esempio alla Dark Polo Gang di quattro anni fa, loro hanno creato questo vocabolario che però era unico, noi abbiamo tre immaginari diversi.

Il riscontro coi fan ultimamente com’è?

Maximilian: abbiamo dei fedelissimi dal primo tape – però alcuni forse ci hanno già abbandonati dal primo tape 

Al primo disco vi hanno già dato dei venduti?

Pava: da quest’anno sono arrivate le prime frasi così. Prima ci dicevano: “Fate vedere i soldi, siete figli di papà”. Adesso è diventato: “Avete fatto i soldi, vi siete venduti!”. Che poi quali soldi, magari, prima chiedevo a Giad il nostro manager venti euro per mangiare al McDonald’s. Però su internet sembra sempre chissà cosa. 

Maximilian: soprattutto tra Roma e Milano mi rendo conto che abbiamo creato un movimento importante. Anche nei posti che abbiamo sempre frequentato, quando ci torniamo ora agli occhi degli altri siamo diversi. Capita spesso ma è abbastanza tranquillo. A me però una volta è successa una cosa bellissima: stavo a Roma in motorino, fermo al semaforo, e c’era una signora sui sessanta che si girava e mi guardava. io non capivo, pensavo di avere il casco slacciato. Invece a una certa va indietro con il motorino e mi fa: “Oh, grandi Tauro Boys! Continuate così, mi piacete un botto”.

Anche a noi.