Dove trovare ANTIFOOD, il nostro primo numero di carta
ANTIFOOD è il nostro primo numero di carta. Iniziamo questo nuovo progetto parlando di cibo perché crediamo che l’alimentazione sia un tema cruciale in una città accogliente e sostenibile.
ANTIFOOD è il nostro primo numero di carta. Iniziamo questo nuovo progetto parlando di cibo perché crediamo che l’alimentazione sia un tema cruciale in una città accogliente e sostenibile.
ANTIFOOD è gratuito e si trova in alcuni dei migliori locali di Milano. Lo potete prendere insieme una birra o da solo, portare al tavolo per fare quattro chiacchiere oppure leggerlo da sol* mentre assaggiate le salchipapas.
Se siete in giro e volete leggere the Submarine di carta, potete usare questa mappa per vedere qual è il locale piú vicino dove lo trovate:
dall’editoriale di ANTIFOOD:
Un’immagine recente rimasta impressa nella nostra coscienza collettiva è quella dei neofascisti che, a Torre Maura, periferia di Roma, gettano a terra e calpestano i panini destinati alle famiglie rom di un centro di accoglienza. A molti quel gesto è sembrato un salto di qualità rispetto alle scene simili di rabbia razzista viste nei mesi e negli anni passati, per via del valore simbolico del cibo e del pane in particolare, cibo per antonomasia e metafora stessa della carne umana: calpestare il cibo è calpestare l’uomo.
Ma il cibo non si calpesta solo con le scarpe e — come i corpi a cui dà sostanza — è da sempre terreno di scontro politico. Agli antipodi degli umili panini di Torre Maura c’è il cibo astratto e mercificato che si usa chiamare food, con una mossa di marketing che tradisce un terrore per la concretezza di parole semplici come cibo, mangiare, nutrimento. E nasconde una violenza di genere diverso, ma di segno simile: la violenza della disuguaglianza, che nell’accesso al cibo trova il suo livello più elementare, discriminando tra chi può accedere al cibo, e chi no; tra chi può mangiare bene, e chi no.
Per questo, dopo tre anni passati a cercare di raccontare la realtà su internet con uno sguardo il più possibile profondo e senza retorica, abbiamo deciso di inaugurare la concretezza della carta stampata con un numero dedicato alla concretezza del cibo. Ed è per questo che l’abbiamo chiamato così, con uno sguardo rivolto specialmente alla nostra città, Milano, dove la retorica del food ha trovato il suo terreno più fertile.
ANTIFOOD è il primo risultato di questo progetto, avviato grazie alla preziosa collaborazione con Prospero Editore, una casa editrice fresca con cui abbiamo avuto un’intesa immediata. Distribuito gratuitamente in tantissimi locali di Milano dalla settimana prossima, the Submarine nel mondo reale sarà un trimestrale che in ogni uscita affronterà un tema specifico. Continuiamo la nostra missione di riportare in superficie storie sommerse, ma lo facciamo in un contesto completamente diverso, sui banconi e sui tavoli dei locali, sperando di far iniziare conversazioni davanti a una birra fresca.
In questo primo numero il food non c’è: ma c’è il cibo che si coltiva negli orti urbani condivisi strappati al cemento; il cibo che i volontari di Recup raccolgono dai mercati rionali per sottrarlo allo spreco; il cibo come cura per la malattia nei corsi del Campus Cascina Rosa, e il cibo come veicolo di solidarietà, nelle parole di Chef Rubio e nella storia di un ristorante preso d’assalto per aver assunto un cameriere con la pelle scura. C’è il cibo strano che si trova nei negozi aperti 24 ore su 24; il cibo liberato dalla plastica; il cibo che accompagna le serate dei musicisti; il cibo vissuto come ossessione e tormento personale, come quello raccontato da Roxane Gay in Fame.
Non è tutto, ovviamente: sono solo pochi frammenti che cercano di illuminare altrettanti angoli di una realtà complessa e inesauribile. Magari ne potrà nascere qualche riflessione più profonda, una consapevolezza maggiore di ciò che siamo e di ciò che mangiamo. Altrimenti, perlomeno, avrete imparato che cosa sono le salchipapas.
ANTIFOOD contiene:
La ristorazione ai tempi delle shitstorm squadriste
Nel 2017, un ristorante di Milano è stato preso di mira da una valanga di troll online per aver assunto un richiedente asilo. Siamo andati a parlare con i proprietari per capire cos’è cambiato da allora.
Combattere lo spreco alimentare, un mercato rionale alla volta
Recup è un’associazione di volontari che cercano di salvare dai mercati cittadini il cibo che altrimenti sarebbe buttato. Abbiamo passato una giornata con loro al mercato di Pasteur.
Alla ricerca della dieta giusta per prevenire il cancro
Accanto all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano è attivo dal 1978 un centro ad hoc per la ricerca del nesso tra alimentazione e tumore, mentre il Campus Cascina Rosa organizza corsi di cucina e lezioni aperte per diffondere una maggiore consapevolezza alimentare.
Come gli orti urbani hanno ridisegnato Milano
A seguito della dismissione di numerose strutture industriali, dagli anni Settanta, Milano ha visto nascere enormi vuoti urbani che hanno dato l’occasione di ridisegnare la città.
La pasta al pomodoro è il piatto militante per eccellenza
Parola di Chef Rubio, che da sempre mette insieme cucina e attivismo sociale. L’abbiamo incontrato per parlare di cibo, solidarietà e futuro.
È ora di farla finita con la plastica monouso
Milano ha dichiarato guerra alla plastica usa e getta. Ma da dove bisogna partire per raggiungere il traguardo di una città completamente plastic free?
È possibile consumare carne in modo sostenibile?
Gli allevamenti intensivi sono i principali responsabili delle emissioni di gas climalteranti, ma i modelli alternativi esistono: l’esempio di Casa Serra, un’azienda agricola biodinamica di Asti.
Tre cose che pensavo facessero schifo e invece sono buone
Sapete cosa sono le salchipapas? E il collo d’anatra che sapore ha? Il kebab a 1,50 € è commestibile? Abbiamo le risposte.
Musica indie & birrette
Abbiamo chiesto a un po’ di artisti della nuova scena musicale italiana di raccontarci un locale (o una serata) e un drink che per loro rappresentano Milano.
La nostra fame ci appartiene
Fame di Roxane Gay è un libro onesto e brutale che racconta la storia di un rapporto malsano con il cibo — una storia familiare a gran parte delle donne occidentali. Ma è da questa consapevolezza che possiamo partire per riappropriarci dei nostri corpi.