Le grandi città, in Italia ma in tutto il mondo, hanno bisogno di drastiche operazioni di forestazione per poter far fronte ai crescenti effetti del cambiamento climatico. Ma anche dove ci si sta muovendo in questa direzione, come Milano, l’impegno non è ancora sufficiente.
La vita nelle grandi città è segnata da problemi ambientali e climatici complessivi, da cui sembra impossibile uscire senza rinunciare alla struttura stessa della grande città. Con l’arrivo del freddo, in particolare in caso di lunghi periodi di siccità, le città italiane vengono inghiottite dallo smog; in estate, ve ne sarete accorti, il caldo da record diventa cocente, rendendo la vita difficilissima per chi lavora e anche per chi deve banalmente spostarsi da un posto all’altro.
Il problema delle ondate di calore è troppo spesso minimizzato, sia nella coscienza comune che presso i media: diventa un problema passeggero, mascherato dietro quanto sia bella l’estate al mare, che mette in pericolo solo gli anziani più deboli — e peggio per loro. In realtà, a livello mondiale, le ondate di calore sono il fenomeno climatico che causa più morti di tutti.
Senza misure drastiche e radicali per contenere gli effetti del cambiamento climatico, il problema delle ondate di calore può solo diventare più grave di anno in anno. Tuttavia, vista l’inerzia della politica globale di fronte all’emergenza climatica, le singole amministrazioni hanno una soluzione pratica che non risolve il problema, ma che almeno può ambire a controllarne gli effetti.
La soluzione consiste semplicemente in più alberi. Una soluzione particolarmente d’avanguardia, preziosa per le zone metropolitane più densamente popolate e dalle fitte strutture architettoniche, è l’introduzione dei cosiddetti tetti verdi, elementi architettonici orizzontali che prevedono la copertura di edifici con una coltre di vegetazione.
I tetti verdi, oltre ad assistere le città nella lotta all’inquinamento atmosferico, aiutano a riflettere la radiazione solare che colpisce il palazzo che li ospita, rendendo l’edificio molto più fresco. Uno studio ha dimostrato che gli effetti sono semplicemente drastici: un tetto di colore scuro può raggiungere temperature fino agli 80° C, un tetto verde nelle stesse condizioni non supera i 27° C.
Ma i tetti verdi non sono l’unica soluzione al problema: si può lavorare attivamente per contrastare calore e smog semplicemente aumentando le aree verde di una città. Per costruire un futuro più vivibile nelle grandi città serve fare un lavoro di forestazione radicale, che ripensi l’uso degli spazi pubblici e delle vie più larghe.
Un report di Planting Healthy Air mostra i benefici apportati dalla piantumazione di alberi in città, in termini di abbassamento della temperatura e di riduzione delle micropolveri. Qual è l’investimento minimo necessario per ottenere risultati significativi? L’analisi conclude che con quattro dollari per residente si potrebbe piantare una quantità di alberi tale da migliorare la salute di milioni di persone, senza che questa soluzione rappresenti un ripiego rispetto ad altre.
Le città ad alta densità di popolazione sono quelle che più beneficiano della piantumazione di nuovi alberi. Inoltre è possibile pianificare la piantumazione in base alla vulnerabilità degli abitanti in una specifica area, per esempio in prossimità di scuole e ospedali, e sfruttare gli alberi come uno schermo contro le micropolveri provenienti dalle vicine aree industriali. Un investimento globale in piccoli “boschi urbani” potrebbe salvare migliaia di vite.
Un buon esempio è quello di Jakarta. Nonostante la capitale indonesiana — con 28 milioni di abitanti — sia una delle città al mondo più congestionate dal traffico, ed è anche sprovvista di una rete metropolitana.. Mentre il governo indonesiano ha recentemente preso delle misure per controllare l’inquinamento e prevenire gli incendi illegali, Jakarta trarrebbe un grande giovamento da un investimento di quattro dollari per abitante .
Nel 2015 l’ISPRA, l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale ha prodotto per Roma Capitale un manuale di linee guida per la forestazione urbana sostenibile della città. Il documento ambiva a dare indicazioni per le istituzioni locali della città su come rivalutare gli spazi forestali dell’urberesentava sostanzialmente due proposte: la creazione di nuove aree boscate, che assistono alla lotta ai cambiamenti climatici e migliorano la biodiversità urbana, e la creazione di alberate e fasce tampone lungo le maggiori arterie stradali, per ridurre gli inquinanti atmosferici e l’inquinamento sonoro.
A Milano, Stefano Boeri ha presentato l’estate scorsa nel contesto del nuovo Pgt del Comune un progetto per portare tre milioni di alberi in più nella città entro il 2030. Nello specifico, un milione in più entro il 2021, un altro entro il 2025, e il terzo nel 2029. Il piano non prevede soltanto nuovi tetti verdi, ma anche un’espansione drastica delle superfici boschive. Per riuscire nell’impresa — non facile — il Comune ha chiesto la collaborazione della società civile. Ma quello che serve è una revisione degli spazi sprecati in parcheggi, di cui Milano è invasa. All’epoca l’assessore all’urbanistica Maran aveva confermato che fossero nel mirino le aree di sosta a raso di piazza Sant’Agostino e San Luigi.
Lo sviluppo del verde in aree urbane sarà un problema centrale nella gestione del cambiamento climatico in Europa, dove più di due terzi della popolazione vive in città. Negli ultimi anni ci si è inevitabilmente concentrati sulla mancata efficacia delle politiche nazionali — e internazionali — nella lotta al cambiamento climatico. Ma dietro queste necessità impellenti, e malgrado le sempre più grandi proteste ambientaliste, il ruolo delle singole amministrazioni nel rendere le città più vivibili è stato largamente minimizzato, presentando il problema come più grande di loro. Al contrario, un contrasto al cambiamento climatico può e deve partire dalle amministrazioni locali.
tutte le foto da Urban Jungle Street View, un hack post–apocalittico di Street View che a noi invece piace un sacco