“Alla fine è tutto una canzone d’amore,” DOLA ci ha raccontato il suo album d’esordio

Il 5 aprile è uscito per Undamento “Mentalità,” il primo album di DOLA. Ne abbiamo parlato con l’autore.

“Alla fine è tutto una canzone d’amore,” DOLA ci ha raccontato il suo album d’esordio

Il 5 aprile è uscito per Undamento Mentalità, il primo album di DOLA. Mentalità è un disco d’amore (forse), sicuramente è un album ricco di influenze e sarà un’altra sorpresa di questa edizione del MI AMI.

Chiariamo subito, non sei mai stato un grande fan di Rino Gaetano, giusto? Anche se il timbro della voce rimanda inevitabilmente anche a lui.

No, lo rispetto moltissimo, ma non sono mai stato un fan. Conosco delle cose, ma comunque per me è un grosso complimento essere associato a lui. Non so però lui come l’avrebbe potuta prendere. (ride)

Rispetto ai due EP che abbiamo ascoltato l’anno scorso questo disco mi sembra meno involuto, è come se ti fossi aperto a una nuova fase, è così?

Se meno involuto vuol dire più evoluto penso che lo sia, penso che la nostra fosse la voglia di raccontare le cose che ci capitano nel quotidiano in una maniera che strizzasse l’occhio a un mondo lo-fi, ma con le idee chiare, cioè che se fai suonare “male” un pianoforte è perché sai anche come si fa a farlo suonare bene… Penso che la nostra evoluzione, specialmente in questo senso, sia di più a livello di produzione. E in ogni caso molto merito va a MNTL.

Cos’è successo nell’ultimo anno, da Snlrnz a Mentalità?

Per scrivere questo disco sono tornato a vivere a Casalvieri. Diciamo che una parte di quello che è successo sta lì dentro, l’altra parte non si può raccontare. Poi a condire il tutto ci sono le solite cose: bar, amici, treni, Roma, Milano.

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Sullo sfondo dei nuovi pezzi c’è quasi sempre una persona, è troppo dire che Mentalità è un disco d’amore?

Ma sì alla fine forse lo è, parla di amore non corrisposto, amore finito, amore per gli amici, amore per le cose che ti fanno male. Alla fine è tutto una canzone d’amore, intendo proprio tutto sto game lo è. Poi moriamo e si passa avanti.

“Io non ho mai fatto pace col termine elettronica, mi piace pensare a ‘Sogni’ come a un beat lo-fi che poi è stato portato nel mondo della canzone italiana, volevamo fare un incrocio tra quel mondo fatto di erba e ciambelle col mondo fatto di vino e pasta”

Per quanto riguarda il suono super contaminato dell’album, come ci avete lavorato? Si passa ad esempio dalla chitarra morbida di “Lil Pump” al labirinto elettronico di “Sogni”.

Io non ho mai fatto pace col termine elettronica, mi piace pensare a “Sogni” come un beat lo-fi che poi è stato portato nel mondo della canzone italiana, volevamo fare un incrocio tra quel mondo fatto di erba e ciambelle col mondo fatto di vino e pasta. Così abbiamo un pasto quasi completo. Poi alla fine visto che i generi musicali non esistono e questo mi pare sia chiaro sin dai primordi, fare un disco con diverse personalità poteva essere un buon modo per descrivere com’è fatto ognuno di noi.

In “Freestyle” nomini Ketama126 — anzi il suo auto-tune — ci sono degli ascolti che hai fatto i mesi scorsi che inevitabilmente sono entrati nel disco?

Partiamo col dire che nutro una grandissima stima di tutta la 126. Ketama l’ho ascoltato molto e nel periodo in cui stavo scrivendo quel pezzo lo ascoltavamo sia io che la tipa in questione. Il gioco voleva essere auto-tune/autunno, mi facevano ridere, ma so anche che a volte rido da solo per le mie minchiate.

Lo so che agli artisti non piace mettere in classifica i propri pezzi, ma se dovessi dirne uno a cui sei particolarmente affezionato quale sceglieresti?

Sogni.”

Perché?

Perché è quella che parla molto bene di una persona che ho amato e di Leo che mi ha aiutato in quel periodo, poi anche perché è una di quelle che ci ha fatto tribolare di più, ma sono molto contento di come è uscita, quasi che mi dispiace farla live. Ci sono dei pezzi che sono belli solo su disco, proprio perché non riprendi mai più quella sensazione di dispiacere che hai mentre la canti e che hai mentre la fai.

Tra poco suonerai al MI AMI, qual è l’artista in line up che dal tuo punto di vista da solo meriterebbe il prezzo del biglietto?

Diciamo che se non avessi suonato ci sarei andato ugualmente. Al MI AMI quest’anno suoneranno Franco 126, Ketama, Speranza, Massimo Pericolo, Dutch… sarà una giornata impegnativa. Sabato invece ci sono gli Irbis 37 che consiglio a tutti di ascoltare.

Abbiamo ascoltato tutto Mentalità e cerchiamo un disco che ci stia bene dopo, cosa ci consigli?

The Clash – Sandinista

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