È ora di cambiare la legge sulla cittadinanza

La legge sulla cittadinanza in Italia viene discussa da molti anni, ma per ignavia, calcolo politico o, peggio, per malcelato razzismo, non è stata ancora riformata.

È ora di cambiare la legge sulla cittadinanza

In copertina foto dalla pagina Facebook Italiani senza cittadinanza, foto di Elton Gllava

La legge sulla cittadinanza in Italia viene discussa da molti anni, ma per calcolo politico o, peggio, per malcelato razzismo, non è stata ancora riformata.

In questa puntata di S/Confini parliamo con Vashish Soobah, nato a Catania, cresciuto in provincia di Lecco e ora studente in Moving Image alla Goldsmiths di Londra. Nato da genitori originari delle isole Mauritius, Vashish ci racconta di come ha ottenuto la cittadinanza italiana a 12 anni e della sua esperienza personale di migrante a Londra, città dove ha riscoperto le sue radici.

La legge sulla cittadinanza in Italia viene discussa da molti anni, ma per ignavia, calcolo politico o, peggio, per malcelato razzismo, non è stata ancora riformata. Questo fa sì che, ad oggi, almeno 800mila italiani non vedano riconosciuti i propri diritti civili e politici.

Se da un lato l’acquisizione della cittadinanza per ius soli resta nel nostro Paese un’ipotesi “eccezionale e residuale”, dall’altro quella per ius sanguinis è tra le più permissive. Secondo l’ex viceministro agli Esteri Mario Giro: «La nostra legge è così ampia e tollerante che il numero complessivo delle persone che, potenzialmente, avrebbero diritto a vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana è di 80 milioni. Più degli abitanti odierni della Penisola».

Può fare richiesta infatti chiunque possa dimostrare di avere un avo italiano, mentre per chi in Italia nasce e cresce è possibile solo dopo aver compiuto 18 anni, in una finestra di tempo di un anno, con tutte le difficoltà e i pericoli che questo comporta.

*Nota: Durante la puntata abbiamo utilizzato il termine “clandestino”. Non era nostra intenzione farlo in maniera denigratoria, né offendere chi purtroppo si ritrova a vivere senza documenti. Usandolo, volevamo mettere in risalto l’arbitrarietà con cui si può diventare, da un giorno all’altro, “clandestini”. Ci teniamo tuttavia a sottolineare che non è nostra intenzione sdoganare questo vocabolo, che può essere sostituito con l’espressione più corretta “persona senza documenti”.


Ai microfoni: Maria Mancuso, Natasha Fernando, Vashish Soobah
Redazione e editing: Maria Mancuso e Natasha Fernando
Post-produzione: Maria Mancuso
Musica: Francesco Fusaro

Show notes

Tweet di Matteo Villa, Ispi:

(2/2) 👩‍⚖️🇮🇹 STRANIERI E CITTADINANZA.

Di nuovo il nostro enorme "arretrato" di cittadinanze, ma in numeri assoluti.

Su tutte le persone nate all’estero e residenti in diversi Paesi Ue, quante di queste hanno ottenuto la cittadinanza?

Tra i Paesi grandi, siamo buoni ultimi. pic.twitter.com/QfowzkTkFv

— Matteo Villa (@emmevilla) March 26, 2019

(1/7) 👩‍⚖️🇮🇹STRANIERI E CITTADINANZA.

Chiedersi se la cittadinanza sia un premio o un diritto non centra l'obiettivo. È già un premio: misura la “lealtà” all’Italia in termini di tempo di residenza, affezione, parentela, nascita.

Tre puntate sulla cittadinanza. Qui la prima.

👇 pic.twitter.com/jPMiyGwNw4

— Matteo Villa (@emmevilla) March 22, 2019