Gli Ex-Otago al Fabrique hanno dimostrato che c’è vita dopo Sanremo
Il tour di Corochinato segna una dimensione più matura per la band genovese, ma senza rinnegare i vecchi tempi
Il tour di Corochinato segna una dimensione più matura per la band genovese, ma senza rinnegare i vecchi tempi
Tutte le foto di Francesca Motta
Ieri sera al Fabrique si è svolta la data milanese degli Ex-Otago, la band che dopo la kermesse sanremese è tornata a solcare i palchi di mezza Italia per il tour di Corochinato, il nuovo album uscito nel febbraio scorso.
Cinque genovesi, un contadino, un grafico, un ricercatore, uno che organizza concerti e un architetto: sembra una barzelletta e forse loro se la vivono un po’ così. Ma è anche proprio questo che rende ogni loro canzone un effluvio genuino di parole, emozioni, cantate a squarciagola da un palazzetto sold out.
Questo live porta gli Ex-Otago a una dimensione più matura, come hanno raccontato durante la conferenza stampa prima del concerto:
“Ci piace metterci in gioco e dietro questo show c’è stato un lavoro immenso di narrazione. Per questo live abbiamo studiato a fondo cercando di stupire, anche se questo è voluto dire andare contro a qualche ostacolo tecnico o pratico.”
Sullo sfondo scorrono immagini di repertorio anni ‘90, un mix tra blob e il varietà. Davanti ci sono loro, che con energia e senza risparmio regalano al pubblico di Milano un concerto che abbraccia i suoi fan con “solo una canzone.”
Il risultato finale è una serata che coinvolge, pestando sulle chitarre e sui synth ma giocando anche coi vuoti e coi silenzi. Ci sono momenti scenografici e plateali con “Giovani d’oggi” e “Infinito”, passando per atmosfere dance con “Tutto bene” e “Capodanno”, fino a momenti più intimi, solo con la chitarra e la voce di Maurizio Carucci, che si immerge letteralmente fra il pubblico e intona le parole di “Costa Rica” e “Stai tranquillo.”
Il repertorio pesca tanto da Corochinato quanto da Marassi, il loro album di maggior successo. “Abbiamo una gran fame di presente, veniamo da Genova, una città di grandi cantautori, per cui ci interessa non rimanere troppo ancorati al passato. Se non abbiamo inserito in scaletta molti brani “vecchi” non significa che non siamo ancora nel mood del 2002 quando lanciavamo chupa-chupa al pubblico”.
C’è spazio anche per una cover di “Amore che vieni,” che rende omaggio a quel mostro sacro di De André con sentimento, in una reinterpretazione non banale e che non cerca approvazione.
Il tour procederà nei prossimi mesi raggiungendo Senigallia, Bologna, Roma e Bari e proseguirà con date estive to be announced. “Ma ho messo il limite a 22 date — precisa Carucci — quest’estate devo curare la vigna.”
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